Passa ai contenuti principali

Antoine e il pelo delle capre


“Il piccolo principe” di Antoine de Saint Exupéry può essere anche un libro per bambini? Sembra che fior di esperti si stiano interrogando su questa questione. Da parte mia, offro tre indizi per una risposta che lascio al lettore.

Primo indizio, tratto da un romanzo in fieri

Tra i tormenti limacciosi del limbo in cui si trovava, Miriam sentì la vocetta acuta di Meg, che si alzava sopra a quelle smorzate dei fratelli: “Ho detto che devo chiedere una cosa alla mamma!”. "Se Meg ha deciso di entrare, entrerà" pensò stancamente Miriam e infatti eccola lì, la sua bimba caparbia, tutta contenuta in 7 anni decisi a far valere i suoi diritti. “Mamma, che cosa vuol dire -L’essenziale è invisibile agli occhi?”. “Vieni qui” disse Miriam “Stai leggendo Il piccolo principe?”. Le fece posto nel letto e Meg si avvicinò a lei. “Che cosa vedi in questo momento nel mio cuore?” chiese la mamma. Il visetto della piccola si contrasse in un'espressione grave, una smorfia di dispiacere e di comprensione, che la fece sembrare per un attimo molto adulta: “Vedo tanta tristezza, mamma, perché Daniele è morto”. “Con che cosa la vedi questa tristezza Meg, con i tuoi occhi verdi?”. Miriam ora sorrideva, mentre parlava dolcemente, cercando di nascondere il dolore. La bimba guardò incerta il sorriso della mamma e poi la cinse con le braccia. “No” esclamò e aggiunse illuminandosi: “La vedo con il cuore! Mamma, sto dipingendo in giardino sul cavalletto di Mariam. Ho dipinto l’albero della magnolia. Vieni a vedere!” Il tono di voce della piccola era tornato allegro  e spensierato.

Secondo indizio, tratto dalle mie memorie

A scuola, il momento della magia assoluta arrivava alla fine delle lezioni, prima del ritorno a casa, quando la maestra ci invitava a riporre i libri nella cartella e con un sorriso complice incominciava a leggere. Aveva la voce materna, ricca di sfumature gentili, che entravano nelle nostre testoline creando immagini e pensieri nuovi. Era bello lasciarsi portare in giro così per il mondo, navigando tra le nuvole dell’intelligenza curiosa. Quando arrivava il suono della campanella era sempre troppo presto.
In prima classe, Pinocchio fu il nostro compagno di birichinate e disubbidienze divertenti. Di lui ricordo soprattutto la gioia alla fine del racconto, quando finalmente divenne un bambino. Tornai a casa esultante: avevo scoperto che i libri creano dei veri amici, con i quali è possibile emozionarsi, addolorarsi e gioire. I libri erano mondi da esplorare.
In quarta ci vennero letti i racconti mensili del libro Cuore di De Amicis: ricordo le lacrime a uragano versate su “Cuore romagnolo” e su “La piccola vedetta lombarda”. In quinta passammo al maestro Azor, che lesse per noi I promessi sposi, omettendone ovviamente alcune parti. Ancora oggi non posso lasciar passare troppo tempo senza rileggere il capolavoro manzoniano e ne traggo sempre un piacere nuovo, anche se non riesco più a provare la felicità e la curiosità di quei giorni. “Quel ramo del lago di Como…”, “Addio monti sorgenti…”, “Scendeva dalla soglia di uno di quegli usci…”: testi meravigliosi, parole da girare e rigirare nella mente e tra le labbra, espressioni che non ho più dimenticato, punto per punto, virgola per virgola.

Terzo indizio, tratto dalle Epistulae di Orazio

Alter rixatur de lana saepe caprina: “Litiga spesso sulla lana delle capre”. Questa espressione di Quinto Orazio Flacco si riferisce a chi perde del tempo per discutere questioni inutili e sciocche. La lana delle capre comuni è infatti cattiva, difficile da lavorare e fastidiosa da indossare una volta confezionata: davvero non vale la pena di occuparsene e di usarla.

Breve spiegazione degli indizi per chi ancora avesse qualche dubbio

Il primo indizio ricorda che il pensiero simbolico nasce nei bambini molto presto. Intorno ai 2/3 anni, in concomitanza con lo sviluppo del lessico, quando cioè il piccolo acquisisce una certa padronanza del linguaggio, egli intuisce anche che le parole non bastano, che c’è qualcosa di più profondo che lo abita, ma non è del tutto dicibile: la sua mentalità concreta ha bisogno di rappresentarsi l’invisibile e a questo servono i simboli, attraverso i quali attingere ai significati profondi. Crescendo, soprattutto dagli 8 anni in poi, il pensiero infantile è sempre più convintamente controfattuale, nel senso che rivendica la possibilità di andare oltre il mondo delle cose e al di là di ciò che esse appaiono. (Vedi a questo proposito, ad esempio, Martin Buber e la filosofa pedagogista Peiretto).
Il secondo indizio dimostra che un bravo pedagogo può guidare i bambini nella lettura di qualsiasi libro, purché lo faccia con intelligenza e passione, tenendo conto delle capacità dei suoi ascoltatori... e
 purché abbia tra le mani un "buon libro".
Il terzo indizio dice che ci sono questioni che, anziché essere indagate con il pensiero, chiedono di essere sperimentate nella realtà dei fatti: se la lana caprina va bene o no ce lo dice il prurito che dà quando la indossiamo, dopo di che non vale più la pena di parlarne; se un libro può essere o no adatto ai bambini lo può dire solo chi lo ha usato con loro. Io ad esempio. Ho proposto più volte ai ragazzini Il piccolo principe, ottenendo alto interesse, belle discussioni e commozione… e d’altra parte nemmeno I promessi sposi sono un libro per l’infanzia. 

Alcune domande finali

Agli esimi esperti di letteratura infantile chiederei un po’ più di fiducia negli insegnanti. E soprattutto nei ragazzi. Se poi i detrattori del "Piccolo principe" sono a loro volta scrittori per bambini, perché hanno paura della concorrenza? E... a proposito, siamo sicuri che Pinocchio sia un libro per bambini? E il Vangelo?

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Afternoon in the forest di Gosia Kozdron