Oggi è il giorno dei Santi. Andiamo alla loro scuola, per imparare la lezione delle Beatitudini, cioè in definitiva per apprendere a essere felici. Seguitemi nell'estasi, ascoltando dal podcast dei Missionari comboniani e/o leggendo dal testo scritto. Per sentire l'audio, cliccare sulla freccina bianca nel cerchietto giallo.
Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 5, versetti da 1 a 12a.
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Seguitemi nell'estasi
Ho già commentato due volte le Beatitudini per Elikya, ma sempre la loro lettura mi introduce in una specie di incanto in cui si svelano nuove bellezze. Seguitemi nell’estasi allora, amicheamici, perché oggi, primo novembre, il fascino aumenta, dato che si arricchisce della visione immaginativa del Paradiso, dove vivono per sempre i santi, questi formidabili amici di Dio, cercatori di felicità e trovatori di beatitudini.Incominciamo con una premessa. «Gesù si mise a parlare e insegnava»: il verbo greco insegnare qui è all’imperfetto, perciò indica un’azione non finita. Questo vuol dire che Gesù ha continuato nei tempi e continua ancora oggi a istruire... e quindi chi siamo noi oggi? Noi siamo «quelli che imparano».
Apprendere dal Maestro è ciò che hanno fatto e fanno i santi e oggi è ciò che proviamo a fare anche noi, entrando nel testo con lo spirito giusto: siamo qui per imparare. Per imparare che cosa? È ovvio, a essere felici.
Però più che una legge, direi che qui abbiamo una forte chiamata alla fede, finalizzata a dare gioia: ecco sì, le Beatitudini annodano la fede alla felicità. E in effetti qui Gesù non ci sta dando degli ordini: le Beatitudini non sono espresse nella forma dei divieti o degli obblighi, ma delle definizioni. Gesù sta infatti definendo la fisionomia di coloro che hanno scoperto il segreto della felicità cristiana e credo che questa sia una delle più belle e vere descrizioni di santità… come abbiamo già detto altre volte del resto.
In realtà, queste espressioni rivelano prima di tutto il volto di Dio, poi descrivono la natura dei suoi amici e imitatori, nel contempo illustrando le nostre vere fattezze, dal principio create a immagine di Dio, e insieme insegnano l’arte del gioire. E se ci mettono in discussione, è proprio perché tutti vogliamo essere felici.
Ad esempio, come modello per i poveri di spirito io sceglierei san Daniele Comboni e i suoi missionari, che si sbarazzano di tutto per creare ambienti interiori adatti a contenere la grandezza di Dio, il quale in questo modo può agire indisturbato attraverso di loro; per la seconda beatitudine, «beati gli afflitti», ecco la suor Bakita, che soffrì l’impossibile, come schiava rapita ai giochi e agli affetti dell’infanzia, e poi conobbe Gesù e con Lui visse quella felicità infattibile, eppure capace di fiorire proprio sui territori aridi della sofferenza; tra i mansueti, scelgo il beato Charles de Foucauld, prima soldato e poi missionario solitario, campione di mitezza e di umiltà, ma mi piace molto anche la serva di Dio Elena da Persico, che riuscì a concepire una vita di consacrazione tutta percorsa dal nascondimento; tra gli assetati e affamati di giustizia, ammiro tra gli altri il beato Carlo Gnocchi, che lottò contro l’ingiustizia della dittatura fascista prima e poi si dedicò a riparare l’ingiustizia della guerra, occupandosi dei piccoli mutilati a causa dei bombardamenti; tra i misericordiosi, penso a Maria Goretti che sul letto di morte seppe perdonare al suo assassino; per i puri di cuore, ecco Carlo Acutis, Piergiorgio Frassati, Chiara Luce Badano… ragazzi dal cuore limpido e trasparente, perché misuravano sulla vita di Gesù i loro desideri, gli affetti, l’immaginazione e i progetti; tra i costruttori di pace, prediligo il coraggio di santa Caterina da Siena, che compì imprese impraticabili per chiunque, ma soprattutto per una donna dei suoi tempi, e per i perseguitati, infine, vedo in prima fila il beato don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia dei nostri tempi.
Si tratta solo di esempi, amiche amici, ognuno scelga i propri: importante è cercare di imitarli, perché anche la Chiesa e l’umanità del 2025 hanno bisogno di santi... cioè di persone felici. Grazie.
Una legge o un progetto per la felicità?
Qualcuno ha detto che le Beatitudini sono la legge del Regno di Dio, cioè della vera nazione di appartenenza degli amici di Dio: se è così, si tratta di una legge che coincide con un progetto di felicità. E già questo è straordinariamente seduttivo, mi sembra.Però più che una legge, direi che qui abbiamo una forte chiamata alla fede, finalizzata a dare gioia: ecco sì, le Beatitudini annodano la fede alla felicità. E in effetti qui Gesù non ci sta dando degli ordini: le Beatitudini non sono espresse nella forma dei divieti o degli obblighi, ma delle definizioni. Gesù sta infatti definendo la fisionomia di coloro che hanno scoperto il segreto della felicità cristiana e credo che questa sia una delle più belle e vere descrizioni di santità… come abbiamo già detto altre volte del resto.
In realtà, queste espressioni rivelano prima di tutto il volto di Dio, poi descrivono la natura dei suoi amici e imitatori, nel contempo illustrando le nostre vere fattezze, dal principio create a immagine di Dio, e insieme insegnano l’arte del gioire. E se ci mettono in discussione, è proprio perché tutti vogliamo essere felici.
Modelli da ricreare
Sintetizzando, potremmo paragonare le Beatitudini a otto sentieri che conducono nelle foreste ombrose e soleggiate della gioia completa. I santi li hanno percorsi tutti, ognuno con il proprio passo e le proprie preferenze, e noi possiamo camminare dietro a loro, prendendoli come modelli da ricreare in modo originale nella nostra vita. È importante frequentare i santi, vedete,* perché con loro non si può che migliorare.Ad esempio, come modello per i poveri di spirito io sceglierei san Daniele Comboni e i suoi missionari, che si sbarazzano di tutto per creare ambienti interiori adatti a contenere la grandezza di Dio, il quale in questo modo può agire indisturbato attraverso di loro; per la seconda beatitudine, «beati gli afflitti», ecco la suor Bakita, che soffrì l’impossibile, come schiava rapita ai giochi e agli affetti dell’infanzia, e poi conobbe Gesù e con Lui visse quella felicità infattibile, eppure capace di fiorire proprio sui territori aridi della sofferenza; tra i mansueti, scelgo il beato Charles de Foucauld, prima soldato e poi missionario solitario, campione di mitezza e di umiltà, ma mi piace molto anche la serva di Dio Elena da Persico, che riuscì a concepire una vita di consacrazione tutta percorsa dal nascondimento; tra gli assetati e affamati di giustizia, ammiro tra gli altri il beato Carlo Gnocchi, che lottò contro l’ingiustizia della dittatura fascista prima e poi si dedicò a riparare l’ingiustizia della guerra, occupandosi dei piccoli mutilati a causa dei bombardamenti; tra i misericordiosi, penso a Maria Goretti che sul letto di morte seppe perdonare al suo assassino; per i puri di cuore, ecco Carlo Acutis, Piergiorgio Frassati, Chiara Luce Badano… ragazzi dal cuore limpido e trasparente, perché misuravano sulla vita di Gesù i loro desideri, gli affetti, l’immaginazione e i progetti; tra i costruttori di pace, prediligo il coraggio di santa Caterina da Siena, che compì imprese impraticabili per chiunque, ma soprattutto per una donna dei suoi tempi, e per i perseguitati, infine, vedo in prima fila il beato don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia dei nostri tempi.
Si tratta solo di esempi, amiche amici, ognuno scelga i propri: importante è cercare di imitarli, perché anche la Chiesa e l’umanità del 2025 hanno bisogno di santi... cioè di persone felici. Grazie.
*Ho appreso questa abitudine dalla guida spirituale don Romano Martinelli, che ringrazio sentitamente.
N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.
Mariarosa Tettamanti, 1 novembre 2025
Immagine di copertina tratta da Happiness moments di Dung Ho.
