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Confessione di un'adultera (podcast e testo scritto)

Che cosa prova un condannato alla pena capitale poco prima dell'esecuzione? Come rivede la sua vita e i suoi sbagli? Come gestisce la paura e il dolore? Nel post trovate il testo scritto, il podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani, vedi spiegazione in calce), la fotografia di un mosaico di Rupnik e due illustrazioni di Virna Paghini, di cui una da colorare, per i nostri bambini.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini - Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesi di Milano - 03 aprile 2022" su Spreaker.


La confessione dell'adultera

Sì, lo confesso, sono stata debole e ho peccato, ho peccato contro la legge di Mosè e dei nostri padri. Ho sbagliato come sbagliano le donne dopo anni e anni di maltrattamenti, di obbedienza senza fiatare, di duro lavoro senza mai una soddisfazione, senza un piccolo grazie, senza un gesto di bontà. Ho sbagliato come sbagliano le donne come me, quando nella loro misera vita irrompe un uomo giovane e gentile, bello come il messia che deve arrivare, intraprendente e deciso, ma soprattutto capace di farsi credere innamorato. Ho pensato che finalmente Adonai si fosse ricordato anche di me e mi avesse mandato uno dei suoi angeli o forse lo stesso messia, a riscattarmi da anni e anni di sofferenza.
Invece sono finita nel cortile del tempio, tra le mani di uomini bramosi di sangue e desiderosi di condannarmi alla lapidazione. Ho visto chinarsi nella vergogna il viso avvizzito di mio padre, ho visto le lacrime e udito i lamenti di mia madre… Ho pensato ai miei bambini: che ne sarebbe stato di loro, marchiati per sempre come i figli dell’adultera?
Per prima cosa ho visto il mucchio di pietre: erano lì per me, erano piccole e aguzze, scelte bene dai carnefici, per prolungare il più possibile il mio supplizio. Ho sentito un brivido scuotermi dalla testa ai piedi e ho avvertito la soddisfazione di coloro che mi stavano trascinando per le braccia. Ho pregato in quel momento: ho chiesto ad Adonai che la prima pietra fosse così grossa e scagliata con tanta violenza da uccidermi subito.

L'impossibile incontro

Ho chiuso gli occhi per un momento e quando li ho riaperti ho visto davanti a me un uomo. Non chiedetemi come fosse, non lo ricordo, o forse è meglio dire che non lo so descrivere: era indiscutibilmente un uomo, ma era anche molto di più; mi guardava e mi amava, non so come né perché, ma mi amava. In quel momento mi amava come non aveva mai amato nessuno, come se fossi l’unica donna della sua vita. Tutto è sparito allora: eravamo soli, il mio sguardo nel suo, il suo sguardo nel mio, e ciò che mi è arrivato chiaro, senza fraintendimenti, è stato un messaggio carico di stupore, un messaggio di perdono.
Ho sentito che i miei carnefici lo chiamavano maestro e poi gli hanno chiesto qualcosa che non sono riuscita ad afferrare. Lui si è seduto e si è messo a scrivere con il dito per terra. “Non lasciarmi” l’ho supplicato mentalmente “Guardami ancora! Se mi guardi, posso morire senza paura”. Poi l’ho sentito dire: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. “Ecco, ci siamo, ora incominciano” ho pensato e mi sono rattrappita in attesa del primo colpo.

Adonai!

Invece ho sentito degli scalpiccii frettolosi e dei brontolii imbarazzati, finché una voce che veniva dai tempi e dalle profondità della creazione mi ha detto: “Donna, dove sono i tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?”. E c’era perfino del divertimento in quella voce, come la risata chiara di un bambino o il frullo d’ali di un passero che vola via dalla gabbia che lo imprigionava.
Ho guardato: non c’era più nessuno nel cortile del tempio, così ho detto: “Nessuno … Adonai”. L’ho chiamato così, perché ormai sapevo chi fosse. “Neanch’io ti condanno, va’ in pace e non peccare più” mi ha detto con un sorriso e mi ha lasciata lì, con il cuore pieno di lacrime di gioia: sapevo che ora mi aspettava finalmente la mia vera vita.

Cosa strana e stupenda

È la stessa gioia che proviamo oggi noi, amici, al pensiero di essere giudicati da uno come Gesù: misericordioso, comprensivo, geniale, divertente e impudente come Lui. Scriveva il teologo Moioli, chiudendo il suo testamento, scritto quando ormai combatteva contro una malattia che non gli lasciava scampo: “Cosa strana e stupenda avere un giudice crocifisso per me!” Grazie!

Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 8, versetti da 1 a 11.

Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise ad insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».


E' suggestiva questa  interpretazione del mosaicista Rupnik, che mostra la mano sinistra di Gesù appoggiata sulle pietre, quasi a fermarle, e gli occhi della donna resi grandi come quelli del Maestro perché ormai consapevoli di contemplare la misericordia di Dio; sul suo viso si mescolano il dispiacere per ciò che ha commesso e un'attonita dolcezza per ciò che ha ricevuto, mentre manifesta con la posizione delle mani la sua disposizione al cambiamento: "Dimmi ciò che devo fare e lo farò."


N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti


 Immagini tratte dai mosaici di Rupnik.