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Il Difensore (podcast e testo scritto)


C'è Qualcuno che ci difende da noi stessi e dalla nostra incapacità di amarci. Andiamo a vedere chi è. Nel post si trovano il testo scritto, in buona parte ispirato da don Matteo Dal Santo, il podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani), e due illustrazioni di Virna Paghini, di cui una da colorare, per i bambini. Per ascoltare l'audio, cliccare sul triangolino bianco contenuto nel cerchietto giallo. Buon ascolto e buona lettura!

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini - MariaRosa Tettamanti, formatrice diocesana di Milano - 1 maggio 2022" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 21, versetti da 1 a 19

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Attraversiamo e abitiamo il testo

Entriamo in questo testo per attraversarlo, abitarlo e rimanerci. La scena si svolge dopo la risurrezione di Gesù, sul lago di Galilea, in una situazione critica, perché questi poveri sette discepoli hanno lavorato tutta la notte e non hanno pescato niente. Possiamo immaginare la stanchezza, la delusione, la preoccupazione, il senso di frustrazione...
Gesù li invita a riprovare e questa volta la pesca è abbondante. Allora i discepoli riconoscono il Signore e Pietro si getta nell'acqua per raggiungerlo. Arrivato sulla riva, ecco la bellissima sorpresa: Gesù ha preparato la colazione per tutti.

Ma perché Simone? 

Finito di mangiare, il Maestro prende da parte Pietro e lo chiama Simone. Ma perché lo chiama Simone? Perché non lo chiama Pietro, se è stato lui a cambiargli il nome?
E' evidente che il Signore sta riportando Pietro all’inizio, alla prima chiamata, perché vuole chiamarlo di nuovo, a partire questa volta dagli avvenimenti della Pasqua… 
“Simone, mi ami?”. Che strana domanda.
Come dice don Matteo Dal Santo, che ci accompagna in questa riflessione, questo è il modo con cui Gesù aiuta Pietro a vedere bene dentro di sé, a fare chiarezza. In pratica, Gesù chiede: “Dove sei, Simone? A che punto ti trovi nel cammino con me?”.
Vedete, Gesù non fa sconti. Il suo sguardo è sicuramente quello dell’amante, però non è né miope né presbite e nemmeno astigmatico: Gesù vede bene le nostre infedeltà e i nostri tradimenti.
Dove ci troviamo, noi, nel cammino con Lui? Bella domanda… E sì, perché siamo noi Pietro in questo momento, siamo noi, chiamati a dire ogni giorno il nostro “Ti amo” al Signore… o a negarglielo.

Tre volte!

E il quesito si ripete tre volte. E Pietro sa il perché e anche noi sappiamo il perché.
“Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?” Ma qual è l’intenzione, lo scopo di questa richiesta incalzante e ripetitiva? Il Signore vuole forse rinfacciare a Pietro il suo peccato, la sua debolezza?
No, il Signore non vuole portare Pietro  nel cuore della sua fragilità di peccatore, perché Pietro lì c’è già: è già tutto dentro questa debolezza, poverino, e da solo non ne esce. Quel pianto esploso dopo il canto del gallo non è più cessato dentro di lui. In realtà Gesù vuole portare Pietro nel cuore del suo amore.

Il Difensore

Il Maestro in realtà sta difendendo tutto ciò che di grande, di buono e di bello c’è nel cuore del suo amico. Lo difende da sé stesso, dal suo giudizio su di sé. Solo Gesù poteva fare una cosa così … di fronte a un rinnegamento. Il Signore ci difende da noi stessi, pensate, dalle nostre auto delusioni, dalla mancanza di fiducia che noi abbiamo in noi stessi, dalla nostra cattiva autostima, dalla nostra incapacità di perdonarci…

Ma Tu lo sai!

Insomma, Gesù vuole condurre Pietro fino al punto in cui lui esasperato dice: “Signore, insomma, Tu lo sai che ti amo!”.
E certo che Gesù lo sapeva. Era Pietro che non lo sapeva, era lui che dubitava del suo affetto per il Maestro: che amore era il suo se l’aveva tradito nel momento più tragico e bisognoso della sua vita?
Ma ora Pietro sa con certezza che il suo amore per Gesù è vero e profondo. Ed è Gesù stesso a rassicurarlo, rilanciando il suo cammino: “Pasci le mie pecore”, “Seguimi”.
Mamma mia, quanta fiducia ha Gesù nel suo amico… quanta fiducia ha in noi! E si tratta di una fiducia preventiva, una specie di azzardo, una scommessa.

Rifacciamo tutto da capo

“Pietro, rifacciamo tutto da capo. In questo luogo in cui ti ho chiamato la prima volta, io ti richiamo. Con questo nome con il quale ti ho chiamato la prima volta, io ti richiamo.” Ed è così che il dialogo di Gesù con Pietro diventa guarigione ed è così che il dialogo di Gesù con noi diventa guarigione.

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Natura Illustrations di Raku Inoue.