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Una scarsa dozzina (podcast e testo scritto)


Perché Gesù ha scelto proprio questi uomini? Perché erano fedeli e onesti? Erano umili o particolarmente intelligenti? Mah... scopriamo insieme la risposta a questa interessante domanda.
Podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) e commento scritto al Vangelo secondo Luca (6,12-19). Per ascoltare dal podcast, cliccare sul cerchietto giallo con una freccia bianca al centro.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini - Mariarosa Tettamanti formatrice diocesana di Milano - 07 settembre 2021" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 6, versetti da 12 a 19.
In quei giorni Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era una gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Il perché di una scelta

Perché Gesù ha scelto proprio questi uomini? Perché erano fedeli? No, non avrebbe chiamato un rinnegato e un traditore, come Pietro e Giuda. Perché erano onesti? Sì, ma ha ospitato due ladri! Erano osservanti della legge civile? No, altrimenti non avrebbe invitato lo Zelota. Allora erano dei veri israeliti, dei patrioti? Nemmeno, se ha scelto Levi, l’esattore delle tasse per conto dei Romani. Forse avevano fede in Lui... e allora che cosa ci faceva Tommaso… e anche gli altri in certe occasioni. Ah ecco, Gesù vide in loro l’umiltà… No no, Giacomo e Giovanni pretendevano i primi posti, altro che umiltà. Erano persone intelligenti… Ma no, Filippo ad esempio non capiva nemmeno dove fosse il Padre!
La verità è che a Gesù i suoi uomini andavano bene così, con i loro caratteri contraddittori, con la loro storia, tormentata o tranquilla. Gli occhi di Gesù sono contemplativi, cioè esprimono lo sguardo di chi vede il bello dell’umanità. Il Maestro voleva che stessero con Lui, che si sentissero amati, questo sì, voleva renderli felici con il dono della missione.

Uomini molto diversi

Ma come potevano convivere uomini così diversi? Un collaboratore dei Romani e uno zelota loro nemico giurato … Pescatori probabilmente analfabeti e un ragioniere come Matteo, un uomo maturo come Andrea e un ragazzo come Giovanni, una personalità forte come quella di Pietro e delle persone schive come Giacomo il Minore e Giuda Taddeo, dei quali non sappiamo praticamente nulla… Per non parlare di Giuda Iscariota, l’uomo delle tenebre, colui che preferì l’orrore del cappio al perdono. Ecco, quando ci lamentiamo delle nostre comunità dovremmo ricordarci di questo gruppo così eterogeneo e malmesso e non dubitare che con Gesù è possibile andare d’accordo, nonostante le differenze; anzi, ogni differenza segnala una ricchezza.

Uomini come tutti

Gli Apostoli furono grandi nel seguire Gesù senza pretendere garanzie, miseri nei momenti di crisi. In realtà, dentro di loro si alternavano le due anime che da sempre si agitano nel cuore di ogni uomo. Pietro fu passionale e risoluto, ma si lasciò vincere più volte dalla paura; Matteo era un ladro, ma fu anche coraggioso nel lasciare tutto per seguire Gesù; Giovanni fu affettivo e fedele, ma con suo fratello Giacomo subì il fascino del potere; Tommaso fu concreto, deciso e… malfidente, Filippo fu affidabile, ma lento a comprendere la verità… E anche se a tutti fu donata, in uno strano e bellissimo giorno della vita, la beatitudine della fede, Gesù da loro ottenne risultati piuttosto scarsi, tanto che quasi tutti disertarono la croce. 
Eppure essi divennero le colonne fondanti della Chiesa: Gesù non ebbe paura di scommettere sui suoi amici e la sua fiducia fu il motore del loro valore ritrovato. Nessuno di loro avrebbe mai immaginato il ruolo che avrebbe avuto nella Chiesa nascente.
E questa è una buona notizia anche per noi.

Una storiella interessante

Quando avevo 14 anni, partecipai ai miei primi Esercizi spirituali e il predicatore raccontò una storiella interessante. Disse che la nostra vita è come un arazzo, del quale noi vediamo solo il retro e, fidandoci dell’intreccio confuso che scorgiamo, ci lamentiamo: “Perché io devo essere questo filo nero? Io voglio essere quel filo giallo… guarda come brilla!”. E così facciamo di tutto per essere ciò che non siamo, per abbracciare una vita non nostra, per costruire delle soddisfazioni che si riveleranno vuote. Quando poi arriveremo di là e vedremo finalmente l’arazzo in tutto il suo significato, ci capiterà di scoprire che il filo nero forma in realtà l’occhio del personaggio principale, mentre quel filo giallo che ci piaceva tanto è nient’altro che un po’ di paglia sotto gli zoccoli del suo cavallo.
Gesù ci ama così, con le nostre cadute e le nostre lente risalite, i nostri slanci e i nostri terrori nascosti. E con i materiali poveri costruisce i suoi capolavori: dobbiamo guardarci con i suoi occhi per imparare ad amarci.

Il tredicesimo apostolo

Ognuno di noi è il tredicesimo apostolo e in ognuno di noi, certamente in modo originale e irripetibile, c’è qualcosa della debolezza di Pietro, della fedeltà di Giovanni, dell’attaccamento al denaro di Matteo, dei dubbi di Tommaso, della sicurezza di Andrea, della sincerità di Bartolomeo, dell’affidabilità di Filippo e perfino dell’oscurità di Giuda.
A quale di loro assomiglio di più? A quale vorrei assomigliare? Questo potrebbe essere l’avvio della riflessione odierna, ma poi abbandoniamo i pensieri alla preghiera di affidamento: “Signore, io so che con questa mia vita piccola e insignificante, con questo cuore angusto, con questa intelligenza limitata tu puoi modellare un’opera di successo, un capolavoro per il tuo Regno. Mi affido a Te, Gesù, Tu sei il mio artista, mi affido perdutamente a Te.”


NB. Questo articolo è un commento chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che porta ogni giorno la Parola di Dio nelle nostre case e sul lavoro, orientando  le nostre giornate e dando loro colori liberi e nuovi. 

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Den Ianga Vandrigen di Emilia Dziubak.