C'è un momento della giornata in cui è richiesta l'invadenza e poi c'è un Principe che porta dei doni meravigliosi, i quali in realtà, come disse in un'omelia per la celebrazione della Cresima mons. Franco Agnesi, il Vicario generale della diocesi ambrosiana, formano un solo dono, destinato a cambiare la vita di chi lo riceve. Entrate con me nei sentieri di parole intessuti da Gesù, per scoprire la vera Bellezza della vita. Il post contiene il testo scritto e il podcast dei Missionari comboniani. Per ascoltare, cliccare sul triangolino bianco nel cerchietto giallo.
Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 11, versetti da 5 a 13.
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli; e se quello dall'interno gli risponde: “Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede, riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».Come chiedere e che cosa chiedere
Mi sembra molto bello trovare, nel giorno di san Daniele Comboni, questo testo del Vangelo di Luca. Perché bello? Direte voi… Non ve lo dico adesso, ve lo dirò più avanti. Voi seguitemi.
Le persone bene educate, mi ha detto un bambino in catechesi, ascoltando questo testo, non sono mai invadenti. Mai, eccetto in un caso: quando si prega. Sì, perché qui Gesù dice chiaramente che nella preghiera si deve essere invadenti, proprio come quel signore lì della parabola, che va di notte da un amico per chiedergli tre pani e insiste insiste insiste.
Secondo molti esegeti questo pane è immagine della partecipazione al banchetto messianico, quindi è di tipo escatologico: in ultima analisi è la vita eterna. Questo significa che noi faremmo bene a chiedere la vita eterna con insistenza.
E qual è secondo questa parabola il più grande dono, la cosa buona per eccellenza che ci viene data attraverso la preghiera? «Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Il dono più grande, la cosa buona per eccellenza è lo Spirito Santo!!
É chiaro allora che l’insegnamento di Gesù attraverso questo discorso è duplice. Da una parte ci esorta a pregare con insistenza e fiducia, dall’altra ci dice che cosa chiedere: la vita eterna e lo Spirito Santo.
Solo pronunciandoli, guardate, a me colmano il cuore di gioia... ma cerchiamo di sprofondare nella bellezza di ciascuno di loro.
La sapienza ci regala nientemeno che lo sguardo di Dio, i suoi occhi, il modo di vedere tutta la realtà dal suo punto di vista… e questa è una visione meravigliosa, caleidoscopica, scintillante.
L’intelletto. Il nome viene da intus legere (leggere dentro). L’intelletto ci permette di vedere in profondità i pensieri di Dio, di entrare nei suoi progetti, di capire sempre più a fondo ciò che Lui vuole, di vedere la sua volontà dispiegarsi davanti a noi come un libro aperto. Che bello… quanto è liberante questa visione?
E quando la vita si complica e si fa difficile, quando finiamo a capofitto nel dubbio e nelle nebbie appiccicose dell’incertezza, ecco il dono del consiglio, che ci rimette in marcia, anzi in volo, nella luce. Nei momenti di dolore invece, quando tutto il bello della vita sembra scomparire e l’esistenza si fa faticosa, chi ci salva dallo scoraggiamento? Sicuramente ancora lo Spirito Santo con il dono della fortezza, quella stessa fortezza che vediamo aggirarsi nei reparti ospedalieri, dove la vita si mostra in tutta la sua fragilità e precarietà e dove la fede fa la differenza.
La scienza secondo lo Spirito aggiunge alla bellezza del mondo la sua continua eloquenza, perché il creato parla, narra, racconta, canta, con il linguaggio della bellezza e dell’armonia, l’amore di Dio. E poi c’è la pietà, che ci lega indissolubilmente a Lui e c’insegna a vivere come Lui, e infine il timore di Dio, che non è paura di Lui ovviamente, ma coincide con la docilità, l’umiltà e la sicurezza serena di chi mette le mani in quelle del suo Papà, come un bambino, per essere guidato dolcemente da Lui. Presi insieme, questi doni sono in realtà un unico regalo, come disse mons. Franco Agnesi in una memorabile omelia, durante la celebrazione della Cresima a un gruppo di ragazzi, e questo regalo disegna la mappa di una felicità possibile e di una personalità pienamente realizzata, “risolta” diremmo oggi, cioè capace di affrontare la vita anche nelle avversità, con gioia e determinazione.
Le persone bene educate, mi ha detto un bambino in catechesi, ascoltando questo testo, non sono mai invadenti. Mai, eccetto in un caso: quando si prega. Sì, perché qui Gesù dice chiaramente che nella preghiera si deve essere invadenti, proprio come quel signore lì della parabola, che va di notte da un amico per chiedergli tre pani e insiste insiste insiste.
Secondo molti esegeti questo pane è immagine della partecipazione al banchetto messianico, quindi è di tipo escatologico: in ultima analisi è la vita eterna. Questo significa che noi faremmo bene a chiedere la vita eterna con insistenza.
E qual è secondo questa parabola il più grande dono, la cosa buona per eccellenza che ci viene data attraverso la preghiera? «Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Il dono più grande, la cosa buona per eccellenza è lo Spirito Santo!!
É chiaro allora che l’insegnamento di Gesù attraverso questo discorso è duplice. Da una parte ci esorta a pregare con insistenza e fiducia, dall’altra ci dice che cosa chiedere: la vita eterna e lo Spirito Santo.
Sette o uno?
E quando lo Spirito Santo viene, dico sempre ai bambini, è come un grande principe, che non arriva mai a mani vuote, ma porta con sé un’infinità di doni, soprattutto i sette classici, quelli che abbiamo studiato al catechismo e che forse abbiamo dimenticato. Eppure sono così belli, vale la pena ricordarli. Rivediamoli insieme, lasciandoli emergere dagli scavi profondi della nostra memoria: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio.Solo pronunciandoli, guardate, a me colmano il cuore di gioia... ma cerchiamo di sprofondare nella bellezza di ciascuno di loro.
La sapienza ci regala nientemeno che lo sguardo di Dio, i suoi occhi, il modo di vedere tutta la realtà dal suo punto di vista… e questa è una visione meravigliosa, caleidoscopica, scintillante.
L’intelletto. Il nome viene da intus legere (leggere dentro). L’intelletto ci permette di vedere in profondità i pensieri di Dio, di entrare nei suoi progetti, di capire sempre più a fondo ciò che Lui vuole, di vedere la sua volontà dispiegarsi davanti a noi come un libro aperto. Che bello… quanto è liberante questa visione?
E quando la vita si complica e si fa difficile, quando finiamo a capofitto nel dubbio e nelle nebbie appiccicose dell’incertezza, ecco il dono del consiglio, che ci rimette in marcia, anzi in volo, nella luce. Nei momenti di dolore invece, quando tutto il bello della vita sembra scomparire e l’esistenza si fa faticosa, chi ci salva dallo scoraggiamento? Sicuramente ancora lo Spirito Santo con il dono della fortezza, quella stessa fortezza che vediamo aggirarsi nei reparti ospedalieri, dove la vita si mostra in tutta la sua fragilità e precarietà e dove la fede fa la differenza.
La scienza secondo lo Spirito aggiunge alla bellezza del mondo la sua continua eloquenza, perché il creato parla, narra, racconta, canta, con il linguaggio della bellezza e dell’armonia, l’amore di Dio. E poi c’è la pietà, che ci lega indissolubilmente a Lui e c’insegna a vivere come Lui, e infine il timore di Dio, che non è paura di Lui ovviamente, ma coincide con la docilità, l’umiltà e la sicurezza serena di chi mette le mani in quelle del suo Papà, come un bambino, per essere guidato dolcemente da Lui. Presi insieme, questi doni sono in realtà un unico regalo, come disse mons. Franco Agnesi in una memorabile omelia, durante la celebrazione della Cresima a un gruppo di ragazzi, e questo regalo disegna la mappa di una felicità possibile e di una personalità pienamente realizzata, “risolta” diremmo oggi, cioè capace di affrontare la vita anche nelle avversità, con gioia e determinazione.
Il ritratto di san Daniele
Plasmati da questi doni, noi diventiamo sapienti, profondi, saggi, forti, in grado di vedere e godere della presenza di Dio, oranti e umili… proprio come san Daniele Comboni: basta leggere qualcuna delle sue lettere per vedere che questo è il suo ritratto.
Perché San Daniele in realtà era scomparso. Come scomparso? Era scomparso, per creare spazio allo Spirito Santo, così che non era più lui a parlare e agire, ma lo Spirito che viveva in lui. A quante persone san Daniele ha aperto le porte dell’eternità? Dio solo conosce questo consistente numero. Ecco perché è bello e giusto che nel giorno di san Daniele noi ci rallegriamo e ci scaldiamo al fuoco vivo di queste bellissime parole di Gesù.
Perché San Daniele in realtà era scomparso. Come scomparso? Era scomparso, per creare spazio allo Spirito Santo, così che non era più lui a parlare e agire, ma lo Spirito che viveva in lui. A quante persone san Daniele ha aperto le porte dell’eternità? Dio solo conosce questo consistente numero. Ecco perché è bello e giusto che nel giorno di san Daniele noi ci rallegriamo e ci scaldiamo al fuoco vivo di queste bellissime parole di Gesù.
Il momento più bello
Ed ecco perché anche noi dobbiamo chiedere innanzitutto lo Spirito Santo: Lui può veramente rendere la nostra esistenza più facile e più brillante. Vi confido che per me il momento più bello della giornata viene al mattino, quando mi ritaglio un po’ di tempo per recitare il Veni Creator: è lì che il mio pensiero si amplifica e raggiunge le radici della vita e della gioia, qualunque sia la giornata che mi attende. Provare per credere.La vita eterna, che non smetteremo di domandare, sarà allora il compimento di un’esistenza terrena pienamente vissuta e completamente felice. E così sia. Grazie!
N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.
Mariarosa Tettamanti, 10 ottobre 2024