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Un grande maestro

"Don Romano, attento meccanico dello Spirito".
Articolo pubblicato sulla rivista "La Fiaccola" nel gennaio 2016
quando don Romano Martinelli lasciò l'Associazione amiche del seminario


“Nella ditta in cui si confezionano le anime ci sono gli ingegneri e ci sono i meccanici: i primi sono i teologi, i secondi sono i direttori e gli assistenti spirituali. Io sono un meccanico”. Con parole simili don Romano si è presentato alle “Amiche del seminario” parecchi anni fa e al singolare autoritratto si è mantenuto fedele in tutti questi anni.

Avete presente quei meccanici

ai quali basta dare un’occhiata a una macchina che non funziona più per capire immediatamente dove sta il guasto? Con un po’ di esitazione (perché si tratta di persone serie!) rimettono con delicatezza ogni pezzo al suo posto, riannodano i fili spezzati, versano un po’ di benzina nel serbatoio e un po’ d’acqua nel radiatore, puliscono la marmitta … e dopo un po’ il motore ricomincia a cantare e la macchina si rimette buona buona in marcia. Così succede alle anime: quando escono dalla mani del Costruttore scintillano di novità e di bellezza, ma poi sembrano patire l’usura del tempo e, quando la polvere della fatica e della sofferenza s’insinua negli ingranaggi della fede, perdono smalto e splendore e possono perfino non funzionare più. Allora devono essere portate dal meccanico dello Spirito, il quale, dopo averle riparate col perdono che salva, dà un rapido ritocco al satellitare della vita perché ristabilisca la rotta da seguire. 

Uscendo dalla metafora

e accendendo la musica della riconoscenza, dobbiamo dire che don Romano, durante gli anni in cui è stato il nostro assistente spirituale, ha veramente compiuto meraviglie. Il suo personale miracolo è stato quello d’introdurci felicemente nei movimenti arcani dello Spirito, guidandoci nella danza della fede e dandoci il coraggio di ballare anche al buio, con gli occhi bendati dalla non evidenza. Ha tracciato percorsi personali e disegnato programmi di trasfigurazione, si è accontentato di piccoli passi e ci ha spinte a salti impensabili; ci ha quasi obbligate, con costanza e pazienza, a non indugiare a contemplarci negli specchi fuorvianti dell’io, ma ad alzare lo sguardo verso il cielo abbagliante dell’umanità di Gesù in cui trovare tenerezza e risposte di salvezza. Ha tollerato le nostre imperfezioni e ci ha aiutate a scovare le nostre ben celate qualità, ha sciolto grovigli e contorsioni spirituali col tocco del prestigiatore che prende la sua abilità dall’Alto, ha pensato per noi discorsi intessuti con la speranza e ricamati con la carità. 

Se dovessimo attribuirgli un nome

che si aggiunga al suo, credo che dovremmo chiamarlo “l’Indicatore”. E davvero lui è innanzitutto uno che indica, come Giovanni il Battista, come Maria che disse “Fate quello che vi dirà”, e come il Battista ha la rara capacità di rimpicciolire fino a scomparire, per lasciare l’anima di fronte al suo Dio nel deserto di ogni altra voce. Alle domande decisive per la vita don Romano risponde aprendo il Vangelo, per non togliere la Parola a Gesù, e così c’insegna che i nostri balbettii valgono nella misura in cui sono eco fedele di ciò che Lui ha detto. 

Qualcuno obietterà 

che questi sono gli atteggiamenti e i compiti di ogni prete: effettivamente è così e allora diremo che don Romano è prima di tutto un prete e che in questo sta la sua grandezza, così come la grandezza di Dio sta nell’essere Dio e la grandezza di un uomo sta nell’essere un uomo vero. E adesso? E adesso don Romano si arrabbierà un po’, perché abbiamo parlato di lui, e poi continuerà a fare il prete e noi chiediamo all’onnipotenza di Dio che lo faccia per mille anni ancora. Grazie, ingegnere dello Spirito: sentiremo la tua mancanza nell’Associazione, ma puoi essere certo che verremo a trovarti ogni volta in cui avvertiremo il desiderio di scorgere nei tuoi occhi il ritratto del tuo Signore. Aspettaci!

Mariarosa Tettamanti