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Spettro autistico e ADHD: a volte separati, a volte insieme (laboratorio, slide)


 Sempre più frequentemente catechiste e parroci, ma anche insegnanti alle prime armi, si trovano alle prese con bambini colpiti dal disturbo (o sindrome) dello spettro autistico, spesso complicata dalla presenza di iperattività e deficit attentivo (ADHD). Altrettanto frequentemente arrivano nei nostri oratori bambini con disturbi del comportamento, tra cui spicca per maggior frequenza proprio l'ADHD. 
Pur nella consapevolezza che ogni bambino con autismo costituisce un caso a sé, da osservare e trattare in modo unico e continuamente suscettibile di cambiamenti, questo laboratorio tenta di fornire alcune prime risposte, dando delle indicazioni di carattere generale, che si presumono adatte almeno alla maggioranza dei bambini portatori della disabilità e/o del disturbo in esame. Le slide riportano la proiezione e l'approfondimento per il laboratorio, oltre a un'appendice con le istruzioni per semplificare e schematizzare i testi (clicca qui per scaricare le slide); di seguito al presente articolo si trova invece il materiale per la riappropriazione. Ricordo che, trattandosi di un laboratorio, è fondamentale per la comprensione della questione il confronto in presenza. I dati presentati, espressi con linguaggio comune, sono forniti dall'Istituto Superiore della Sanità o desunti dal DSM5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali di American Psychiatric Association).

Mariarosa Tettamanti


Materiale per la riappropriazione

1. Una storia per riflettere e discutere in gruppo
(Si legge la storia pezzo per pezzo, fermandosi a ogni domanda per trovare insieme una risposta; solo dopo si passa alla sequenza successiva, che fornirà la risposta più adeguata; si lavora in questo modo fino al termine della storia).

Luciano e Giorgia

La catechista Giorgia segue un gruppo di undici bambini di otto anni, di cui quattro femmine e sette maschi. Mancano ancora quindici giorni all’inizio del catechismo, ma Giorgia, che ha partecipato alla “Quattro giorni” e ha letto il sussidio e la guida per il proprio anno, ha già chiaro in mente il percorso da seguire. Inoltre, siccome conosce bene i suoi bimbi perché li ha già seguiti nell'anno precedente, pensa d’iniziare con un semplice momento di accoglienza, riprendendo subito il lavoro formativo senza troppe introduzioni. 
Una mattina però, il parroco la chiama in sacrestia e le dice senza tanti preamboli che nel suo gruppo sta per entrare un nuovo bambino, arrivato con la mamma dalla città vicina dopo la recente separazione dei genitori. “Un altro maschio!” pensa sconsolata Giorgia, ma immediatamente capisce che questo è l’ultimo dei suoi problemi.  Infatti don Carlo aggiunge, quasi si trattasse di una cosa di poco conto: “Il bambino si chiama Luciano e ha qualche difficoltà: bisogna approfondire la cosa per poterlo accogliere al meglio”. Giorgia cerca di sapere qualcosa di più, ma il parroco si limita a metterle in mano un indirizzo e un numero di telefono e le dice: “Senti tu la mamma!”.
Giorgia si rivolge al Signore chiedendogli aiuto e coraggio e poi va a parlare con la mamma del suo nuovo bambino. Trova una signora stanca ed emotivamente molto provata, dalla quale viene a sapere che il figlio Luciano ha un disturbo dello spettro autistico, complicato da iperattività e deficit di attenzione. La casa è ancora tutta sottosopra e la donna non riesce nemmeno a preparare un caffè. 
Nel frattempo arriva Luciano: entra in casa e non guarda affatto Giorgia, anzi corre immediatamente in camera sua e non vuole più uscire, nonostante gli inviti ripetuti della mamma. “Fa sempre così quando non conosce qualcuno” sospira la povera signora.
Una volta a casa, Giorgia si affretta a cercare gli appunti che ha scritto in occasione della quarta relazione della “Quattro giorni” che trattava proprio del rapporto tra catechesi e disabilità, (vedi M. TETTAMANTI, Crescere insieme nella comunione, in «Rimanete in me e io in voi», Centro ambrosiano, Milano 2016).  Incomincia con la lettura dei punti di non ritorno del Magistero, che le chiarisce un po’ le idee, ma aumenta anche la sua preoccupazione: ciò che chiede la Chiesa è giusto e bello, ma anche molto esigente e difficile; che cosa potrà fare un povera catechista come lei? 
Dopo averci pensato non poco, Giorgia chiede telefonicamente alla mamma di Luciano di poter tornare a casa loro per conoscere e farsi conoscere dal bambino e, avuta risposta affermativa, s’informa sugli impegni extra scolastici del piccolo. Saputo che il bimbo è seguito dalla Cooperativa “Mani unite” di …, si reca con la mamma presso la sede dell’associazione stessa e poi nella scuola frequentata dal piccolo, per raccogliere informazioni e consigli e acquisire il punto di vista delle insegnanti.  Subito dopo passa in parrocchia, per riferire al parroco ciò che ha fatto, e alla sera, prima di abbandonarsi al sonno, ringrazia il Signore perché le ha affidato un bambino che porta l’immagine del suo Volto, chiedendogli con forza e fiducia di continuare a guidare i suoi passi.
Il giorno dopo Giorgia riordina le informazioni avute dalla scuola e dall’Associazione “Mani unite”.
- Luciano non è in grado di relazionarsi normalmente con i compagni e per rapportarsi con gli adulti ha bisogno di tempi lunghi e di pazienza.
- Percepisce le informazioni sensoriali con infiniti dettagli e pertanto non coglie il significato globale delle situazioni.
- Desidera comunicare, ma non conosce molte parole e quasi mai le usa a proposito: sente infatti i termini che non conosce come semplici suoni. 
- Si esprime spesso per stereotipie interrompendo gli altri e parlando a voce alta. 
- Fatica a esprimersi anche con i gesti, motivo per cui è meglio usare le immagini per comunicare con lui.
- A volte piange o ride apparentemente senza motivo.
- Nell’inquinamento sensoriale e nella confusione non resiste, si eccita, non capisce più niente, perché ode le voci singolarmente; quando c’è lui è meglio eliminare le luci al neon e non usare profumi né tante immagini.
- Non riesce a stare seduto per più di pochi minuti.
- Non sopporta che gli si parli velocemente o gli si metta fretta; con lui bisogna usare poche parole e aspettare pazientemente le risposte.
- Non sapere dove andrà e che cosa lo attende lo destabilizza: per questo bisogna sempre mostrargli in anticipo, con l'ausilio di un'agenda mobile, ciò che si farà durante l’incontro.
- Non è in grado di compiere due azioni per volta.
- Non segue quasi mai ciò che le maestre dicono.
- È molto sensibile alla gratificazione.
- Non guarda negli occhi le persone che gli parlano ed è inutile chiedergli di farlo.

a) A partire dalle informazioni avute dalla mamma di Luciano, dalla scuola e dall’associazione frequentata dal bambino, quali consigli dareste a Giorgia per gestire al meglio Luciano? (Consultate la cassetta degli attrezzi, al n. 2 di questo articolo, partendo dalle indicazioni date per l’autismo e l’iperattività e risalendo eventualmente a quelle più generali; scrivete almeno quattro o cinque suggerimenti). (10 minuti)
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Ora Giorgia non sa che cosa fare: deve chiamare i bambini per spiegare che arriverà un nuovo compagno un po’ speciale o è meglio lasciare che siano loro stessi a capire i problemi di Luciano quando l’avranno conosciuto?

b) Voi che cosa fareste? (Tempo massimo 10 minuti)
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Dopo essersi consultata con la psicologa della Cooperativa “Mani unite”, Giorgia chiede alla mamma di Luciano di presentare il figlio ai bambini. La donna accetta e arriva alla prima riunione accompagnata da una volontaria dell’Associazione stessa; insieme illustrano le esigenze di Luciano, mostrando anche un’agenda con tanti disegni, che si dovrà usare con lui per spiegargli ciò che si farà. I bambini sono attenti e interessati e pongono molte domande: le due signore rispondono con puntualità e competenza. 
Subito dopo la catechista toglie tutti i cartelloni dalle pareti dell’aula e insieme ai suoi bambini sceglie una bella e grande riproduzione di una scena del Vangelo da appendere al centro; poi mette delle immagini esplicative sulle porte dei tre ambienti che i bambini frequenteranno e chiede al parroco di eliminare la luce al neon dalla sala.
Arriva finalmente il primo giorno di catechismo, ma Luciano non c’è. Giorgia telefona alla mamma e si sente dire che purtroppo la logopedista del bambino ha cambiato il giorno del trattamento, quindi lui non potrà più partecipare al catechismo. Giorgia non si dà per vinta, chiama le mamme degli altri bambini e propone un cambio di data. 
Dopo qualche mugugno e qualche resistenza le donne accettano, ma nemmeno la settimana dopo il piccolo si fa vedere. Altra telefonata, altra spiegazione: l’auto della mamma è dal carrozziere e nessuno può accompagnare Luciano al catechismo. Al termine dell’incontro Giorgia prende il coraggio a due mani e si presenta a casa del bambino. La mamma è visibilmente seccata e, quando Giorgia si offre di cercare qualcuno che porti il bambino all’oratorio tutte le settimane, scoppia a piangere. Tra i singhiozzi emerge con fatica la verità. La mamma di Luciano, Carla, teme che il suo bambino venga deriso dai compagni: è già successo nella vecchia scuola e nell’oratorio di provenienza; ora il piccolo ha perso anche il papà, al quale era molto affezionato, e non sopporterebbe altro dolore. Anche Giorgia è sconvolta, cerca di rassicurare la donna, ma sente che le sue ragioni sono deboli: persino il Vangelo sembra aver perso di credibilità di fronte a tanta sofferenza. Stringe Carla in un abbraccio e poi la invita a presentarsi al catechismo insieme al bambino la settimana dopo.  Intanto pensa di coinvolgere i genitori degli altri bimbi, per creare una rete di solidarietà intorno alla famiglia di Luciano, ma teme di provocare dei pettegolezzi o addirittura dei rifiuti. “Forse” riflette “sarebbe meglio procedere con gradualità, partendo con una sola mamma …”.

c) Quale consiglio dareste a Giorgia? Meglio rischiare e chiamare tutte le mamme o essere prudenti e contattarne una sola, almeno per il momento? (Tempo massimo10 minuti)
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Dopo averci pensato una notte intera, Giorgia contatta Giovanna, la mamma di Matteo, una donna di buon cuore e di buon senso, e insieme invitano Carla a fare shopping in città: una si occuperà di Luciano, l’altra starà vicina alla sua mamma. L’uscita va bene e a poco a poco il viso di Carla si distende. Durante l’incontro di catechismo, la settimana seguente, la donna si ferma con il figlio e tutto procede in maniera abbastanza regolare.
La volta dopo, però, quando il bambino è solo, succede il finimondo: innanzitutto il piccolo non vuole sedersi al suo posto, poi afferra la penna a colori di Milena che si mette a strillare. Lui mette le mani sulle orecchie e urla più di lei. I bambini sono impressionati, Milena si mette a piangere, Luciano si butta per terra, ma Giorgia non si perde d’animo. Seguendo i consigli della mamma, mantiene la calma, chiama la catechista sua vicina, le affida momentaneamente i suoi ragazzi e poi ripete dolcemente il nome del bambino, finché lui si tranquillizza, beve un po’ d’acqua e l’incontro può riprendere. 
Prima di andare a casa, Giorgia si rivolge al parroco e concorda con lui una strategia da attuare nei prossimi incontri: in parrocchia verrà individuata una persona preparata e sensibile, che si accosterà al bambino e lo aiuterà gradualmente a inserirsi nel gruppo della catechesi. Nella comunità educante di Giorgia sta finalmente nascendo la fantasia della carità!

2. Una "Cassetta per gli attrezzi" per costruire strategie efficaci

Per la disabilità in generale 
*In sede di programmazione, proponiamo che in ogni gruppo di catechesi sia inserito non più di un bambino con disabilità.
*Domandiamo aiuti competenti e coinvolgiamo qualche associazione del territorio, per farci supportare nell’individuare modalità d’intervento e strumenti adeguati.
*Informiamoci con largo anticipo sul calendario degli impegni riabilitativi dei bambini con disabilità: se necessario spostiamo gli orari degli incontri di catechesi.
*Programmiamo momenti e attività facilitanti per tutti.
*Prepariamo con cura l’accoglienza.
*Predisponiamo tempi e spazi individuali per sollecitare con delicatezza la confidenza e la narrazione della vita e del vulnus.
*Vigiliamo perché nel gruppo il bambino con disabilità si senta a casa sua:
- poniamo molta attenzione al clima relazionale;
- cerchiamo di vedere ciò che succede dal suo punto di vista; 
- mettiamolo vicino ai compagni più calmi e maturi;
- soffochiamo sul nascere le prese in giro e le incomprensioni;
- reagiamo con serenità alle intemperanze.
* Inseriamo se possibile il lavoro di gruppo.
* Adattiamo il catechismo senza banalizzarlo (Vedi al proposito in questo blog il post Programmare in catechesi a partire dalla disabilità).
*Coinvolgiamo nella catechesi tutti i sensi non colpiti dalla disabilità (parlare, vedere, ascoltare, toccare, usare personaggi mobili...).
*Prepariamo schede semplificate con immagini, fotografie, parole chiave, testi riscritti in stampato maiuscolo e / o sintetizzati.
*Utilizziamo sempre la stessa immagine di Gesù, così che diventi “uno di famiglia”.
* Introduciamo i bambini alla preghiera con una musica leggera e non ritmata. 
* Non perdiamo le occasioni per far frequentare la comunità: organizziamo la partecipazione alla Messa, agli incontri di preghiera e alle feste dell’oratorio e della parrocchia.
* Con i compagni: non eludiamo le domande sul perché della disabilità, ma nemmeno imponiamo risposte a quesiti che nessuno ha formulato.
* Organizziamo incontri tra i bambini al di fuori della catechesi, a partire dagli interessi comuni (cinema, shopping, ecc.).
*Conquistiamo la fiducia dei famigliari.
* Regaliamo ascolto, tempo e tenerezza ai genitori e ai fratelli e invitiamoli a partecipare alla vita della comunità.
* Offriamo aiuti domestici se graditi.

Per la sindrome (o disturbo) dello spettro autistico
* Parliamo con genitori e insegnanti per conoscere meglio il bambino.
* Prima di accoglierlo nel gruppo
- andiamo più volte a casa sua per farci conoscere e relazionarci;
- prepariamo un album con le foto dei compagni e presentiamoglieli prima che li veda di persona.
* Differenziamo e manteniamo fissi i luoghi della catechesi: aula, salone merenda,   cappella... 
* Manteniamo le pareti bianche con un solo elemento iconografico.
* Spieghiamo ai bambini i comportamenti del compagno con disabilità, soprattutto i possibili momenti di rabbia immotivata e gli atteggiamenti “strani” che potrebbe presentare: i bimbi non dovranno spaventarsi né meravigliarsi eccessivamente, ma lavorare con calma evitando la confusione.
* Lavoriamo senza fretta, mostrando come si fanno le cose e usando poche immagini.
* Prepariamo schede con disegni semplici.
* Prima di ogni attività o gioco spieghiamo bene tutto ciò che succederà e si farà, eventualmente utilizzando un’agenda o un cartellone con disegni mobili…
* Proponiamo un solo compito per volta.
* Durante la preghiera non cantiamo con vivacità e non battiamo le mani.
* Semplifichiamo i testi seguendo le linee europee dell’informazione accessibile. (Vedi al proposito l'appendice al ppx e in questo blog il post intitolato Semplificare e schematizzare i testi)
* Non lasciamoci inibire dal mancato contatto degli occhi e non alziamo la voce, perché distorce i messaggi. 

Per iperattività e deficit d’attenzione
*Teniamo il bambino vicino, costantemente sotto controllo:
- agganciamo lo sguardo ogni volta in cui è possibile;
- interpelliamolo spesso;
- parliamogli con frasi chiare e brevi;
- presentiamo le attività divise in parti, un pezzo per volta.
* Manteniamolo lontano dalle distrazioni:
- non lasciamo oggetti incustoditi vicini a lui;
- usiamo cartelloni con immagini e frasi.
* Ricordiamoci di gratificarlo davanti ai compagni per aumentare il livello di accettazione del gruppo.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Magic di Anastasiya Bazarova.