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Siamo diventati vecchi, che bello!



Questo blog si apre in un tempo particolare, che resterà nella storia dipinto a tinte fosche: è il 2020, l’anno del morbo che è arrivato alle nostre spalle, come un ladro nella notte, e ci ha depredati di tutto, cambiando le nostre vite. È anche l’anno in cui sono improvvisamente invecchiata. Fino al mese di gennaio infatti ero giovane. Se mi capitava di dire “Sono vecchia” immediatamente venivo redarguita: “No, almeno fino a 80 anni si è giovani, vuoi scherzare?”.

Sentirsi vecchi sembrava un affronto, 
un’offesa fatta alla società. 

Con il coronavirus tutto è cambiato: improvvisamente ci siamo sentiti dire che gli ultra sessantenni, cioè gli anziani, erano i più colpiti dal virus e perciò dovevano restare in casa più degli altri. Gli over 59 erano ritenuti anziani. Io ero anziana. Per la prima volta mi veniva data un’informazione che in fondo conoscevo benissimo ma che mi sembrava impossibile ammettere.
Dopo il primo istante di genuino sbigottimento, in questa nuova visione della mia età mi sono trovata molto bene: essere vecchi significa aver attraversato senza soccombere almeno sette diverse età, costellate di gioie ma anche di pesanti dolori, di successi insperati e di fallimenti clamorosi, di relazioni calde e di tradimenti inaspettati. Vuol dire aver scalato montagne e guadato fiumi talvolta impetuosi, aver goduto dei doni della vita ed essermi dolcemente rassegnata a ciò che non mi è stato dato. Significa anche aver collezionato errori di cui pentirmi e dei quali chiedere perdono. Essere vecchia per me, come per il mio amico san Paolo, coincide con l'aver mantenuto la fede, nonostante i dubbi e le tempeste del viaggio.
Riconoscere la mia vecchiaia equivale allora ad accettare e valorizzare questo mio percorso, significa dare atto a me stessa che tutto sommato sono riuscita a navigare e, nonostante l’ingenerosità della vita, ho continuato a nuotare, cercando di compiere tutto il bene possibile ed  evitando tutto il male possibile. Riconoscere la mia vecchiaia, per te che leggi, non significa convincermi a riposare e nemmeno a tacere, anzi, significa darmi atto che ho di che narrare, perché anche nella vita più semplice sono nascoste avventure e apprendimenti che vale la pena ascoltare.
Sono vecchia e rivendico il diritto di raccontare.
Sono vecchia e rivendico il diritto dei miei nipoti e di tutti i giovani di parlare dei loro sogni e delle loro aspirazioni. E di avere delle risposte.
Sono vecchia e rivendico il diritto di poter dire a quelli che hanno l’età dei miei ipotetici figli e dei miei reali scolari, a quelli che hanno in mano (o si apprestano ad averle) le sorti del mondo e della Chiesa: “Figlioli, ora tacete per un po’ e ascoltate, tacete per un po’ e prendeteci sul serio. Il ladro che è venuto nella notte si ripresenterà peggio di prima e sotto mille mostruose forme se voi non imparerete ad ascoltarci. E questo non perché noi siamo più saggi, ma perché il presente non regge senza il passato che l'ha generato e non può sopravvivere senza un futuro che lo continui. Questa è una cosa che sappiamo tutti? Certamente, ma allora perché i vecchi muoiono a centinaia nelle RSA in tempo di epidemia e i giovani non trovano lavoro anche in tempi di normalità?  Forse perché le scelte politiche e gestionali dovrebbero partire dalla debolezza e dalla fragilità e non dalla tronfia sicurezza dell'economia? Pensiamoci!"

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da COLOR CARE ECO paint for children di Anastazi Li