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La vera fisionomia della vedova (audio e testo scritto)

                                     

Com'era la vedova dell'obolo al tempio? Giovane o anziana? Il Vangelo non lo dice, ma credo che tutti noi la immaginiamo vecchia e quindi non più in grado di rifarsi una vita, come si usa dire.  Insomma possiamo pensare che questa donna si trovasse in quell'età dell'esistenza che assomiglia molto all'autunno, stagione in cui il sole è meno forte, ma disegna giochi di luce incantevoli, e le foglie sono pronte a morire, ma intanto s'incendiano di colori bellissimi: prima della morte la bellezza e questa donna fa effettivamente qualcosa di veramente bello, fino ad assomigliare a... A chi? Vedremo! Nel post si trovano il testo scritto e il podcast dei Missionari comboniani: per ascoltare cliccare sul triangolino bianco all'interno del cerchietto giallo.

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 21, versetti da 1 a 4.

Alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

Quattro domande banali per una risposta facile

Benritrovati amici. Ci eravamo lasciati con due domande: “Perché nessuno ferma questa vedova dicendole che non è lei a dover dare qualcosa al tempio, ma dovrebbe essere il tempio a dare qualcosa a lei? E come mai gli scribi, che conoscevano molto bene le Scritture antiche, arrivavano a divorare le case delle vedove, come dice Gesù, senza temere la collera di Dio?” 
    Potremmo attualizzare quest'ultimo interrogativo e chiederci oggi, nella giornata che stigmatizza la violenza contro le donne, perché dopo 2000 anni e più di cristianesimo succedano ancora femminicidi insopportabili come quelli a cui assistiamo quasi tutti i giorni. In questo caso, un tentativo di risposta sarebbe eccessivamente lungo e complesso in questa sede, perciò lo lasciamo agli esperti di psicologia e di sociologia e noi pensiamo a pregare, cosa che per altro dovrebbe riuscirci meglio di ogni altra, vero?
    Continuando la nostra riflessione, aggiungiamo invece un paio di altri quesiti ai due dell’altra volta: “Se Gesù aveva detto con chiarezza di essere Dio, perché nessuno gli disse che non Lui, ma le sue creature avrebbero dovuto dargli tutto ciò che avevano? E perché nessuno riuscì a fermare l’assurda morte di Gesù, togliendolo dalle grinfie del sinedrio e di Pilato?”
Be’… Diciamo che le domande sono banali e la risposta è facile, per non dire scontata: purtroppo il male, l’egoismo, l’invidia, l’attaccamento al potere esistono, l’amore per il denaro impera e questi peccati riescono a entrare anche nei luoghi più santi, attaccando e vincendo a volte anche le persone che più di altre si sono votate a una vita di oblatività e donazione. Il male, lo sappiamo bene, si è insinuato anche nella cerchia delle persone più vicine allo stesso Gesù e oggi riesce a insinuarsi anche in alcuni cuori della Chiesa.

La somiglianza della vedova

E tuttavia, mettendo in parallelo i quesiti che riguardano la vedova con quelli che si riferiscono a Gesù, vorrei dire che dopo aver ammirato la generosità e la fede di questa donna e dopo aver deprecato un’élite religiosa che, pur conoscendo bene la legge, ne trasgrediva gli ordini, possiamo fare un passo avanti e vedere questa vedova come figura di Gesù. Sì sì, avete sentito bene: una povera donna immagine di Gesù. «Ha dato tutto quello che aveva per vivere» dice il Maestro e sembra che stia parlando di sé stesso, rivolgendo a lei, ma forse anche autorivolgendosi, un pensiero di tenerezza e di stima.
    Ma com’era la vedova presentata in questo episodio del Vangelo? Giovane o anziana? Il Vangelo non lo dice, ma credo che tutti noi la immaginiamo… vecchia, dato che è misera e nello stesso tempo non sembra in grado di rifarsi una vita, come si dice. Insomma possiamo pensare che questa donna si trovi in quell'età dell'esistenza che assomiglia molto all'autunno, stagione in cui il sole è meno forte, ma disegna giochi di luce incantevoli, e le foglie degli alberi sono pronte a morire, ma intanto s'incendiano di colori bellissimi: prima della morte la bellezza, e lo stupore, e questa donna fa effettivamente qualcosa di veramente bello, fino a far coincidere la sua fisionomia comportamentale con quella di Gesù.
Anche Lui prima di morire fece tra gli altri un gesto d’inaudita bellezza: la lavanda dei piedi. Ho in mente a questo proposito un dipinto di Koder, che potete facilmente trovare in Internet. Gesù è di spalle, inginocchiato davanti a Pietro, chino, come la vedova sulla cassetta delle offerte, su un catino colmo d’acqua, nel quale s’intravedono i piedoni nudi dell’Apostolo; sopra i piedi è visibilissimo il volto del Maestro, che si specchia nell’acqua quasi assecondandone il movimento. Il volto si sovrappone ai piedi e si confonde fino al punto in cui non sai più che cosa tu stia guardando, se l’una o l’altra realtà. É un bel modo, per dire in maniera iconica che Gesù in realtà sta dando sé stesso ai suoi amici, come farà nell’Eucaristia e sulla croce: non sta soltanto lavando i loro piedi. 
    E in questa confusione tra volto e piedi, tra Maestro e discepolo, io vedo l’evocazione poetica, tradotta in modalità plastica, di due vite diventate simbiotiche, due vite, quella umana e quella divina, inseparabilmente fuse, da quando Dio fece l’impensabile scelta d’incarnarsi e diventare uno di noi. Cioè da sempre, perché l’amore di Dio per l’uomo non viene dal tempo, ma dalle profondità dell’eternità. Ed è significativo il fatto che per Koder il viso di Gesù si veda soltanto lì, nell’acqua del catino, mentre è donato: un volto che si riconosce soltanto nel suo darsi. Prima della morte la Bellezza, appunto.

Noi

E questo vale anche per noi, amici, noi che troviamo la nostra vera identità nel ricevere tutto da Dio e nel restituirlo dando agli altri la totalità di noi stessi. Perché noi, che pur vivendo più di 2000 anni dopo, siamo suoi discepoli, noi ai poveri e ai bisognosi, all’altro, chiunque esso sia, in definitiva a Lui, al nostro Maestro e Signore,  noi non possiamo dare nulla di meno di tutto ciò che abbiamo, nulla di meno della nostra vita, nulla di meno di noi stessi. Andiamo di Bellezza in Bellezza, amiche e amici, finché la nostra vita durerà. Grazie

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.


Mariarosa Tettamanti, 25 novembre 2024

Fotografia in copertina di Pierangelo Pagani.