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Regaliamoci la felicità (podcast e testo scritto)


Le Beatitudini, il programma di felicità proposto da Gesù. 
Commento scritto con il contributo di mons. Pierantonio Tremolada, vescovo della diocesi di Brescia, podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) 
e illustrazione di Virna Paghini per il Vangelo di Matteo (5,1-12). Per ascoltare dal podcast, cliccare sul cerchietto giallo con una freccia bianca al centro.

Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 5,  versetti da 1 a 12.
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte; si pose a sedere e si avvicinarono a Lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.

Le beatitudini del mondo

Le Beatitudini, il programma di felicità proposto da Gesù. Spesso la forza eversiva del Vangelo ci mette a contatto con un annuncio in aperta collisione con ciò che il mondo sostiene. Chi sono i beati per il mondo? Beati sono i ricchi che sanno accumulare denaro con ogni mezzo, perché non hanno bisogno di nessuno, nemmeno di Dio, e riescono ad avere tutto ciò che vogliono… Beati sono quelli che amano solo se stessi, sono insensibili al dolore del mondo e sanno godere di ogni piacere lecito e illecito, perché alla fin fine si vive una volta sola. Beati sono i prepotenti e i potenti, perché hanno sempre ragione e possono cambiare le leggi a loro piacimento e secondo il loro portafoglio. Beati sono anche quelli che non si schierano da nessuna parte, perché non rischiano di compromettersi. Beato è chi è capace d’imbrogliare e di sfruttare, di trarre profitto dalle disgrazie altrui, di schiacciare i deboli a proprio vantaggio, perché così diventerà ricco senza troppa fatica. Beati sono i vendicativi, perché non si lasciano mettere sotto i piedi da nessuno e sanno come farsi rispettare. Beato è chi sa accaparrarsi i primi posti, perché sarà in grado di cavarsela in ogni situazione. Beati sono gli uomini di successo, che sono magnificati, onorati, elogiati, privilegiati, approvati, raccomandati, famosi: essi possono rallegrarsi ed esultare, perché la loro vita è facile e ricca di soddisfazioni.

Le beatitudini di Gesù

Le beatitudini di Gesù sono il capovolgimento radicale di questa mentalità, un ribaltamento totale di prospettiva, senza possibilità di fraintendimento. Per otto volte ci viene rivolta la parola “beati”: è importante essere felici. Gesù è l’Uomo che ha vissuto perfettamente queste beatitudini e l’ha fatto perché questa era la volontà del Padre, l’ha fatto per rispondere ai desideri del suo Papà. Ecco, a me piace pensare che le Beatitudini sono la verbalizzazione dei desideri del Padre. Il papà di Gesù ha confezionato questa felicità per Lui, il figlio prediletto, e anche per noi, i figli più piccoli, imperfetti, peccatori, stortignaccoli nell’anima, resi infelici dalle loro paure, autoincatenati al loro egoismo… Anche a noi il Papà dice: “Figliolo, voglio che tu sia felice. Impara come si fa dal primo dei tuoi fratelli.
 Io vorrei, dice Dio, che tu sia povero di spirito e che riconosca di avere bisogno di me, così potrò colmarti di gioia e liberare in te la potenza della mia Parola. Vorrei, dice Dio, che tu impari a soffrire con me per i mali del mondo, perché io ho voglia di consolarti, di stare vicino a te. Desidero che tu cerchi di superare ogni odio e ogni divisione, perché voglio aprire i tuoi orizzonti e insegnarti a ballare il tango della vita … fino a quando abiterai nella Terra in cui vedrai il mio volto libero da ogni ombra. Desidero che tu abbia sete e fame della giustizia, perché ho per te un cibo dolcissimo e un’acqua inebriante, insieme alla novità incandescente della mia tenerezza. Vorrei che tu mi chiedessi perdono, perché voglio che sperimenti il calore della misericordia. Desidero che tu abbia un cuore puro, consegnato all’Amore, capace di percepire il dilatarsi delle piccole gioie, perché nel mio sguardo tu possa scorgere la tua grandezza e io possa depositare in te i miei segreti. Vorrei che tu lottassi per la pace, così ti visiterei ogni mattina e ogni giorno abiterei la tua solitudine. Desidero che tu non abbia paura di inerpicarti sui sentieri stretti e di entrare nelle foreste scure della fede; voglio che tu non ti arrenda al giudizio del mondo, perché solo così nella tua anima e nel tuo paese dimoreranno la gioia e la festa. Amo, dice Dio, la tua allegria e la tua esultanza: sono per me gli specchi scintillanti e festosi della mia Santità.

Incominciamo così

Ecco, amici, le Beatitudini tolgono il velo alla nostra più vera identità, ci ricordano chi siamo: “Ma tu lo sai com’è bello essere mio Figlio?” dice Dio. Allora oggi potremmo incominciare così: scegliamo una beatitudine, quella che ci rappresenta di più, quella che stringe il nostro cuore più delle altre, e incominciamo da lì. Io ricomincio dal cuore puro: l’ha scelta per me tanti anni fa la mia guida spirituale e da allora mi accompagna, tra piccoli progressi e grandi passi indietro, ma sempre, sempre in compagnia di Gesù, del suo Spirito e del nostro Papà.

Questo articolo è in realtà un commento che l'autrice ha donato alle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che porta ogni giorno la Parola nelle nostre case e sui luoghi del nostro lavoro. 

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Happiness Moments di Dung Ho.