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Tre pomodori in un vassoio (podcast e testo scritto)


Non "ti voglio bene perché ho bisogno di te", ma "ho bisogno di te perché ti voglio bene": l'amore ha bisogno dell'amato. Testo scritto, podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) e disegno di Virna Paghini.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini - Mariarosa Tettamanti, Milano 19 giugno" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 9, versetti da 11b a 17.

Egli (Gesù) le accolse (le folle) e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Pensateci voi!

Simpatici questi dodici, che chiedono al loro Maestro, con tono più imperativo che di domanda, di congedare la folla, senza nemmeno chiedersi se potrebbero fare qualcosa loro stessi per gli affamati che li hanno seguiti. Che differenza con Gesù, il quale, secondo l’evangelista Marco, prova invece compassione per la fame di questa gente, che è sazia solo della sua Parola.
Gli apostoli assomigliano a quelli tra noi che, non solo non pregano per gli altri, ma nemmeno rinunciano per i poveri a nessuna delle loro comodità e privilegi. A loro (a noi!) Gesù dice: “Pensateci voi”.

L'amore ha bisogno dell'amato

“Abbiamo solo cinque pani e due pesci” rispondono gli Apostoli. “Abbiamo solo il nostro stipendio, la pensione… bastano appena per mangiare, pagare le bollette, divertirci e andare in vacanza” diciamo noi. “Va bene” dice Gesù “datemi ciò che avete. Incominciamo da lì, dal poco che avete”. 
Sempre sorprendente, per non dire incomprensibile, questo Gesù che si è messo in testa di avere bisogno di noi. Chissà perché poi… Forse perché ci tratta da persone adulte e non da bambini che si rivolgono a mamma e papà per ogni bisogno? O forse perché vuole che proviamo l’emozione gioiosa che viene dal donare, perché vuole che ci sentiamo legati tra noi, solidali con i fratelli che soffrono?
È tutto vero, ma a me sembra che questo bisogno di Gesù definisca il suo vero volto: l’amore ha bisogno dell’amato. “Non ti voglio bene perché ho bisogno di te” scriveva Erich Fromm “ma ho bisogno di te perché ti voglio bene”. Gesù ha bisogno di noi, per il semplice fatto che ci vuole bene.

Ci devono pensare i politici

E gli Apostoli, dopo qualche resistenza (“Abbiamo solo queste poche cose…”) danno a Gesù i cinque miseri pani e gli ancor più miseri pesci, mentre noi, pur di non riconoscere il bisogno di Gesù, preferiamo spesso accampare altre scuse: “Ma che cosa potremmo fare noi, di fronte a tutta la fame del mondo? Anche se dessimo tutto sarebbe una goccia nel mare, non risolveremmo niente. Sono i politici che ci devono pensare!” E' vero... ma mentre i politici discutono di tutt’altro, i poveri continuano a soffrire. 

Tre pomodori su un vassoio d'oro

Rammento a questo proposito una storiella che mi raccontava mio papà. Non sono sicura di ricordarla perfettamente, ma ci provo.
C’era una volta un contadino che coltivava dei pomodori con grande passione. Un giorno nel suo orto ne nacquero tre così belli che pensò subito di portarli al suo re, il quale era un sovrano buono, che meritava l’affetto dei suoi sudditi. Detto fatto, si presentò alla reggia, dove c’era già la fila di coloro che chiedevano di essere ricevuti dal re, si mise in coda anche lui e, mentre aspettava, si guardò un po’ in giro. Vide allora che gli altri avevano tra le mani doni ben più preziosi del suo: gioielli, vesti di broccato, opere d’arte di grande valore… Fu così che si vergognò dei suoi tre pomodori e senza dire nulla si avviò piano piano per tornare a casa senza incontrare il suo sovrano. Mentre usciva dal grande portone della reggia, s’imbatté nel figlio del re, un principe eccezionale, sensibile, generoso, il quale capì subito la situazione e… sapete che cosa fece? Mise i tre pomodori del contadino in un bellissimo vassoio d’oro finemente cesellato e tempestato di pietre preziose e riportò l’offerente rinfrancato al suo posto nella fila. Quando il re vide davanti a sé l’agricoltore con i tre pomodori, riconobbe immediatamente il vassoio, capì che c’entrava il suo amatissimo figlio e, celando nella lunga barba sorrisi e commozione, invitò il contadino a pranzo con lui. 
La storia del babbo finiva qui, mentre noi sognavamo il pranzo nella reggia e il contadino che diventava un amico carissimo del figlio del re. Mi sembra che questa storiella spieghi bene la dinamica del testo che abbiamo letto: “Tu da’ al mio bisogno di te ciò che puoi” dice il Signore “al resto penso io”.

"Li mangia lui!"

Quando leggo questo episodio del Vangelo in catechesi e a un certo punto chiedo ai bambini “Che cosa farà Gesù con questi cinque pani e due pesci?” c’è sempre qualcuno che dice: “Li mangia Lui!”. Giusto no? È Lui il capo! A volte è duro liberare i bambini dall’educazione all’individualismo che oggi impera un po’ dovunque.
Allora ai ragazzi racconto il seguito dell’episodio e mi godo i loro occhi sgranati e i sorrisi felici. “Questo” spiego “è ciò che succede nell’offertorio della Messa. Ciò che noi diamo è una piccola cosa, ma unito al sacrificio di Gesù sulla croce diventa offerta gradita e preziosa”. Il bello della storia con i bambini però viene dopo, quando dico che con noi Gesù fa molto di più, perché ci dà addirittura sé stesso attraverso il pane eucaristico.

Come vorrei

Come vorrei che anche gli adulti sentissero in profondità la novità dirompente dell’Eucaristia, invece di viverla purtroppo come un’abitudine. Come vorrei che anche i cristiani adulti fossero lì, con i loro bambini, accovacciati sotto il tabernacolo, nell’intimità con Gesù! Sono sicura che cambierebbero tantissime cose, forse cambierebbe tutto. Allora oggi, giorno del Corpus Domini, proprio per questo pregheremo: perché il mondo riscopra la forza dell’Eucaristia, che ama e libera e scioglie le corde di schiavitù che ci legano a noi stessi. 

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti


immagine di copertina tratta da Value study of tomatoes di Drawn Crandall.