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Visualizzazione dei post da maggio, 2020

Catechesi in tempi di Covid

Una proposta e un percorso esemplificativo La proposta che presentiamo si muove intorno ad alcuni punti irrinunciabili, individuati e sperimentati attraverso l’esperienza personale della scrivente e di alcune catechiste delle zone di Lecco, Varese e Milano. Non si tratta di riproporre tale e quale la catechesi attuata in presenza, né di modificarla in qualche suo aspetto, ma  di riprogettarla  giocandola sulle regole del linguaggio digitale e della didattica a distanza , rendendola nel contempo più attenta alle relazioni, più adatta ad entrare nel tessuto familiare profondo, e più capace di  rinnovare costantemente la coesione del gruppo.  Non per questo cambiamo  i contenuti dei percorsi della diocesi di Milano, all'interno della quale questo esperimento viene condotto. Poiché non amiamo le espressioni che comunicano distanza, scegliamo di chiamare questo tipo di catechesi CIVF (Catechesi dell'Iniziazione a Vicinanza di Famiglia) : il punto di forza di percorsi come questi, in

Quella volta in cui il tempo e lo spazio cambiarono i confini

Alla fine del secondo decennio del 2000, il mondo fu preso in ostaggio da un terribile morbo, quale nessuno aveva visto mai sulla faccia della terra. Si aprì così un periodo sconosciuto e doloroso, in cui il tempo e lo spazio cambiarono i confini e smisero di essere gli argini entro i quali scorreva la nostra vita. Lo spazio si restrinse e il tempo si dilatò. Prima di allora i luoghi e le ore erano andati solitamente d’accordo: si correva da un sito all’altro, sia concretamente sia virtualmente, e non c’era mai il tempo sufficiente per fare tutto ciò che si voleva. Tempo e spazio erano piccoli e i loro confini angusti; avremmo voluto più giorni e più territori, ma almeno la marcia era sempre in avanti e la direzione era chiara. Improvvisamente, in un giorno di fine febbraio, quando faceva ancora freddo ma già si scioglieva nell’aria la promessa del sole, ci trovammo tutti sepolti in casa, sotto soffitti divenuti troppo bassi e pareti diventate strette e soffocanti. Fummo travolti e sco

Una storia per ogni lettera dell'alfabeto: premessa

Come ho conosciuto Bettina Io non vado mai sulla spiaggia di giorno, perché è talmente invasa da donne uomini bambini cani e ombrelloni che non riesco neanche a vedere la sabbia. Aspetto il tramonto e, quando tutti sono sotto alla doccia per ripulirsi prima di cena, scendo piano piano fino al mare, mi siedo su uno scoglio e attendo che il sole tocchi le onde e le dipinga di luce prima di scomparire nell’acqua. In quel momento il mare comincia a cantare e io l’ascolto. Voi adesso mi direte che non vi interessano le mie abitudini marine. Avete ragione, ma il fatto è che non sapevo come cominciare a parlarvi di Bettina.  Vi ho detto che a quell’ora sulla spiaggia non trovo nessuno; potete quindi immaginare la mia sorpresa quando, quella sera, vidi i riccioletti castani e il costumino blu di una bambina che avrà avuto sì e no una decina d’anni. Era seduta sul “mio” scoglio e guardava corrucciata il mare. Io nella vita faccio la maestra e quando vedo un bambino non posso non parlargli, sop

La zampa della zanzarina bugiarda

Una storia per ogni lettera dell'alfabeto: la lettera Z Zita era una zanzara. Era una zanzara come tutte, che però aveva una brutta abitudine: era bugiarda! Infilava le bugie una dietro l’altra e non poteva proprio farne a meno.  Un giorno la mamma disperata  andò a chiedere consiglio da una pedagogista, che si chiamava Zelda ed era anche una strega. “Non preoccuparti amica mia” disse Zelda: “ci penserò io”.  Il giorno dopo, quando Zita tornò da scuola, la mamma le chiese: “Com’è andata oggi a scuola Zita?”. “Benissimo mamma” rispose la zanzarina: “ho preso dieci!”. Non era vero, ma Zita non se ne curò e tutta allegra si sedette a tavola. Mentre mangiava gli gnocchi al sugo di sangue di bambino …  ZZZZZ…  sentì una delle sue sei zampe diventare improvvisamente più pesante del solito. La guardò bene e ciò che vide la fece inorridire: la zampa si era allungata e invece di tre segmenti ora ne aveva quattro!  Si ricordò del naso di Pinocchio, ma poi pensò che tutto sommato un pezzo di

La signorina Vanna Volpi

Una storia per ogni lettera dell'alfabeto: la lettera V Appena il sole si alzava e cominciava a gettare manciate di polvere dorata sulle foglie del bosco, la signora Conigli si destava e si metteva subito al lavoro. Aveva otto figli ed era perciò molto indaffarata. Doveva preparare il caffelatte per i figli più grandicelli, mandare all’asilo i mezzani e dare il biberon ai piccoli. Suo marito cominciava a lavorare molto presto, perciò non la poteva aiutare.  Una mattina, proprio mentre stava scaldando il latte per i cuccioli, suonò il telefono. “Suo marito è caduto da un’impalcatura e si è ferito” disse il capo-cantiere del signor Conigli “l’abbiamo portato all’ospedale. Dovrebbe venire subito”  La signora si disperò: chi avrebbe badato ai suoi piccoli, se lei si fosse assentata per andare all’ospedale? Pensò di chiedere aiuto alle sue amiche e cominciò a telefonare. “Mia cara” le disse la signora Rinoceronti “hai dimenticato che domani ci sarà la grande festa di primavera: devo and

L'uovo dell'uccellino U

Una storia per ogni lettera dell'alfabeto: la lettera U Nel bosco Gaio era arrivata la primavera. L’aveva annunciata il sole, mandando i suoi raggi fino alle radici degli alberi, e il suo tepore aveva convinto i rami a dar vita alle gemme. L’avevano annunciata gli uccelli, con i loro trilli gioiosi che bussavano alle porte delle tane chiuse, per svegliare gli animali ancora addormentati. Le marmotte, gli scoiattoli, i ghiri, i ricci e le lucertole erano usciti dai loro rifugi e si erano abbracciati a lungo, felici per essersi lasciati alle spalle i giorni tristi e freddi dell’inverno. Era spuntata l’erba nuova, che smaltava il sottobosco, e tra il verde erano già apparsi ciuffi di primule gialle. Gli uccelli si erano dati da fare per costruire i nidi, dove le mamme covavano le uova che avevano deposto. Due passeri avevano quattro uova nel loro nido. Tre erano uova robuste, di cui andare orgogliosi, ma il quarto era piccolo e fragile e dava da pensare ai genitori, che temevano

Tonino e il tavolino

Una storia per ogni lettera dell'alfabeto: lettera T C’era una volta Tonino. “E chi era Tonino?” mi chiederete. Tonino era un bel bambino, riccioluto e intelligente, e tutti lo avrebbero amato se non avesse avuto un bruttissimo difetto: era troppo dispettoso. La mamma, il papà, i nonni, le zie, le maestre e le catechiste cercavano in tutti i modi di convincerlo a comportarsi meglio, ma lui anziché migliorare peggiorava. Si sentiva contento soltanto quando riusciva a far ammattire qualcuno con i suoi dispetti. E non guardava in faccia a nessuno: era capace di provocare in questo modo persino il parroco, il sindaco e il preside! Naturalmente i suoi compagni finirono con il temerlo e quando lo vedevano arrivare se la davano a gambe. La mamma disperata gli diceva: “Ma dove hai la coscienza Tonino? Dov’è finita la tua coscienza? Ma non senti mai una vocina dentro di te che ti dice che sbagli?”. Tonino alzava le spalle e scrollava la testa, anche se per la verità ogni tanto nella sua tes

Il serpente della strega della metropolitana

Una storia per ogni lettera dell'alfabeto: la lettera S.      A    Milano, nella stazione della  metropolitana , vive la  STREGA SELINDA con il suo Selinda è una     STREGA     che ama i colori:          ama i l blu          ama il rosso           ama soprattutto il   verde , perché è il colore del suo serpente,          m a non ama il    giallo perché dice che non si vede (in realtà è lei che ci vede poco, ma nessuno ha il coraggio di dirglielo, perché in fondo  SELINDA  è una STREGA tanto simpatica e per bene). Che cosa mangia la  STREGA SELINDA? Ovvio, salsicce e salame.  Alle altre streghe piacciono le ali di pipistrello, ma a lei fanno schifo. E che cosa mangia il  serpente  della  STREGA SELINDA? Ovvio, scarafaggi fritti e sanguisughe in salmì! Al  serpente  della STREGA SELINDA piacciono mo lt ii ii ii ii ss im o le scale mobili e così tutto il giorno non fa che andare   giù, giù, giù                          e poi va su,su,su.                  

Il ragno vanitoso

Una storia per ogni lettera dell'alfabeto: la lettera R Sul limitare di un bosco, vivevano d’amore e d’accordo alcuni ragni neri. Tutti erano soddisfatti di se stessi e della loro vita. Tutti tranne uno: il giovane ragno Rosmundo era scontento del suo aspetto, perché non sopportava più di essere tutto e solo nero. Era vanitoso e amava molto i colori, soprattutto l’azzurro e il rosso; invidiava le farfalle e voleva essere come loro. Un giorno si confidò con il suo amico colibrì, il quale subito decise di aiutarlo. Intinse il lungo becco sottile nell’azzurro del cielo, tracciò una linea verticale sul dorso del suo compagno e ne dipinse una  metà; poi si strappò una piuma e con una goccia del suo sangue cercò di dipingere l’altra metà. La goccia però non bastò e il colibrì dovette accontentarsi di tracciare una specie di scarabocchio, ma il ragno Rosmundo non ci fece caso: era al settimo cielo per la felicità, si trovava bellissimo e non finiva più di pavoneggiarsi. Mentre con i suo

Il quadro magico

Una storia per ogni lettera dell'alfabeto: la l ettera Q  Quando la mamma morì, Quirina aveva 7 anni e il suo fratellino Quintiliano ne aveva appena 5. Il giorno dopo il funerale, il papà prese un piccolo ritratto della mamma, che aveva disegnato lui all’epoca in cui si erano conosciuti, lo inserì in una cornice ovale e, dopo averci lavorato a lungo, vi aggiunse un misterioso bottoncino in basso a destra.  Poi chiamò Quirina e abbracciandola le disse: “Bambina mia, dobbiamo essere forti. La mamma in carne ed ossa non tornerà più, però io ora ti do un quadretto magico. Vedi questo bottoncino? Quando avrai bisogno ti basterà spingerlo verso l’interno del ritratto, raccontare i tuoi guai e, se lo metterai all’orecchio, sentirai la voce della mamma che ti dirà che cosa fare. Non utilizzarlo troppo però, usalo soltanto quando ne sentirai veramente la necessità, ma soprattutto non svelare mai mai mai a nessuno, per nessuna ragione al mondo, il segreto di questo quadro, altrimenti tutto s

Il portafoto

Una storia per ogni lettera dell'alfabeto: la lettera P Ai tempi delle Forme antiche, la città di Pallalandia viveva sicura e chiusa in se stessa, tutta raccolta intorno alla piazza centrale rotonda coma una O gigantesca. Sulla sua circonferenza si aprivano altre piazze più piccole, sempre rotonde, intorno alle quali stavano le case, anch’esse a forma di cerchio. Tutta la città era infine chiusa entro mura altissime, naturalmente rotonde. Del resto anche gli abitanti erano tondi, come gli alberi e gli animali, e poiché i Pallalandiesi conoscevano soltanto le rotondità chiamavano il cerchio “La Forma”, semplicemente. Fuori c’era il Grandemondo, terribile e pericoloso; nessuno si avventurava all’esterno e tutti vivevano apparentemente felici. Ogni tanto sentivano il bisogno di congratularsi con se stessi per la città tranquilla e senza problemi che erano riusciti a costruire. Pensavano che non ci fosse felicità al di fuori della sicurezza. Le vere nemiche dei Pallalandiesi erano la