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Una sorpresa bella della catechesi IC



I colloqui di discernimento in videochiamata o in presenza, 
prima della prima Comunione e della Cresima.

Quella che sto per raccontare è una delle più belle storie del mio vissuto da catechista, un’esperienza fiorita inaspettatamente sul terreno duro, quasi impraticabile del lockdown e del coronavirus
Incomincio dall’inizio. I percorsi della diocesi di Milano prevedono, nell’anno della prima Comunione eucaristica, i colloqui di discernimento familiari: si tratta di incontri tra le catechiste e le famiglie, che possono avvenire in casa del bambino o all’oratorio. Il dialogo comprende tre momenti: la memoria (rivediamo insieme l’itinerario percorso), il ringraziamento (il bambino e i genitori scelgono l’episodio più bello vissuto durante la catechesi e insieme ringraziamo il Signore con una preghiera) e il rilancio (il bambino sceglie un passo da compiere per andare verso Gesù).

In questa situazione, 

di lockdown in cui i contatti in presenza sono vietati, ho pensato di ricorrere alle videochiamate e, per vedere se la cosa era possibile, sono partita con una famiglia del primo gruppo (i gruppi erano quattro, i bambini in tutto trentadue): si trattava di un nucleo famigliare al quale mi legava un’amicizia di lunga data, formato da persone credenti e praticanti. Ho subito potuto appurare che non solo l’incontro funzionava, ma era indicibilmente bello e persino più facile da attuare rispetto ai colloqui in presenza. Non tutte le famiglie infatti se la sentono o hanno il tempo di ospitare la catechista, oppure di recarsi in parrocchia; una videochiamata di mezz’ora invece porta via poco tempo e non chiede manovre particolari, se non quella di sedersi tutti insieme sul divano del salotto. Ovviamente mi sono relazionata con una famiglia per volta, dopo essermi accordata su data e orario. In questa modalità a distanza (ma non distante!) le famiglie mi hanno aperto la porta della loro casa e io sono entrata in punta di piedi, con grande rispetto e altrettante aspettative, che sono state tutte superate nell'esperienza. 
Per questo ora, quando propongo i colloqui familiari, offro la possibilità di un incontro in videochiamata, in alternativa alla presenza. Le modalità dello svolgimento dell'incontro sono comunque le stesse sia in presenza sia in videochiamata.

L’utilità pratica dell’iniziativa

è evidente fin dal primo incontro. Essa permette infatti di operare un veloce e selettivo ripasso catechistico, puntualizzando i contenuti più importanti e consentendo una specie di verifica, di cui bambini e genitori nemmeno si accorgono (ma che nel caso specifico ha dato ottimi risultati). Il momento della preghiera comune unisce famigliari e catechista su un piano di maggiore profondità, creando la bellezza tangibile della Presenza e dolcemente imponendo  incanto e serietà. La scelta delle modalità del rilancio infine, raggiunte attraverso un consulto familiare, riserva sorprese bellissime, di cui parlerò fra poco. Genitori e bambini si divertono, si emozionano, si commuovono.

Ecco come si svolge l’incontro 

nei tre momenti (ma si tenga presente che è più difficile spiegarlo che farlo).

1)

Incomincio impostando un gioco: “Ora io, sfogliando il sussidio insieme a voi, rivedo l’ultima parte del nostro percorso e ve lo racconto; voi sceglierete senza consultarvi l’episodio che vi piace di più”. Il fatto di dover scegliere sollecita molto l’attenzione, l’interesse e il divertimento del bambino e dei genitori. Ovviamente la comunicazione è interattiva, ma lo è sempre in maniera allegra, leggera e giocosa, mai scolastica o noiosa. Ecco al proposito due esempi: il primo riguarda la lavanda dei piedi nell’ultima cena, il secondo si riferisce al ritorno dei discepoli di Emmaus a Gerusalemme.
Primo esempio. 
“Ora faccio una domanda a mamma e papà” esordisco e  immediatamente colgo una certa preoccupazione sui volti dei genitori (“O cielo, e adesso che cosa ci chiederà?”). “Ammettiamo che abbiate deciso di andare questa sera a ballare in discoteca …” “Wow!” (questa è la mamma, di solito il papà si limita a sorridere, oppure chiede se non sarebbe possibile andare al cinema, perché è troppo stanco per ballare, o, meglio ancora, al ristorante perché “A me piace mangiare”) “Insomma avete deciso di uscire  e vi siete già preparati, vestiti, pettinati e truccati, quando al vostro bambino viene un po’ di febbre." (Recito la parte del bambino ammalato che si lamenta e sembra lì lì per esalare l'ultimo respiro) "Che cosa fate?”. La risposta è sempre la stessa: “Stiamo a casa con lui!”. “Ma se andaste lo stesso a ballare non sareste più felici?” “No!” “Ma non ci credo, in discoteca ci si diverte, invece stare con un bambino ammalato è noioso!”. Proteste dei genitori, visibile soddisfazione del bambino. “Ecco, vedi, la tua mamma e il tuo papà hanno scoperto uno dei segreti più belli di Gesù" riprendo: "c’è una grande gioia nel servire. Loro due sono cristiani e seguono il Signore: fanno come Lui, quando ha lavato i piedi agli apostoli e soprattutto quando ha dato la sua vita per noi sulla croce. Anche i tuoi genitori ti danno due volte la vita: ti hanno dato la tua quando sei nato e ora ti danno la loro”. 
Questa è proprio una bella sorpresa per tutti. Anche quei genitori che nel profondo di se stessi pensavano di essere dei cattivi cristiani, perché non vanno a Messa o perché sono in situazione matrimoniale irregolare, si sentono accolti e valorizzati nel loro donarsi ai figli: i sorrisi che ripetutamente si scambiano dicono che ormai nell’incontro dilaga la gioia.
Ed ecco il secondo esempio. 
Questa volta mi rivolgo al bambino: “Guarda questi due discepoli come corrono indietro verso Gerusalemme! (Siamo a p. 64 del sussidio Con Te! Amici della diocesi di Milano). Ma perché? Non dovevano andare ad Emmaus? Senti, dobbiamo scegliere tra quattro possibilità. Ora te le dico, così tu mi dirai qual è quella giusta”. Anche il bambino a questo punto si preoccupa: e se per caso non lo sa e fa una brutta figura davanti ai genitori? “Stai bene attento” continuo: “ecco la prima possibilità: questi due distratti hanno dimenticato le loro mogli a Gerusalemme e devono per forza tornare a prenderle!” Attraverso lo schermo arrivano le risatine mal represse dei genitori. “Seconda possibilità: uno di loro, quello lì davanti che corre di più, lo vedi? Ha perso il portafoglio e deve cercarlo, altrimenti non riesce nemmeno a pagare il conto alla locanda! Terza possibilità: questi due discepoli vogliono tornare dai loro amici per dire a tutti che Gesù è risorto e loro l’hanno visto! Quarta possibilità: ahi ahi, questa è la peggiore! Questi due sventati hanno dimenticato di comperare un regalo per la suocera! Sai quante bastonate si prendono se tornano senza un regalo?” Il bambino ovviamente s’illumina, ride, ridono anche i genitori (con i fratelli e le sorelle se ci sono), fieramente il bimbo risponde in modo esatto ed ecco crearsi una complicità buona, che fa cadere ogni residua resistenza. Una mamma teneramente preoccupata mostra al figlio tre dita dalle unghie smaltate, per suggerirgli la risposta giusta… che lui ovviamente sa benissimo. 
Durante la rivisitazione del percorso, è facile rendersi conto dall'interloquire del bambino e delle famiglie, di quanto i concetti presentati siano stati acquisiti e quanto sia passato, a livello di vita cristiana, degli atteggiamenti suggeriti. Tutti, ricordando i momenti della catechesi trascorsi insieme, si scambiano lunghi sguardi, che descrivono plasticamente la bellezza di ciò che hanno vissuto. 
Al termine del primo tempo, propongo la scelta: quale di questi  momenti, che insieme abbiamo rivisto, vi è piaciuto di più? I genitori e il bambino sfogliano insieme il sussidio, ci pensano e poi ognuno presenta la propria decisione.

2) 

Introduco il secondo tempo: “Ciò che avete scelto è davvero molto bello e a me viene proprio voglia di ringraziare Gesù. Volete che lo facciamo?” “Sì!” (qui abbiamo sempre l’unanimità). “Allora procediamo in questo modo: ognuno di noi sceglie una preghiera e poi le recitiamo insieme.” Di solito do anche 5 secondi di silenzio e la possibilità di aggiungere, se vogliono, una preghiera spontanea, altrimenti dico io due brevissime parole. Poi preghiamo insieme, ognuno guidando gli altri nella preghiera che ha scelto… ed ecco aprirsi in maniera del tutto naturale le porte del raccoglimento e di una serietà nuova.

3) 

Terminata con calma la preghiera, riprendo il discorso rivolgendomi al bambino: “Che cosa vorresti fare per Gesù in questi giorni speciali e benedetti? Quale passo vorresti compiere per correre più veloce incontro a Lui? Consultati con i tuoi genitori, chiedi consiglio a loro, ma ricorda che la decisione ultima è tua, sei tu il secondo protagonista (il primo è Gesù, lo sai, è Lui il vero festeggiato!)”.

Che cosa hanno scelto i protagonisti delle videochiamate, prima della prima Comunione? 

Lo scrivo brevemente.

1) Primo momento: gli incontri più belli.

Gli incontri più belli vissuti durante la catechesi sono stati, per la metà dei bambini, quelli in cui si è parlato dell’ultima cena, soprattutto per ciò che riguarda l’episodio della lavanda dei piedi, che i bimbi associano anche alla preghiera familiare del giovedì santo, quando i genitori hanno ripetuto con loro lo stesso gesto di Gesù; il 25% preferisce invece la vicenda di Emmaus, in particolare la corsa dei discepoli verso Gerusalemme per annunciare la risurrezione. I bambini scelgono quindi l’amore di Gesù e la gioia che viene da Lui e dalla sua risurrezione. Un bimbo si decide per il significato dell’Amen, che sa spiegare benissimo, altri preferiscono ricordare i momenti belli della preghiera in famiglia e una bimba non si stacca dai cambiamenti che sono avvenuti in lei stando con Gesù.
Anche i genitori si distribuiscono tra la lavanda dei piedi (che riconoscono un po’ come la loro icona di persone a servizio della famiglia) e l’episodio di Emmaus. Riguardo quest’ultimo, però, essi scelgono soprattutto il dipinto del Caravaggio (a p. 63 del sussidio citato), che invita ad entrare nel quadro, per riconoscere il Signore immedesimandosi nel discepolo senza nome. Una minoranza si divide tra il mancato riconoscimento di Gesù lungo la prima parte del cammino e la marcia verso Gerusalemme per annunciare la risurrezione. Si vede in queste ultime scelte il percorso dei genitori: c’è chi è lontano, ma già sente la nostalgia e il desiderio di ritrovare la fede, e c’è chi accoglie con gioia la scoperta di essere chiamato ad annunciare il Vangelo. Un papà argomenta e approfondisce così bene la sua scelta che gli suggerisco di proporsi al parroco come catechista; subito la moglie incalza: “Sì sì, lui sa tutto, ha studiato dai preti!”. 

2) Secondo momento: grazie!

Quanto alla preghiera, la grande maggioranza dei papà sceglie il “Padre nostro” e quasi tutte le mamme l’“Ave Maria”: entrambi si sentono rappresentati dalla formula scelta e chiedono di essere sostenuti nel loro ruolo genitoriale. La maggioranza dei bambini, senza pensarci un attimo, dice di voler recitare il “Padre nostro” (più del 60%), forse perché si tratta della prima preghiera imparata in catechesi. Non manca però anche chi propone l’”Angelo di Dio”, “L’eterno riposo” e il “Gloria”. Durante la recita, un papà salta un pezzo del “Padre nostro”: la sua bambina lo guarda divertita e poi si lascia sfuggire una cascatella affettuosa di risate, che la manina davanti alla bocca non riesce a trattenere. Qualche altro papà sembra aver dimenticato il segno della croce, ma si riprende subito e un attimo dopo lo ricorda alla perfezione. In una famiglia le preghiere vengono recitate due volte: una in italiano e una nella lingua della mamma polacca; è un momento emozionante. Più volte le mamme confessano di aver scoperto la bellezza della preghiera in famiglia, attraverso le proposte della catechista, e di volerla per questo incentivare.

3) Terzo momento:  il passo avanti

ll consulto familiare per decidere il passo in avanti da compiere da parte del bambino ha riservato, come ho detto, le sorprese più belle. Qualche famiglia ha tolto l’audio, qualche altra ha oscurato il video, in una hanno parlato nella lingua straniera materna e tutte hanno abbassato la voce, per conversare tra loro in confidenza, mentre i piccoli di casa cercavano in tutti i modi di intrufolarsi per spiare ciò che  si stava dicendo. Quando però si è trattato di comunicarmi la decisione, molte volte i suggerimenti dei genitori sono stati accantonati e la grande maggioranza dei bambini ha scelto di pregare di più, da soli o in famiglia, precisando nei dettagli le modalità: tutte le sere o tutti i giorni, a Messa tutte le domeniche (per chi ogni tanto “latitava”), leggere il Vangelo, recitare dieci “Ave Maria” … Una bambina ha scelto con grande naturalezza di “pensare a Gesù tutto il tempo”. Ho visto in queste decisioni così dichiaratamente autonome il percorso di vicinanza con Gesù e l’abbraccio con il quale Lui li stava avvolgendo. Ho visto bambini davvero attirati dalla preghiera. 
Ce ne sono stati però anche alcuni i quali, dopo aver seriamente riflettuto sul loro comportamento, con grande responsabilità hanno promesso di studiare di più o di essere più ordinati; altri hanno deciso di migliorare nelle relazioni (non fare dispetti, non litigare, aiutare fratellini e sorelline, farsi servire meno dalla mamma, ascoltare di più) e qualcuno ha infine pensato ai poveri (donare qualche giocattolo, comperare qualcosa usando i soldi del proprio salvadanaio) ben sapendo di fare tutto per Gesù.

Mese di ottobre - Prima della Cresima

Nei mesi che hanno preceduto la Cresima, ho ripreso i colloqui in videochiamata. Anche questa volta le sorprese sono state tante e belle.
Per ciò che riguarda la scelta dell'esperienza o dell'apprendimento più significativo (e per il quale ringraziare il Signore), la maggioranza dei ragazzi, evidenziando il desiderio di concretezza che li caratterizza ma mostrando anche l'interiorizzazione dei comandamenti della carità che hanno definito il penultimo tratto del cammino, si sono divisi tra la parabola del buon samaritano e le opere di misericordia vissute in famiglia, che sono state raccontate con gioia: c'è chi ha prestato il cappellino alla sorellina, perché le facevano male gli occhi, chi ha fatto compagnia alla bisnonna, chi ha aiutato la mamma, chi ha preparato con i famigliari dei pacchi per i poveri, chi ha pregato con i nonni per il bisnonno morto, chi ha portato la colazione a letto ai genitori quando non stavano bene e così via. Per la verità in qualche caso ho avuto la commossa impressione, intercettando sguardi coniugali e sorrisi complici, che mamma e papà avessero finto di non stare bene, per permettere ai figli la soddisfazione di compiere in famiglia un'ulteriore opera di misericordia. Anche l'attività per costruire il biglietto d'invito alla Cresima (vedi in questo blog il post intitolato "Ti invito alla mia Cresima") ha raccolto i favori e le scelte di una buona percentuale di ragazzi, così come il discorso sui comandamenti.
Le opzioni dei genitori invece si sono posizionate intorno alla scelta del santo protettore della famiglia, allo stile di vita dei cristiani, ai discorsi sullo Spirito Santo e sulla Pentecoste.

Quanto alla scelta del passo in avanti da compiere in prossimità della Cresima, la maggioranza dei ragazzi, dopo lunghe consultazioni con i famigliari, ha scelto di pregare di più alla sera o alla mattina, una buona percentuale ha deciso di ripassare insieme, in famiglia, la catechesi dell'anno appena terminato, (in particolare i comandamenti e i doni dello spirito Santo) e parecchi hanno espresso il desiderio di riprendere le opere di misericordia in famiglia.
Come si può vedere, la catechesi familiare anche questa volta ha dato buoni risultati.

Al termine del colloquio 

è capitato a volte che i racconti assumessero la corsa frenetica dei fiumi in piena, portando a galla problemi prima sconosciuti e narrando vicende familiari interessanti. Si è trattato per lo più di storie di sofferenza familiare: morte di congiunti, che suscitano tuttora lacrime e dolore, malattie, problemi economici, sbagli che hanno portato all’esperienza dolorosa del carcere, separazioni e divorzi precedenti, positività al covid … Serro tutto nel cuore e porto tutto al Signore.
Soprattutto porto con me la commozione delle mamme credenti, l’espressione di rimpianto sul viso di quelle che forse hanno smarrito la fede lungo le strade tortuose della vita e l’emozione di tutti i genitori, tutti, indistintamente. Come mi ha detto un papà, iniziative come questa aiutano tutta la famiglia a riflettere sulle modalità con cui si vive la fede. 

Alle catechiste che mi leggono, 

rivolgo la frase di una mamma: “Avessi avuto io una catechista così!” Vi dico queste parole, amiche mie, perché sappiate che la catechesi conta nella vita delle persone, non è un’esperienza che scivola via senza lasciare traccia… purché si abbia il coraggio di non sottrarci a queste esperienze indimenticabili, che permettono salti incredibili nelle relazioni: credo che il Signore trovi terreno fertile per il suo lavoro proprio là dove nascono e si stabiliscono dei rapporti cristiani significativi. Buon cammino e buona missione amici.

Mariarosa Tettamanti




Immagine di copertina di Virna Paghini