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La Chiesa e le donne

Riflessione ignorante e provocatoria sulla posizione delle donne nella Chiesa.

“Facciamo il punto donna”: anni fa una deliziosa signora del mio decanato ad ogni riunione esordiva con questa frase. Non ricordo che cosa dicesse dopo, so solo che noi ragazze la chiamavamo scherzosamente e affettuosamente “la signora punto donna”. Sono passati parecchi decenni da allora, ma ogni tanto mi ritrovo ancora a chiedermi: “Ma questo benedetto punto donna nella Chiesa è stato poi fatto?" 
No, mi sa proprio di no. Dicono che si tratti di un problema complesso: perché? Perché dovrebbe essere complicata una questione che è stata affrontata e risolta da nostro Signore? Basta aprire il Nuovo Testamento della Bibbia. Sono sufficienti due testi.

Primo testo

In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.

C’è qualche donna in questo gruppo? No, possiamo leggere cento volte il testo, ma non troveremo mai un nome femminile. Dunque se i vescovi e i presbiteri sono i successori degli Apostoli, nessuna donna sarà vescovo o presbitero. Se qualcuna di noi accarezza velleità di questo tipo si rassegnerà: il Signore rispetta le differenze di genere, sa ciò che fa, non ha problemi a rompere la mentalità del suo tempo quando lo ritiene necessario, ha pregato tutta la notte prima della sua scelta e se avesse voluto una donna l’avrebbe chiamata. Punto. Se poi biblisti e teologi discutono la questione direi che sono fatti loro, a noi va bene così.

Secondo testo

Maria, invece, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro, ed ecco, vide due angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l'altro ai piedi, lì dov'era stato il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?» Ella rispose loro: «Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l'abbiano deposto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: «Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò». Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!» Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli, e di' loro: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro"». Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore e che egli le aveva detto queste cose.

Anche qui abbiamo una chiamata. Se la prima aveva il sigillo della solennità (Gesù è sul monte, chiama, sceglie, investe …), qui abbiamo l’intimità. Sorprende ogni volta la bellezza di questo testo. È da poco successa la tragedia peggiore che possa capitare a una donna: la morte di una persona amata. Null’altro lacera e sbrana l’anima e la carne come questa esperienza. E nient’altro ti chiama, ti interpella, ti tiene in ostaggio il cuore come sa imprigionarti una tomba. Perché tu, donna, sei lì dentro, nel sepolcro, con il tuo amato e non puoi essere in nessun altro luogo. Ecco perché la nostra amica della Galilea è lì e piange. Lei è tutte noi, anche noi saremmo con lei, proprio come siamo state sotto la croce nel momento della fine. La morte non respinge le donne che amano, anzi le attira; quando una persona sta morendo desidera stringere una mano femminile che gli parli il linguaggio della madre, che l’aiuti a compiere la parabola della vita ritornando al grembo, anche se questa volta si tratta del grembo di Dio. Le donne non fuggono la morte, non desiderano allontanarsi dalle tombe e benedicono le lacrime. 
Anche Gesù sa stare dentro la fine ed è capace di contemplare il pianto. E così Egli incontra la sua amica proprio lì, dove sgorgano le lacrime, è lì che la chiama e lo fa con la voce dell’intimità. “Maria!” Un nome solo per una donna sola. “Rabbunì!” È detto tutto, manca solo l’abbraccio. E invece no, manca anche il mandato, che arriva subito dopo: “Va’ dai miei fratelli e dì’ loro …”
Non ha dell’incredibile questa storia? In un tempo e in una società in cui si riteneva che una donna valesse incommensurabilmente meno di un uomo, Gesù Cristo, il risorto, affida il segreto più importante, il fondamento vero della Chiesa, l’annuncio senza del quale la fede di ogni tempo sarebbe vuota …
Pausa obbligata: scusate, bisogna che prestiamo veramente attenzione. 
... il nostro sorprendente fondatore affida la sua parola più importante a una donna. Lo ripeto: a una donna. “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”, che è come dire: “Io sono risorto”. “Vai a dirlo Maria, vai a dire a questi spaventati discepoli che mi hanno guardato da lontano mentre morivo, a questi increduli che non sanno vegliare una tomba, a questi amici che amo fino al punto di non ritorno segnato dalla morte, vai a dire che sono risorto”. 
Si fida bene il Signore: e se la Maddalena si fermasse a chiacchierare con le amiche? Se non resistesse a qualche bel pettegolezzo di quelli succosi che piacciono alle donne? Se, oca com'è, si dimenticasse? Se avesse i piatti da lavare o la spesa da fare? Appunto, non sarebbe meglio lasciarle i piatti e la spesa, o il fuso, o il telaio, o il letto … non sarebbe meglio dirle di pulire la canonica e preparare le frittelle per la festa del paese? Dopo tutto una donna o è figlia, o è sorella, o è moglie, o è madre (o al massimo è zia, toh), altrimenti che cos’è? “È Maria di Magdala, signori” dice Gesù “prima ancora di essere la mia amica, lei è Maria.” Siamo noi: la Nadia, l’Antonella, la Sara, la Michela, l’Anna, la Giulia, l’Enrica, la Giovanna, la Luigina, la Mariarosa (“Grazie Signore!”), la Marina e la Debora...
 “E io mi fido tanto di loro" dice Gesù: "da farne le apostole dei miei apostoli.” E alla Maddalena dolcemente comanda: “Aspetta ad abbracciarmi, prima devi fare una cosa più importante”. Ma come, la Maddalena, come tutte le donne, non è più brava negli abbracci? Non è esperta di  amplessi? Fratelli maschi, sentite l’allegra ironia e la finezza umana di Gesù in questa scelta? Lo vedete sorridere?

A questo punto ci si aspetterebbe nella Chiesa

la presenza di due strade parallele, una al maschile e una al femminile, ma entrambe con la stessa dignità (Sì va be’ … sì, in linea di massima …) e con la stessa possibilità decisionale nelle comunità parrocchiali e diocesane (****?). E qui temo che l'uomo caschi. Dimenticavo:  la borsa resti pure agli uomini, le donne sanno fare le economie e inoltre i maschi sono più bravi di noi nell'uso dei soldi, tant'è vero che nel gruppo degli apostoli li aveva Giu... be’, a parte l’ultimo, discutibile guadagno. 

Ora  invariabilmente mi prende la depressione 

e dovrei aprire il cahier de doléance. Catechiste brave e preparate completamente prive di ogni autonomia: “Voi (noi dei percorsi diocesani) ci insegnate a organizzare le micro celebrazioni, ma il nostro parroco non le vuole...”. Mi fermo. Mi fermo, perché fino a quando la responsabilità della catechesi locale sarà completamente affidata ai parroci e non lasciata (o almeno condivisa) "per norma obbligatoria", con le catechiste, noi non potremo fare niente; mi fermo perché  mi si dice che anche nelle diocesi il tipo di ballo non cambi: le donne possono dare il loro contributo, anzi ringraziando Dio sono sollecitate a farlo, ma l’ultima parola non è quasi mai loro: “Ora zitta, dobbiamo vedere noi” è ciò che si sentono dire.* 
Ma Gesù non ha detto alla Maddalena: “Guarda cara, tu diglielo che io sono risorto, ma poi vedranno loro”. No, non ha detto così. No. 

Quanto al diaconato femminile,

guardate, io lascerei la discussione a chi ne sa più di noi: ordinato, non ordinato … boh! Certo Febe è esistita, non lo si può negare, e se non la si imbavaglia con mille "distinguo" lei non smette di parlare, anzi di gridare. Guardate sorelle, potremmo fare così: da domani ognuna di noi chiamerà Febe una delle sue figliole. Chissà che quando dovunque si sentirà chiamare “Febe, Febe! Feebeee!” qualche cosa cambierà? 
Perché vedete qualche volta Gesù ha detto chiaramente "Fate questo in memoria di me" e "Ciò che ho fatto io fatelo anche voi", ma di solito il suo stile è un altro: compie delle scelte e aspetta che lo imitiamo. Aspetta, aspetta ... questa volta sta aspettando da più di 2000 anni... **

*Naturalmente il discorso non è applicabile a tutto il clero: dovunque esistono preti e vescovi illuminati e fiduciosi nella parte femminile della nostra affascinante umanità. Io stessa lavoro con alcuni di loro. Sembra però che non siano molti.
**Per approfondire e ampliare l'argomento si possono vedere gli articoli riportati nella rivista "Jesus", 2019 n. 6, pp. 30-65.

Immagine di copertina tratta da Be my light di Chaimaa Sobhy