Pur nella consapevolezza che ogni bambino con autismo costituisce un caso a sé, da osservare e trattare in modo unico e continuamente suscettibile di cambiamenti, questo laboratorio tenta di fornire, insieme a un breve ripasso di tipo teorico, alcune indicazioni di carattere generale, che si presumono adatte almeno alla maggioranza dei bambini portatori delle due neurodivergenze in esame. Le slide riportano la proiezione e l'approfondimento per un laboratorio (clicca qui per visionare o scaricare le slide); di seguito al presente articolo si trova invece il materiale per la riappropriazione. Ricordo che, trattandosi di un laboratorio, è fondamentale per la comprensione della questione il confronto in presenza. I dati presentati, espressi con linguaggio comune, sono forniti per lo più dall'Istituto Superiore della Sanità.
Materiale per la riappropriazione
1. Una storia per riflettere e discutere in gruppo
Si legge la storia pezzo per pezzo, fermandosi a ogni domanda per trovare insieme una risposta; solo dopo si passa alla sequenza successiva, che fornirà la risposta più adeguata; si lavora in questo modo fino al termine della storia.
Mario e le maestre Rosanna e Giuliana
Le maestre Rosanna e Giuliana insegnano in due classi seconde della scuola primaria, composte ognuna da sedici bambini di sette anni, di cui sei femmine e dieci maschi. Mancano ancora quindici giorni all’inizio della scuola, ma le due docenti, che si sono preparate molto bene, hanno già chiaro in mente il percorso da seguire. Inoltre, siccome conoscono i loro bimbi, perché li hanno già seguiti nell'anno precedente, pensano d’iniziare con un semplice momento di accoglienza, riprendendo subito il lavoro formativo senza troppe introduzioni.
Una mattina però, il preside le chiama in ufficio e dice senza tanti preamboli che nella loro classe sta per entrare un nuovo bambino, arrivato con la mamma dalla città vicina dopo la recente separazione dei genitori. “Un altro maschio!” pensano sconsolate le maestre, ma immediatamente capiscono che questo è l’ultimo dei loro problemi. Infatti il dirigente aggiunge, quasi si trattasse di una cosa di poco conto: “Il bambino si chiama Mario Maschini e ha una forma grave di autismo; ha diritto all'insegnante di sostegno, la quale però per ora non c'è: arriverà più avanti". Rosanna e Giuliana cercano di sapere qualcosa di più, ma il preside si limita a mettere nelle loro mani un numero di telefono e dice: “Sentite voi i genitori!”.
Le insegnanti chiamano la mamma del nuovo scolaro e vedono arrivare una signora stanca ed emotivamente molto provata, dalla quale vengono a sapere che il figlio ha un importante disturbo dello spettro autistico complicato da iperattività e deficit di attenzione.
Con lei c'è anche il bambino, il quale però non guarda affatto le maestre, anzi si gira mostrando loro le spalle. “Fa sempre così quando non conosce qualcuno” sospira la povera mamma.
Durante l'incontro Giuliana e Rosanna vengono a sapere che il bimbo ha frequentato la prima primaria in un paese vicino ed è seguito dalla Cooperativa “Mani unite” dello stesso Comune. Immediatamente fissano un incontro con insegnanti e operatrici dell'associazione, per raccogliere indicazioni e consigli e acquisire il loro punto di vista.
Poco dopo riordinano le informazioni avute dalla scuola e dall'Associazione.
- Mario non è in grado di relazionarsi normalmente con i compagni e per rapportarsi con gli adulti ha bisogno di tempi lunghi e di molta pazienza.
- Percepisce le informazioni sensoriali con infiniti dettagli e pertanto non coglie il significato globale delle situazioni.
- Desidera comunicare, ma non conosce molte parole e quasi mai le usa a proposito: percepisce infatti i termini che non conosce come semplici suoni.
- Si esprime spesso per stereotipie, interrompendo gli altri e parlando a voce alta.
- Fatica a esprimersi anche con i gesti, motivo per cui è meglio usare le immagini per comunicare con lui.
- A volte piange o ride apparentemente senza motivo.
- Nell’inquinamento sensoriale e nella confusione non resiste, si eccita, non capisce più niente, perché ode le voci singolarmente; quando c’è lui è meglio eliminare le luci al neon e non usare profumi né tante immagini.
- Non riesce a stare seduto per più di pochi minuti.
- Non sopporta che gli si parli velocemente o gli si metta fretta; con lui bisogna usare poche parole e aspettare pazientemente le risposte.
- Non sapere dove andrà e che cosa lo attende lo destabilizza: per questo bisogna sempre mostrargli in anticipo, con l'ausilio di un'agenda mobile, ciò che si farà durante le lezioni.
- Non è in grado di compiere due azioni per volta.
- Non segue quasi mai ciò che le maestre dicono.
- È molto sensibile alla gratificazione.
- Non guarda negli occhi le persone che gli parlano ed è inutile chiedergli di farlo.
a) A partire dalle informazioni ottenute dalle maestre, quali consigli dareste a loro per gestire al meglio Mario? (Consultate la cassetta degli attrezzi, al n. 2 di questo articolo, partendo dalle indicazioni date per l’autismo e l’iperattività e risalendo eventualmente a quelle più generali; scrivete almeno quattro o cinque suggerimenti). (10 minuti)
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Ora le maestre non sanno che cosa fare: devono spiegare ai bambini che arriverà un nuovo compagno un po’ speciale o è meglio lasciare che siano loro stessi a capire i problemi di Mario quando l’avranno conosciuto?
b) Voi che cosa fareste? (Tempo massimo 10 minuti)
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Dopo essersi consultate con la psicologa della Cooperativa “Mani unite”, le maestre chiedono alla mamma di Mario di presentare il figlio ai bambini. La donna accetta e arriva il primo giorno di scuola accompagnata da una volontaria dell’Associazione: insieme illustrano le esigenze di Mario, mostrando anche un’agenda con tanti disegni, che si dovrà usare con lui per spiegargli ciò che si farà. I bambini sono attenti e interessati e pongono molte domande: le due signore rispondono con puntualità e competenza.
Subito dopo le maestre tolgono tutti i cartelloni dalle pareti dell’aula e insieme ai bambini scelgono un unico grande cartellone da appendere al centro; poi appongono delle immagini esplicative sulle porte degli ambienti che i bambini frequenteranno (aula, bagno, palestra).
Passa una settimana, ma Mario a scuola non arriva. La mamma fa sapere che la sua auto è dal carrozziere e nessuno può accompagnare il bambino a scuola.
c) Che cosa fare? Voi che cosa fareste?
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Giuliana e Rosanna coinvolgono nel problema il preside, il quale chiama l'assistente sociale del Comune, che in breve risolve la situazione: il bambino sarà accompagnato a scuola dal messo comunale, fino a quando l'auto della mamma non sarà di nuovo funzionante. Intanto arriva l'insegnante di sostegno, che viene messa rapidamente al corrente delle problematiche e inserita nel lavoro quotidiano della classe.
La prima volta in cui Mario rimane a scuola però succede il finimondo: innanzitutto il piccolo non vuole sedersi al suo posto, poi afferra la penna a colori di Milena che si mette a strillare. Lui mette le mani sulle orecchie e urla più di lei. I bambini sono impressionati, Milena si mette a piangere, Mario si butta per terra.
d) Che cosa fareste voi al posto delle maestre di sostegno e di classe? Come vi comportereste per gestire questa situazione problematica?
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Le due maestre non si perdono d'animo: seguendo i consigli della mamma, mantengono la calma e, mentre una di loro porta il resto della classe in cortile, l'altra si occupa di Mario: ripete dolcemente il nome del bambino, finché lui si tranquillizza, beve un po’ d’acqua e la lezione può riprendere.
2. Una "Cassetta per gli attrezzi" per costruire strategie efficaci
Per la disabilità in generale
*Prepariamo con cura l’accoglienza.
*Predisponiamo tempi e spazi individuali per sollecitare con delicatezza la confidenza e, se il bambino con disabilità è verbale, la narrazione della sua vita e del vulnus.
*Vigiliamo perché nel gruppo il bambino con disabilità si senta a casa sua:
- poniamo molta attenzione al clima relazionale;
- cerchiamo di vedere ciò che succede dal suo punto di vista;
- mettiamolo vicino ai compagni più calmi e maturi;
- soffochiamo sul nascere le prese in giro e le incomprensioni;
- reagiamo con serenità alle sue intemperanze.
* Inseriamo se possibile il lavoro di gruppo.
* Adattiamo i testi senza banalizzarli.
*Coinvolgiamo durante le lezioni tutti i sensi del bambino non colpiti dalla disabilità (parlare, vedere, ascoltare, toccare, usare personaggi mobili...).
*Prepariamo schede semplificate con immagini, fotografie, parole chiave, testi riscritti in stampato maiuscolo e / o sintetizzati.
* Con i compagni: non eludiamo le domande sul perché della disabilità, ma nemmeno imponiamo risposte a quesiti che nessuno ha formulato.
Per la sindrome (o disturbo) dello spettro autistico con difficoltà cognitive
* Parliamo con genitori e insegnanti per conoscere al meglio il bambino.
* Prepariamo un album con le foto dei compagni e presentiamoglieli prima che li veda di persona.
* Differenziamo e manteniamo fissi i luoghi delle attività scolastiche: aula, salone mensa, palestra, bagni...
* Manteniamo le pareti dell'aula bianche con un solo elemento iconografico.
* Spieghiamo ai bambini i comportamenti del compagno con disabilità, soprattutto i possibili momenti di rabbia immotivata e gli atteggiamenti “strani” che potrebbe presentare: i bimbi non dovranno spaventarsi né meravigliarsi eccessivamente, ma lavorare con calma evitando la confusione.
* Lavoriamo senza fretta, mostrando come si fanno le cose e usando poche immagini.
* Prepariamo schede con disegni semplici.
* Prima di ogni attività o gioco spieghiamo bene al bambino con autismo tutto ciò che succederà e si farà, eventualmente utilizzando un’agenda o un cartellone con disegni mobili…
* Proponiamogli un solo compito per volta.
* Semplifichiamo i testi seguendo le linee europee dell’informazione accessibile. (Vedi al proposito l'appendice al ppx e in questo blog il post intitolato Semplificare e schematizzare i testi)
* Non lasciamoci inibire dal mancato contatto degli occhi e non alziamo la voce, perché distorce i messaggi.
Per iperattività e deficit d’attenzione
*Teniamo il bambino con ADHD vicino, costantemente sotto controllo:
- agganciamo lo sguardo ogni volta in cui è possibile;
- interpelliamolo spesso;
- parliamogli con frasi chiare e brevi;
- presentiamo le attività divise in parti, un pezzo per volta.
* Manteniamolo lontano dalle distrazioni:
- non lasciamo oggetti incustoditi vicini a lui;
- usiamo cartelloni con immagini e frasi.
* Ricordiamoci di gratificarlo davanti ai compagni per aumentare il livello di accettazione del gruppo.
Mariarosa Tettamanti
Immagine di copertina tratta da The surprise di ilelù (Ileana Lucia Ferri)