Slide che accompagnano la relazione di don Matteo Dal Santo sui colloqui spirituali, da tenere durante la catechesi con i bambini dell'IC e con le loro famiglie. Di seguito è postato il seguente materiale: a) un estratto della relazione originaria; b) un racconto da usare eventualmente durante l'approfondimento (vedi slide n.9); c) il materiale occorrente per il gioco di ruolo da condurre in riappropriazione (profilo e intervista ai personaggi coinvolti, suggerimenti per il conduttore, cioè per il formatore che impersona il catechista in visita alla famiglia di un bambino della catechesi IC).
Ricordiamo che la sola relazione interattiva non basta per apprendere la tecnica del colloquio: occorre simulare il dialogo, attraverso il gioco di ruolo, nell'ambito di un vero e proprio laboratorio ideato da Monica Garanzini, approvato dai formatori diocesani della diocesi di Milano e modificato dalla scrivente. Per visionare o scaricare le slide, clicca qui.
Una testimonianza sull'attività presentata è visitabile in questo blog sotto il titolo "Una bella esperienza della catechesi IC".
APPROFONDIMENTO
a) ESTRATTO DALLA RELAZIONE
DI DON MATTEO DAL SANTO
Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 21, versetti da 1 a 19
Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Attraversiamo e abitiamo il testo
La scena si svolge dopo la risurrezione di Gesù, sul lago di Galilea, in una situazione critica, perché questi poveri sette discepoli hanno lavorato tutta la notte e non hanno pescato niente. Possiamo immaginare la stanchezza, la delusione, la preoccupazione, il senso di frustrazione.Gesù li invita a riprovare e questa volta la pesca è abbondante. Allora i discepoli riconoscono il Signore e Pietro si getta nell'acqua per raggiungerlo. Arrivato sulla riva, ecco la bellissima sorpresa: Gesù ha preparato la colazione per tutti.
Ma perché Simone?
Finito di mangiare, il Maestro prende da parte Pietro e lo chiama Simone. Ma perché lo chiama Simone? Perché non lo chiama Pietro, se è stato lui a cambiargli il nome?E' evidente che il Signore sta riportando Pietro all’inizio, alla prima chiamata, perché vuole chiamarlo di nuovo, a partire questa volta dagli avvenimenti della Pasqua. “Simone, mi ami?”. Che strana domanda.
Come dice don Matteo Dal Santo, che ci accompagna in questa riflessione, questo è il modo con cui Gesù aiuta Pietro a vedere bene dentro di sé, a fare chiarezza. In pratica, Gesù chiede: “Dove sei, Simone? A che punto ti trovi nel cammino con me?”.
Vedete, Gesù non fa sconti. Il suo sguardo è sicuramente quello dell’amante, però non è né miope né presbite e nemmeno astigmatico: Gesù vede bene le nostre infedeltà e i nostri tradimenti.
Dove ci troviamo, noi, nel cammino con Lui? Bella domanda. E sì, perché siamo noi Pietro in questo momento, siamo noi, chiamati a dire ogni giorno il nostro “Ti amo” al Signore… o a negarglielo.
«Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?» Ma qual è l’intenzione, lo scopo di questa richiesta incalzante e ripetitiva? Il Signore vuole forse rinfacciare a Pietro il suo peccato, la sua debolezza?
No, il Signore non vuole portare Pietro nel cuore della sua fragilità di peccatore, perché Pietro lì c’è già: è già tutto dentro questa debolezza, poverino, e da solo non ne esce. Quel pianto esploso dopo il canto del gallo non è più cessato dentro di lui. In realtà Gesù vuole portare Pietro nel cuore del suo amore per Lui, per il Maestro tradito.
Vedete, Gesù non fa sconti. Il suo sguardo è sicuramente quello dell’amante, però non è né miope né presbite e nemmeno astigmatico: Gesù vede bene le nostre infedeltà e i nostri tradimenti.
Dove ci troviamo, noi, nel cammino con Lui? Bella domanda. E sì, perché siamo noi Pietro in questo momento, siamo noi, chiamati a dire ogni giorno il nostro “Ti amo” al Signore… o a negarglielo.
Tre volte!
E il quesito si ripete tre volte: Pietro sa perché e anche noi lo sappiamo .«Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?» Ma qual è l’intenzione, lo scopo di questa richiesta incalzante e ripetitiva? Il Signore vuole forse rinfacciare a Pietro il suo peccato, la sua debolezza?
No, il Signore non vuole portare Pietro nel cuore della sua fragilità di peccatore, perché Pietro lì c’è già: è già tutto dentro questa debolezza, poverino, e da solo non ne esce. Quel pianto esploso dopo il canto del gallo non è più cessato dentro di lui. In realtà Gesù vuole portare Pietro nel cuore del suo amore per Lui, per il Maestro tradito.
Il Difensore
Il Maestro in realtà sta difendendo tutto ciò che di grande, di buono e di bello c’è nel cuore del suo amico. Lo difende da sé stesso, dal suo giudizio su di sé. Solo Gesù poteva fare una cosa così grande, di fronte a un rinnegamento. Il Signore ci difende da noi stessi, pensate, dalle nostre auto delusioni, dalla mancanza di fiducia che noi abbiamo in noi stessi, dalla nostra cattiva autostima, dalla nostra incapacità di perdonarci.Ma Tu lo sai!
Insomma, Gesù vuole condurre Pietro fino al punto in cui esasperato dice: «Signore, Tu lo sai che ti amo!».Certo che Gesù lo sapeva. Era Pietro che non lo sapeva, era lui che dubitava del suo affetto per il Maestro: che amore era il suo se l’aveva tradito nel momento più tragico e bisognoso della sua vita?
Ma ora Pietro sa con certezza che il suo amore per Gesù è vero e profondo. Ed è Gesù stesso a rassicurarlo, rilanciando il suo cammino: «Pasci le mie pecore», «Seguimi».
Mamma mia, quanta fiducia ha Gesù nel suo amico… quanta fiducia ha in noi! E si tratta di una fiducia preventiva, una specie di azzardo, una scommessa.
Rifacciamo tutto da capo
“Pietro, rifacciamo tutto da capo. In questo luogo in cui ti ho chiamato la prima volta, io ti richiamo. Con questo nome con il quale ti ho chiamato la prima volta, io ti richiamo.” Ed è così che il dialogo di Gesù con Pietro diventa guarigione... ed è così che il dialogo di Gesù con noi diventa guarigione.Mariarosa Tettamanti, da una relazione di don Matteo Dal Santo
b) CALVARIO
RACCONTO DI M. TETTAMANTI
ALLEGATO ALLA SLIDE N.9
Perché? E perché ora non chiama una legione di angeli a staccarlo dalla croce? Le domande suonano nel silenzio assordante del cuore e precipitano nel vuoto; il sapore del rimorso è acre e distruttivo, i pensieri pesano e si confondono, conficcati nel legno con gli stessi chiodi che bucano le mani e i piedi del crocifisso … Eppure in fondo all’uragano dell’anima spaventata, un barlume di speranza resiste contro l’evidenza: e se ora, proprio ora, in questo momento, il Padre si decidesse a scendere dal cielo e liberarlo?
Aguzzando lo sguardo, possono vedere che il morente parla con uno dei ladri crocifisso con Lui e poi con la madre e con Giovanni, ma sono troppo lontani per comprendere ciò che dice… Finché improvvisamente un urlo alto e disperato agghiaccia ogni emozione; è una specie di soffio faticoso in cui a malapena si distingue la voce amata del Maestro: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Lunghi brividi di paura e di compassione corrono tra i presenti. Gli amici vorrebbero spegnere i sensi, cancellare e dimenticare ciò che hanno appena udito, chiudere gli occhi e ritornare nel cenacolo con Lui, tra i profumi buoni della cena ...
Invece devono ancora guardare e vedere la sua sete e il piegarsi leggero del volto per rifiutare la spugna imbevuta d’aceto, che un soldato gli porge con poca grazia. Poi un altro grido, diverso dal primo, perché caricato di una specie di trionfo: Tutto è compiuto! Un’altra frase incomprensibile (chiederanno a Giovanni di riferire che cosa ha detto) e finalmente, desiderato e temuto, urlato e alto, intriso d’insopportabile sofferenza, inarrestabile, ecco l’ultimo respiro.
“È andato” pensano gli amici “nessuno è venuto a liberarlo” e senza una parola scendono lentamente verso la città. Riescono solo a dire come in una cantilena disperante: “È finita, è finita, è davvero tutto finito”. E nemmeno si fermano a considerare la meraviglia del centurione e l’intelligenza della fede che in lui sta nascendo e che gli fa dire: Veramente quest’uomo era il figlio di Dio.
Per loro in questo momento il Cristo non è altro che uno dei tanti crocifissi della storia e l’oscurità che scende sulla Terra è percepita come un’eco della penombra che rinserra il cuore e non fa passare la luce: la sofferenza di Gesù è terminata, ma continua nella loro ed è straziante e senza consolazione.*
Mariarosa Tettamanti
*Il racconto Calvario può essere ascoltato in podcast, al seguente link: «La madre. la sete e la morte»
*Il racconto Calvario può essere ascoltato in podcast, al seguente link: «La madre. la sete e la morte»
RIAPPROPRIAZIONE
IL COLLOQUIO SPIRITUALE FAMILIARE
MATERIALE PER IL GIOCO DI RUOLO
c) PROFILO DEI PERSONAGGI COINVOLTI
ANNAMARIA - 10 ANNI NON ANCORA COMPIUTI
Bambina inquieta e desiderosa d’affetto, è molto legata alla sua catechista. Va volentieri alla catechesi e in chiesa, ma spesso, con suo dispiacere, i genitori non la portano nemmeno alla Messa domenicale. Spera che la catechista li convinca. A scuola non si trova tanto bene: si è confidata con la mamma, raccontandole i suoi dispiaceri, ma si è sentita dire soltanto di studiare di più. Ha così deciso di non dire più niente ai suoi genitori e pensa che forse non le vogliano bene. É convinta di amare Gesù e non capisce perché non risponda alle sue preghiere come vorrebbe lei: si trova ancora evidentemente nella fase della preghiera magica.
MORENA – MAMMA DI ANNAMARIA – 34 ANNI
É una donna buona e apparentemente devota, ma spesso affaticata, perché deve coniugare lavoro e cura della famiglia: oltre ad Annamaria, ha altri tre figli più piccoli da mantenere, ai quali non vuole far mancare niente, e il marito non gode buona salute. Si preoccupa molto per i suoi bimbi, soprattutto per Annamaria, che non va molto bene a scuola: si vergogna con le sue amiche, che hanno figli più studiosi e bravi. La stanchezza la porta a volte a perdere la pazienza e allora pensa di non essere una buona madre. Vorrebbe essere più aiutata da sua mamma, la nonna dei ragazzi, ma quest’ultima non è dello stesso parere. Non sa quasi nulla del percorso catechistico della sua bambina, ma vorrebbe interessarsene. Non conosce il legame di Annamaria con la catechista.
MARCO – PAPÁ DI ANNAMARIA – 39 ANNI
É un uomo intelligente, ma non ha coltivato molto la sua fede ed è portatore di una patologia cronica che lo costringe a periodici controlli e talvolta a ricoveri ospedalieri. Sembra deciso a seguire Annamaria nel suo percorso verso i sacramenti dell’IC, ma non riesce a fare per lei ciò che vorrebbe. Questo fatto lo mortifica e lo porta a pensare di essere inferiore al compito che ogni buon padre dovrebbe svolgere. È preoccupato anche per gli altri suoi bambini e ritiene che il Signore dovrebbe aiutarlo di più. Cerca in tutti i modi di responsabilizzare Annamaria riguardo i suoi impegni scolastici, ma per ora ha poco successo.
SANDRINA – 62 ANNI – CATECHISTA DI ANNAMARIA
É una donna dinamica, molto convinta della sua fede e legatissima ad Annamaria. Vuole aiutare la bambina a migliorare la sua relazione con i genitori, in modo da iniziare un percorso familiare di preparazione ai sacramenti dell’IC. Ha un buon rapporto anche con la mamma della bimba e vorrebbe aiutarla ad alzare la sua autostima. Riesce a intendersi anche con Marco, ma non lo conosce bene.
c) ESEMPIO DI INTERVISTA AI PERSONAGGI DEL
GIOCO DI RUOLO
N. B. L’intervista serve per assicurarsi che i personaggi siano effettivamente entrati nei ruoli loro affidati.
Ad Annamaria, la bimba
Quanti anni hai piccola?
Ti piace andare in chiesa?
Parli con i tuoi genitori del cammino che stai svolgendo con la catechista e i tuoi compagni? Che cosa ti dicono loro?
Ti piace andare al catechismo? E in chiesa?
Come vai a scuola? Come mai?
Pensi che i tuoi genitori ti vogliano bene?
Che cosa pensi di Gesù?
A Morena, la mamma
Lei, signora, è credente e praticante?
Come si chiama sua figlia?
Sa come sta andando il percorso catechistico della sua bambina?
Come definirebbe la sua vita attuale?
Ha altri figli oltre ad Annamaria?
Che cosa pensa dei suoi figli?
Che cosa pensa, in particolare, di Annamaria?
Che cosa si aspetta che facciano i suoi figli nella vita?
Che cosa pensa dei valori cristiani?
Che cosa ricorda del Vangelo e del messaggio cristiano? Che cosa pensa del precetto che riguarda la frequenza alla Messa domenicale?
Secondo lei, in che cosa dovrebbe migliorare Annamaria? Perché?
A Marco, il papà
Lei è credente?
Praticante?
Che cosa pensa dei valori cristiani?
Ritiene di essere un buon padre?
Conosce il percorso catechistico di sua figlia Annamaria?
Sa chi sono le amiche di Annamaria?
In che cosa dovrebbe migliorare sua figlia Annamaria?
Ci tiene al fatto che i suoi figli crescano nella fede e nella preghiera?
A Sandrina, la catechista
Chi è Annamaria per te? Perché sei così legata a lei?
Che cosa pensi di Annamaria e della sua situazione familiare?
Secondo quali direzioni intendi aiutare Annamaria e i suoi genitori?
Quali sono, secondo te, le esperienze più importanti da far vivere ai bambini in catechesi?
d) SUGGERIMENTI PER LA FORMATRICE
CHE IMPERSONA LA CATECHISTA
Ecco come potrebbe svolgersi l’incontro nei tre momenti (ma si tenga presente che è più difficile spiegarlo che attuarlo).Primo tempo: fare memoria
Dopo aver salutato ed essersi informata con discrezione sulla vita familiare, la catechista imposta un gioco: “Ora io, sfogliando il sussidio insieme a voi, rivedo l’ultima parte del nostro percorso e ve lo racconto; voi sceglierete senza consultarvi l’episodio che vi piace di più”.
Al termine dell’esplorazione, i genitori e il bambino sfogliano insieme il sussidio, ci pensano e poi ognuno presenta la propria decisione motivandola. Anche la catechista comunica la sua opzione e la commenta, riportandola alla vita della famiglia e alle relazioni familiari.
Ecco al proposito due esempi: il primo si riferisce al ritorno dei discepoli di Emmaus a Gerusalemme (vedi p. 64 del sussidio Con Te! Amici della diocesi di Milano); il secondo riporta un aneddoto che riguarda Madre Teresa di Calcutta (vedi in fondo a p. … del sussidio Con Te! Cristiani).
Primo esempio
La catechista si rivolge al bambino: “Guarda questi due discepoli come corrono indietro verso Gerusalemme! Ma perché? Non dovevano andare a Emmaus? Senti, ora dobbiamo scegliere tra quattro possibilità. Te le dico, così tu mi dirai qual è quella giusta. Stai bene attento, ecco la prima possibilità: questi due distratti hanno dimenticato le loro mogli a Gerusalemme e devono per forza tornare a prenderle! Seconda possibilità: uno di loro, quello lì davanti che corre di più, lo vedi? Ha perso il portafoglio e deve cercarlo, altrimenti non riesce nemmeno a pagare il conto alla locanda! Terza possibilità: questi due discepoli vogliono tornare dai loro amici per dire a tutti che Gesù è risorto e loro l’hanno visto! Quarta possibilità: ahi ahi, questa è la peggiore! Questi due sventati hanno dimenticato di comperare un regalo per la suocera! Sai quante bastonate si prendono se tornano senza un regalo?”. Il bambino ovviamente s’illumina, ride, ridono anche i genitori (con i fratelli e le sorelle se ci sono), fieramente il bimbo risponde in modo esatto ed ecco crearsi una complicità buona, che fa cadere ogni eventuale resistenza.
La catechista si rivolge al bambino: “Guarda questi due discepoli come corrono indietro verso Gerusalemme! Ma perché? Non dovevano andare a Emmaus? Senti, ora dobbiamo scegliere tra quattro possibilità. Te le dico, così tu mi dirai qual è quella giusta. Stai bene attento, ecco la prima possibilità: questi due distratti hanno dimenticato le loro mogli a Gerusalemme e devono per forza tornare a prenderle! Seconda possibilità: uno di loro, quello lì davanti che corre di più, lo vedi? Ha perso il portafoglio e deve cercarlo, altrimenti non riesce nemmeno a pagare il conto alla locanda! Terza possibilità: questi due discepoli vogliono tornare dai loro amici per dire a tutti che Gesù è risorto e loro l’hanno visto! Quarta possibilità: ahi ahi, questa è la peggiore! Questi due sventati hanno dimenticato di comperare un regalo per la suocera! Sai quante bastonate si prendono se tornano senza un regalo?”. Il bambino ovviamente s’illumina, ride, ridono anche i genitori (con i fratelli e le sorelle se ci sono), fieramente il bimbo risponde in modo esatto ed ecco crearsi una complicità buona, che fa cadere ogni eventuale resistenza.
Secondo esempio
La catechista racconta l’aneddoto riguardante Madre Teresa e poi cambia discorso: “Ora faccio una domanda a mamma e papà” esordisce: “Ammettiamo che abbiate deciso di andare questa sera a ballare in discoteca, o da qualche altra parte, e vi siete già preparati, vestiti, pettinati e truccati, quando al vostro bambino viene un po’ di febbre”. (La catechista recita la parte del bambino ammalato che si lamenta e sembra lì lì per esalare l'ultimo respiro) "Che cosa fate voi?”. Ovviamente la risposta è: “Stiamo a casa con lui!”.
“Ma se andaste lo stesso a ballare non sareste più felici?”
“No!”
“Ma non ci credo, in discoteca ci si diverte, invece stare con un bambino ammalato è noioso…”
“Ma se andaste lo stesso a ballare non sareste più felici?”
“No!”
“Ma non ci credo, in discoteca ci si diverte, invece stare con un bambino ammalato è noioso…”
“Ecco, vedi” riprende la catechista dopo una breve pausa ad effetto, rivolgendosi al bambino: “la tua mamma e il tuo papà si comportano come Madre Teresa: ciò che non farebbero mai per dei soldi lo fanno per te, per amore. Loro due sono cristiani e seguono il Signore: fanno come Lui, quando ha lavato i piedi agli apostoli e soprattutto quando ha dato la sua vita per noi sulla croce. Anche i tuoi genitori ti danno due volte la vita: ti hanno dato la tua quando ti hanno concepito e sei nato e ora ti danno la loro giorno per giorno. E questa è la bellezza della vita familiare: trovare gioia in ciò che si fa per gli altri. E se vi chiedessi ora di raccontarmi uno degli episodi più belli della vostra vita di famiglia, quale scegliereste?”.
Questi racconti gratificanti servono soprattutto a quei papà e mamme che nel profondo di sé stessi pensano di essere dei cattivi genitori o dei pessimi cristiani, perché non riescono a fare per i figli tutto ciò che vorrebbero, oppure perché non vanno a Messa, o ancora perché sono in situazione matrimoniale irregolare: in questo modo si sentono accolti e valorizzati nel loro donarsi ai figli.
Questi racconti gratificanti servono soprattutto a quei papà e mamme che nel profondo di sé stessi pensano di essere dei cattivi genitori o dei pessimi cristiani, perché non riescono a fare per i figli tutto ciò che vorrebbero, oppure perché non vanno a Messa, o ancora perché sono in situazione matrimoniale irregolare: in questo modo si sentono accolti e valorizzati nel loro donarsi ai figli.
Durante la rivisitazione del percorso, è facile rendersi conto, dall'interloquire del bambino e delle famiglie, di quanto i concetti presentati siano stati acquisiti e quanto sia passato, a livello di vita cristiana, degli atteggiamenti suggeriti in catechesi.
Secondo tempo: discernere e ringraziare
La catechista introduce il secondo tempo: “Ciò che avete raccontato è davvero molto bello e a me viene proprio voglia di ringraziare Gesù per la vostra bella famiglia e per l'amore che circola tra voi. Volete che lo facciamo?” Qui di solito si ha l’unanimità: tutta la famiglia vuole pregare insieme.
“Allora procediamo in questo modo” continua la catechista: “ognuno di noi sceglie una preghiera e poi le recitiamo”. Si prega insieme, ognuno guidando gli altri a turno nella preghiera che ha scelto, si danno poi 5 secondi di silenzio e la possibilità di aggiungere, se qualcuno lo vuole, una supplica spontanea… ed ecco aprirsi in maniera del tutto naturale le porte del raccoglimento e crearsi il modello semplice di una preghiera che potrà ripetersi nel tempo.
Terzo tempo: rilanciare
Terminata con calma la preghiera, la catechista riprende il discorso, passando al terzo tempo dell'attività: “Che cosa vorreste fare per Gesù in questi giorni speciali e benedetti? Quale passo vorreste compiere per correre più veloce incontro a Lui? Consultatevi tra voi e decidete insieme”.
Secondo tempo: discernere e ringraziare
La catechista introduce il secondo tempo: “Ciò che avete raccontato è davvero molto bello e a me viene proprio voglia di ringraziare Gesù per la vostra bella famiglia e per l'amore che circola tra voi. Volete che lo facciamo?” Qui di solito si ha l’unanimità: tutta la famiglia vuole pregare insieme.
“Allora procediamo in questo modo” continua la catechista: “ognuno di noi sceglie una preghiera e poi le recitiamo”. Si prega insieme, ognuno guidando gli altri a turno nella preghiera che ha scelto, si danno poi 5 secondi di silenzio e la possibilità di aggiungere, se qualcuno lo vuole, una supplica spontanea… ed ecco aprirsi in maniera del tutto naturale le porte del raccoglimento e crearsi il modello semplice di una preghiera che potrà ripetersi nel tempo.
Terzo tempo: rilanciare
Terminata con calma la preghiera, la catechista riprende il discorso, passando al terzo tempo dell'attività: “Che cosa vorreste fare per Gesù in questi giorni speciali e benedetti? Quale passo vorreste compiere per correre più veloce incontro a Lui? Consultatevi tra voi e decidete insieme”.
È opportuno che la catechista presenti qualche esempio di “passo avanti” (una preghiera quotidiana familiare, la frequenza alla Messa, una visita tutti insieme in chiesa, un mini pellegrinaggio a un santuario...), in modo da avviare e facilitare la ricerca.
Mentre la famiglia si consulta, la catechista si allontana di qualche passo, oppure si mette a leggere qualcosa, per rispettare la libertà di scelta; quando i famigliari hanno deciso, le comunicano gli esiti della consultazione ed ella commenta complimentandosi; poi chiude l’incontro e saluta.
M. Tettamanti
Mentre la famiglia si consulta, la catechista si allontana di qualche passo, oppure si mette a leggere qualcosa, per rispettare la libertà di scelta; quando i famigliari hanno deciso, le comunicano gli esiti della consultazione ed ella commenta complimentandosi; poi chiude l’incontro e saluta.
M. Tettamanti
L'immagine di copertina è tratta da Behance di Bala Lush.
Immagine di copertina tratta da Shutterstock di Bala Lush.