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Le ragioni dell'insistenza (testo scritto e podcast)

Ritorniamo sul discorso che segue il «Padre nostro», in cui Gesù raccomanda l'invadenza nella preghiera, e scopriamo le ragioni di questa strana raccomandazione. Possiamo leggere e/o ascoltare dal podcast dei Missionari comboniani. Per sentire l'audio, cliccare sulla freccina bianca nel cerchietto giallo.

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 11, versetti da 5 a 13.

Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli; e se quello dall'interno gli risponde: “Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede, riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Ciò che prima mi era sfuggito

Ho già commentato queste parole di Gesù, ma ora mi colpisce un particolare che altre volte mi era sfuggito: l’uomo della parabola va dall’amico a chiedere con insistenza, non qualcosa per lui, ma per una persona cara e bisognosa, che arriva da un viaggio e gli chiede ospitalità. E questo particolare non è casuale, anzi giustifica l’invadenza, si chiama carità e mi riporta alla mente un episodio della vita di San Vincenzo de Paoli che mi raccontava mia mamma. Questo santo andava alle porte dei nobili ricchi a elemosinare qualche spicciolo per i poveri, ma un giorno uno di questi facoltosi personaggi indispettito gli diede uno schiaffo. “Questo è per me” disse Vincenzo “ora però dammi qualcosa per i miei poveri”. Invadente a motivo della carità. Anche Santa Teresa d’Avila aveva capito molto bene questo concetto e arrivava a dire alle sue monache che nemmeno la preghiera contemplativa più profonda poteva esonerarle dal soccorrere con immediatezza un bisognoso. 
    Eroismi da santi certo, ma non dimentichiamo che la santità chiama tutti: tutti noi, dal giorno del nostro Battesimo, siamo arruolati nell’esercito della santità... anche se poi ogni tanto disertiamo. D’altra parte i santi ci sono proposti dalla Chiesa prima di tutto per essere imitati. E in effetti molti di noi fanno l’esperienza di essere esauditi da Dio proprio quando pregano per gli altri, meno quando chiedono qualcosa per sé stessi.

Il versetto che impressiona

Ma è sempre l’ultimo versetto del testo a impressionarmi: «Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Ah ma allora ci viene garantito l’esaudimento della preghiera se si chiede lo Spirito Santo, se si fa la richiesta giusta insomma. Ecco la seconda ragione che giustifica l’insistenza: la prima è la carità, la seconda è la domanda dello Spirito Santo.
    Ma chi è lo Spirito Santo? Tutti noi sappiamo che è Dio, come il Padre e come il Figlio; è la terza persona della Santissima Trinità. 
Sì, ma… e poi? Chi è veramente lo Spirito Santo?
    Ascoltiamo. Undici uomini hanno assistito al perpetrarsi di una grande ingiustizia: hanno visto un uomo innocente morire inchiodato a un patibolo e hanno riconosciuto in Lui il loro Maestro. È vero che poi l’hanno rivisto vivo, ma questo non è bastato a sconfiggere la loro paura: Lui è tornato nel grembo del Padre, ma loro sono ancora lì, sulla dura terra, nelle mani dello stesso potere religioso e politico che ha condannato e ucciso Lui, il più buono tra gli uomini. E lo stesso potere ha intimato loro di non parlare più di ciò che è successo. Potrebbe condannare a morte anche loro… anzi, non c’è niente di più facile… purtroppo. 
    Passano dei giorni, una decina in tutto, e improvvisamente questi uomini non sono più gli stessi: sono carichi di coraggio e di gioia, pronti a parlare di Lui, del Maestro amato, del Figlio di Dio, pronti ad affrontare arresti, persecuzioni e persino la morte… Ma che cosa è successo? 
    Era il giorno della Pentecoste quando,  nel luogo in cui gli undici con la mamma del Maestro si erano rinchiusi e nascosti, venne dal cielo un fragore assordante, un rimbombo che si propagava nell’aria, e la casa si riempì di un vento che li avvolgeva, tutti insieme… anzi no, sembrava vento, ma non era soltanto vento, era qualcosa di impetuoso, di forte. E poi ecco arrivare un… qualcosa come fuoco, ecco, ma non era fuoco; era qualcosa che si divideva e si posava su ciascuno di loro e li invadeva e li trasformava. 
    Ed è qui che i dodici capiscono: è arrivato lo Spirito Santo, il Maestro ha mantenuto la sua promessa! E il primo effetto di questa invasione è di tipo psicosomatico: le loro lingue si sciolgono, la loro intelligenza penetra nei segreti della comunicazione plurilinguistica e non c’è più paura dentro di loro. Intelletto, emotività e volontà subiscono un profondo ribaltamento, tutto cambia.
    Ecco chi è lo Spirito Santo amicheamici: è Dio che cambia e trasfigura, Dio che rende santi… purché noi ci lasciamo cambiare, trasfigurare e santificare. Se Lui c'è, non abbiamo bisogno di nient'altro. Grazie.

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti, 9 ottobre 2025

Immagine di copertina tratta da ShOUT di Abhinav Yadav