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La madre, la sete e la morte (podcast e testo scritto)

Mentre sulla croce il giustiziato passava dalla madre alla morte, i suoi amici che lo guardavano da lontano passavano dall'orgoglio all'infamia e solo molto più tardi alla luce. Commento al Vangelo di Giovanni: testo scritto, podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) e illustrazione di Virna Paghini.

Ascolta "Elikya,la speranza del Vangelo senza confini - Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana, Milano, 06 giugno" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 19, versetti da 25 a 34.

Stavano presso la croce di Gesù, sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all'altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

Il silenzio sul monte

Sul monte è sceso il silenzio. I lamenti delle donne si sono spenti, bloccati sulle labbra da un dolore troppo forte per essere in qualche modo commentato. Perfino i soldati hanno chiuso con gli insulti e le sguaiataggini: il loro sensi grezzi sono stati colpiti da qualcosa di sconosciuto, come un’emozione arrivata direttamente dall’infanzia e dalla filastrocca triste di una madre, e così le loro parole si sono fermate.

Gli amici e il rimorso

Gli amici guardano da lontano: sono disperati e disorientati e hanno paura, non capiscono e non sanno che cosa fare. Uno di loro ha tradito e non l’hanno più visto e poco prima tutti, mentre lui soffriva nell’agonia, si sono addormentati. Eppure Lui li aveva pregati di restare svegli.
Qualche tentativo per salvarlo l’hanno fatto: gli avevano detto di non scendere in città dove si ammassavano i suoi nemici e Pietro per difenderlo ha perfino tagliato un orecchio a uno di quelli che lo stavano arrestando … Ma lui non ha voluto e si è consegnato nelle mani del potere pur sapendo che l’avrebbero ucciso. Perché?
E perché ora non chiama una legione di angeli a staccarlo dalla croce? Le domande suonano nel silenzio assordante del cuore e precipitano nel vuoto; il sapore del rimorso è acre e distruttivo, i pensieri pesano e si confondono, conficcati nel legno con gli stessi chiodi che bucano le mani e i piedi del crocifisso … Eppure, in fondo all’uragano dell’anima spaventata, un barlume di speranza resiste contro l’evidenza: e se ora, proprio ora, in questo momento, il Padre si decidesse a scendere dal cielo e liberarlo?

La madre, la sete e la morte 

Aguzzando lo sguardo, possono vedere che il morente parla con la madre e con Giovanni, ma sono troppo lontani per comprendere ciò che dice. Poi vedono la sua sete e poco dopo, improvvisamente, sentono arrivare un grido: è un urlo alto e disperato che agghiaccia ogni emozione, una specie di soffio faticoso in cui a malapena si distingue la voce amata del Maestro: “È compiuto!”. Lunghi brividi di paura e di compassione corrono tra i presenti. Gli amici vorrebbero spegnere i sensi, cancellare e dimenticare ciò che hanno udito, chiudere gli occhi e ritornare nel cenacolo con Lui, tra i profumi buoni della cena ... Invece devono ancora guardare e vedere il suo capo piegato nella morte.

Gli amici e la discesa 

“È andato” pensano gli amici “nessuno è venuto a liberarlo” e senza una parola scendono lentamente verso la città. Riescono solo a dire come in una cantilena disperante: “È finita, è finita, è davvero tutto finito”. Per loro in questo momento il Cristo non è altro che uno dei tanti crocifissi della storia: la sofferenza di Gesù è terminata, ma continua nella loro ed è straziante e senza consolazione.

Gli amici, dall'orgoglio all'infamia

Ecco, non fu facile per i discepoli integrare nella fede e nella vita la croce di Gesù. Oltre al dolore per la perdita del Maestro amato, che aveva dato un senso diverso alla loro vita, si trovarono a fronteggiare una morte dal significato sinistro, che li poneva tutti in una situazione di pericolo, coprendoli persino d’infamia. Era bello seguirlo un tempo, sulle strade della Galilea, quando guariva gli ammalati e moltiplicava il pane, era bello essere i discepoli di un uomo tanto seguito e conteso, era motivo di grande orgoglio… Ma ora devono fare i conti con la vergogna e la paura. Fino alla Pasqua, fino alla Pentecoste quando finalmente capiscono che, accettando di morire sul legno, il Maestro non aveva scelto il fallimento, il dolore, la morte, ma l’amore e l’assunzione totale del nostro cammino nella storia.

Mistero della croce

La croce non è mai stata l’ideale di Gesù, ma attraverso di essa la sofferenza dell’uomo ha acquisito un senso impensabile e altissimo, associato alla redenzione operata da Lui. Da allora nessuno ha mai più sofferto inutilmente.
Il dolore e la morte restano nel mistero, ma si tratta di un mistero illuminato dall’amore e dalla risurrezione. Potremmo dirlo con un ossimoro: dopo la morte e la risurrezione di Gesù, il dolore umano è avvolto da un’oscurità luminosa. Grazie!

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Fragments of a Dream di Veronika Stehr.