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Eroi e antieroi (podcast e testo scritto)


Mamma mia, che parole! Questa è una delle poche volte in cui Gesù è veramente duro... Podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) e commento scritto al Vangelo di Matteo (23,13-22). Per ascoltare, cliccare sul cerchietto giallo con una freccia bianca al centro.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini - Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana di Milano - 23 agosto 2021" su Spreaker. 

Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 23, versetti da 13 a 22.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geenna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio non conta nulla; se invece giura per l'oro del tempio resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? E dite ancora: “Se uno giura per l'altare non conta nulla; se invece uno giura per l'offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.

C'è chi manda i figli di Dio all'inferno

Mamma mia, che parole! Questa è una delle poche volte in cui Gesù è veramente duro e lo manifesta nello sguardo, che immaginiamo “solidificato”, e nell’alzarsi inflessibile del tono di voce. Succede quando il Maestro vuole difendere la gente comune da chi detiene il potere, soprattutto da chi usa male il potere delle idee e il potere religioso, arrivando a stravolgere perfino la legge di Dio. Sono le volte in cui Gesù vuole dare scossoni alle coscienze e far capire che… “qui davvero non si scherza, gente, voi state mandando i figli di Dio all’inferno”. 

Le guide cieche

È ciò che fanno le guide cieche, cioè coloro che hanno una vista così miope ed astigmatica da non scorgere più la meta: così sbagliano clamorosamente strada e costringono gli altri a seguirli, perdendoli. Invece di insegnare la via di Dio e della preghiera additano il denaro e i beni materiali: l’oro importa più del tempio, l’offerta vale più dell’altare.
Quante guide cieche
 camminano oggi nelle nostre città, abitano nelle nostre famiglie, colonizzano i media e fanno rotolare rovinosamente i loro discepoli (o i loro fans diremmo oggi) lontano dalla salvezza? Recentemente ho chiesto a più di duecento ragazzini della scuola primaria di indicare i loro eroi. Non è difficile indovinare le loro risposte: hanno scelto i calciatori ovviamente (o sporadicamente qualche altro sportivo particolarmente famoso e ricco), gli influencer, gli youtuber e poco più. “Perché avete scelto loro?” ho chiesto. Risposta scontata: “Perché sono famosi e hanno tanti soldi”, cioè perché disegnano una catasta di valori sulla cui cima c’è il denaro e ci sono i beni materiali connessi alla visibilità. Nulla è cambiato dai tempi degli scribi e dei farisei.

I veri eroi

Ma esiste un antidoto a questi antieroi? Certo, esistono i veri eroi.
Di due donne vi voglio parlare. Due laiche, entrambe con il nome di un fiore. Di casato aristocratico la prima, di famiglia contadina la seconda; consacrata a Dio la prima, sposa e madre di otto figli la seconda; povera per scelta la prima, povera per nascita e ancor più immiserita dalla guerra, che le sottrae il marito, la seconda; la prima trova grandi sofferenze nelle stigmate, che le permettono di vivere la croce accanto allo Sposo, la seconda perde cinque figli, rapiti dalla scarlattina, dal tifo e dalla morte bianca, che ai suoi tempi strappavano con troppa frequenza le radici fragili della tenerezza infantile. L’una è santa sugli altari, l’altra è santa di famiglia. Sono santa Rosa da Lima, peruviana, vissuta tra il 1500 e il 1600, che festeggiamo oggi, e mia nonna Rosa, una nonna come tante, come tutte le nostre nonne, vissuta nel secolo scorso. Due vite molto diverse, accumunate però dall’aver sperimentato per sempre e pienamente le due grandi effe che fanno bella l’esistenza: la felicità e la fede. Anzi, la fede e la felicità, perché è la prima a motivare la seconda. Mia nonna, sempre con la corona del rosario in mano, mi diceva: “Di otto figli, ne ho avanzati tre, non so come mai il mio cuore non è scoppiato: deve avere la pelle dura”. Sì, è vero, era la pelle dura della resilienza per fede.

Occorre scavare tra le radici del tempo

Perché noi frequentiamo così poco i santi dell’altare e delle nostre famiglie, questi sì dei veri eroi? E perché quasi nessuno parla più di loro ai nostri ragazzi? È vero che alcuni percorsi catechistici, come quello della diocesi di Milano ad esempio, li introducono, ma credo che debbano essere prima di tutto i genitori e i nonni a scavare tra le radici del tempo, nella loro famiglia e nella Chiesa, per trovare queste vite profumate e mostrarne l’attualità, che coincide, non con lo stare al passo con i tempi, ma con il fascino dell’equilibrio, della forza e della bellezza di vite donate nella gioia. Dobbiamo reimparare a raccontare queste esistenze, con la capacità di coinvolgere degli aedi antichi e la fede dei cristiani d’oggi, che credono in ciò che dicono, uscendo dai soliti moduli agiografici per puntare su ciò che attira e conta.

La vita vera affascina

È la vita vera ad affascinare, molto più delle vite patinate e false che si dipanano nei vari tolk show di cui sono prodighi i media. È la contemplazione di un’esistenza bella il rimedio al non senso, al vuoto, alla tentazione della fine, alle tante patologie dell’anima che travagliano questo nostro tempo. Riproviamoci: utilizziamo i pod cast, i video, ma soprattutto la nostra voce, il nostro sguardo, l’abbraccio e la vicinanza fisica, per comunicare il calore e la forza della verità. 

NB. Questo articolo è in realtà un commento che l'autrice ha donato alle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che commenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre. 

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Aviva Short Stories - Più proprietari.