La crudele novità di questo tempo dannato e benedetto. Testo scritto in un momento di particolare tristezza e gioia. La mia generazione può dirsi fortunata. I nati nel dopoguerra hanno avuto il dono e la grazia di potersi dissetare abbondantemente all’entusiasmo dei loro padri, che si scambiavano gli sguardi e lo stupore dei sopravvissuti e dei risorti, e poi s’immergevano caricati dalla fede nel compito di mettere a posto i cassetti della storia. Ho in mente occhi che lucevano persino nel buio, serietà riflessive, continuamente spezzate da liberi sorrisi, e canti che germogliavano dal gusto del lavoro. Noi siamo stati spettatori gioiosi del boom economico, abbiamo potuto (chi più chi meno) studiare e lavorare e nei tempi della crescita abbiamo mangiato pane, fede e valori, che hanno dato consistenza alla vita e certezze alle nostre scelte. Abbiamo conosciuto la bellezza pacata delle relazioni vere insieme a quella incandescente dei rapporti nuovi e quando è arrivato il ’69 abbiamo cr...