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Pensieri sparsi su donne e Chiesa

Opinioni femminili raccolte qua e là, come sfoghi tra amiche, senza  pretese di correttezza né organicità... e nemmeno di avere ragione su tutto! Con un distinguo importantissimo: non facciamo di ogni erba un fascio, le situazioni richiamate non sono generalizzabili. 

Due espressioni chiave
: parità nella differenza; genio femminile accanto e non sotto il genio maschile… (ma per questo occorrono disposizioni chiare e concrete).
Ambiti. Tutti gli ambiti della Chiesa hanno bisogno di una parola al femminile, TUTTI, senza esclusione. Ambiti e settori invocano la presenza delle donne, non solo per acquisirne i pareri, ma anche per condividere decisioni. L'intimità e la fecondità si declinano soprattutto al femminile.
Processo storico in soldoni. 1) Il processo inizia benissimo con Gesù (basta guardare al mandato missionario, dato a una donna che non era né sposa né madre né consacrata in un'istituzione: a Gesù è bastato il suo essere amante; vedi a questo proposito in questo stesso blog il post La Chiesa e le donne); 2) la storia continua bene con le diaconesse e la dichiarazione di uguaglianza di san Paolo, che legittima la donna “non moglie e quindi non madre”; 3) più avanti (dal sec. XIII circa): se una donna non è madre e non è moglie, dev’essere monaca, comunque in un modo o nell’altro saldamente in mano agli uomini (ma d'altra parte è vero che i tempi imponevano luoghi protetti per le donne); 4) qualche barlume di luce si ha con l’istituzione delle suore di vita attiva, forse le prime donne a godere una certa libertà dai protettorati maschili di tutti i tipi (sec. XVIII circa); 5) una certa autonomia si manifesta in alcuni Istituti secolari (sec. XX circa); 6) nelle comunità cristiane si vede una certa fioritura di responsabilità anche decisionali al femminile dopo il concilio Vaticano II, ma ora sembra che la fiducia alle donne sia in fase calante e (parliamo in generale) si stiano compiendo sostanziali e rilevanti passi indietro: o ti pieghi o vieni esclusa (qui parlano i soldoni esperienziali di tante di noi).
Oggi. Il maschile prevale sul femminile, non come numero ma come importanza, in tutte le attività comunitarie (a parte pulire la chiesa e l’oratorio). La sopraffazione però è strisciante, mai conclamata. Di solito non c’è vera violenza di genere nella Chiesa e non c’è uomo che non si offenderebbe a sentirsi dare del maschilista. Non dimentichiamo però che tra maschilismo e clericalismo c'è una parentela stretta: vanno estirpati entrambi, altrimenti l’organismo rimane avvelenato.
Magistero e prassi. È bello ciò che dice il Magistero, ma il problema è che queste parole spesso rimangono lettera morta, perché non vengono calate nel concreto delle comunità. Il dibattito può essere anche profondo, innovativo e ben argomentato, ma ha poche ricadute concrete. Si assiste a una scissione evidente tra ciò che dice il Magistero “alto” e ciò che pensano e fanno i nostri responsabili a tutti i livelli. Proprio per questo abbiamo visto tante donne capaci e preparate tornare al volontariato laicale dove almeno sono ascoltate. Del Magistero sottolineiamo anche il discorso sulle famiglie: occorre ricominciare da lì, anche come catechesi, dal di dentro però, non pretendendo subito che vengano ai nostri incontri (a proposito perché non vengono? E perché a volte invece vengono? Dovremmo almeno interrogarci su questo). Ma come mai tanti non credono alla preghiera in famiglia e alla catechesi che va dai figli ai genitori e dai genitori ai figli? 
Il Papa ha detto anche: Nella Chiesa le donne sono più importanti dei vescovi: bisogna vedere come tradurre questo nel concreto… ma sembra che se lo siano tutti dimenticato. Alzi la mano chi ha sentito qualcuno citare queste parole del Papa.
II
Armonia tra uomo e donna. Perché se ne parla solo in riferimento alla coppia tradizionale? Tra datore di lavoro e segretaria, ad esempio, o tra parroco e catechista? 
Complementarietà e reciprocità. Si deve puntare sulla reciprocità o sulla complementarietà di genere? Crediamo che si debba partire dalla complementarietà, purificandone però il concetto e trovando strade nuove e nuovi contenuti. Ad esempio, non, come spesso succede, “Io decido e lei mi completa eseguendo”, oppure “Io dico le cose giuste e loro mi sono complementari ascoltandomi e mostrandomi tutta la loro adorazione” (è forse per questo che le collaboratrici parrocchiali più strette sono frequentemente timide, non molto intelligenti e poco preparate e molti uomini del potere ecclesiastico non promuovono i laboratori e l’aggiornamento diocesano delle catechiste?). Una volta chiarito insomma che la complementarietà chiede un completamento reciproco e non univoco (non "Lei completa me", ma "Ci completiamo a vicenda"), il passo nel territorio della reciprocità è praticamente compiuto.
Sponsalità. Non fermiamoci troppo su questo concetto, per non spostare l’asse del discorso. Una donna vale in quanto donna, non in quanto sposa, come ha mostrato Gesù con la Maddalena e la samaritana. Altrimenti ricadiamo nello stereotipo.
Maternità. Non fermiamoci troppo nemmeno sulla maternità. Storicamente è stato spesso questo il tallone d’Achille per le donne: la donna o è madre (sottinteso di un uomo, o tutt’al più di una donna che, si spera, sarà a sua volta madre di un uomo) o non è nulla. Maternità e paternità devono essere messe entrambe sullo stesso piano: missioni altissime e multiformi, ma nessuna delle due indispensabile alla salvezza. Sapete quante volte abbiamo visto uomini disprezzare le donne e mettere contemporaneamente su un altare la foto della loro mamma? Dice qualcosa questo fatto?
Ruolo delle consacrate. Non accentuiamo il discorso. C’è il rischio di cadere di nuovo nelle discriminazioni illecite: o sei madre, o sei moglie, o sei sorella, o sei figlia… oppure consacrata per essere tutte e quattro le cose insieme. Se si vuole parlare delle donne se ne parli senza chiuderle nei loro veri o presunti ruoli. Questo si potrà farlo dopo, quando sarà chiaro per tutti che il valore di una donna è nella donna stessa… e per chi crede è in ciò che Gesù ha pensato e fatto delle e con le donne, senza vedere altro in esse che persone innamorate di Lui.
III
Teologia della donna? Basta non tradire il Vangelo: riempiono di sospetto le troppe parole mai seguite dai fatti.
Testimonianze. C’è grande sete di testimonianze belle, che servano da esempio, ma è difficile trovarle. Nelle parrocchie ci sono le MISCE, che celebrano il culto eucaristico al di fuori della Messa, ma anche queste sembrano diminuire anziché aumentare.
Donne famose. Non ci fermeremmo troppo su di esse: sono le donne comuni da valorizzare nelle nostre comunità. Tra le sante, si parli di Caterina da Siena e del fatto che sgridò di brutto mezzo mondo ecclesiastico e civile… e venne ascoltata (in quei tempi!) e fece fare un balzo in avanti alla Chiesa.
Testi. Segnaliamo "Jesus", 2019 n. 6, pp. 30-65. Il discorso è chiaro, ma poco compreso e poco seguito.

Immagine di copertina tratta da  Water - Più proprietari