Strano maestro un uomo che «non ha dove posare il capo», improbabile Messia uno che finisce giustiziato su una croce. Eppure se siamo dei salvati lo dobbiamo a Lui. Vediamo allora di conoscere un po' meglio le motivazioni del suo strano modo di agire e magari di copiarlo, qua e là, come saremo capaci. Leggiamo dal testo scritto e/o ascoltiamo dal podcast dei Missionari comboniani: per sentire, cliccare sul triangolino bianco nel cerchietto giallo. Grazie.
Dal vangelo secondo Luca, capitolo 9, versetti da 57 a 62
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».La brutta fine di un maestro
Tu guarda che fine ha fatto questo maestro della Galilea. Eppure la sua vicenda era nata sotto i migliori auspici: annunciato nientemeno che da un arcangelo, proclamato salvatore da una schiera di angeli celesti, adorato da umili pastori, ma anche da ricchi sapienti venuti dal lontano Oriente appositamente per vedere Lui; riconosciuto bambino da due profeti, per par condicio un uomo e una donna; appena preadolescente ascoltato con meraviglia da un gruppo di esimi dottori del tempio; presentato nel fiume Giordano da una voce e da una visione come figlio prediletto dell’Altissimo; vincitore di invincibili tentazioni, invitato a una festa di nozze dove aiuta i convenuti a fare baldoria tramutando l’acqua in vino, guaritore, maestro seguito dai discepoli nell’istante stesso della chiamata, moltiplicatore di cibo a beneficio di folle osannanti.E ora? In questo momento è un uomo senza fissa dimora, braccato dai potenti, perseguitato dagli stessi suoi compaesani. Per il momento non ha una pietra su cui posare il capo, come dice Lui, ma non passerà molto tempo prima che lo costringano a posare, non solo il capo, ma tutto il corpo sul legno di una croce, dove perderà la vita, abbandonato perfino da quel Padre che l’aveva mostrato al mondo come il figlio preferito e sembrava essere dalla sua parte.
Perché?
Immaginiamo di non conoscerlo. Dovremmo chiederci che cosa sia successo in tutto questo tempo: perché questa situazione ingloriosa, anzi, per dirla tutta, vergognosa? Quali errori ha commesso questo poveretto che ora pretende di dire “Vienimi dietro senza seppellire tuo padre e senza salutare i tuoi famigliari (non sia mai che ti facciano cambiare idea, tra l’altro...)".Mi sembra chiaro: questo Maestro non ha mai rinunciato a dire la verità, ha parlato chiaro. È l’amore per la verità e la giustizia ciò che rende scomodi.
E infatti dopo di Lui i suoi apostoli troveranno il martirio proprio per aver continuato, parlando nel suo nome, a dire la verità e a lottare per la giustizia. Sì, va bene, però Gesù era Dio, gli Apostoli erano uomini eccezionali, diversi, dei superuomini. Noi invece siamo dei poveretti, cerchiamo di sopravvivere come vasi di coccio sballottati tra vasi di ferro.
Un momento: gli apostoli dei superuomini? In che senso? Ma dai, non scherziamo! Quelli lì che hanno guardato il Maestro che amavano da lontano mentre moriva, secondo voi, erano dei superuomini?
Sì sì, proprio così; lo stesso Gesù non ha scelto il dolore e la croce, ma la nostra salvezza. E perché ha scelto la nostra salvezza? Perché ci ama. E perché ci ama? Forse perché solo l’amore condiviso e vissuto fino in fondo e nella verità può dare la vera felicità? E forse perché Lui questa cosa la sa benissimo e vuole insegnarla anche a noi? «Sono venuto perché abbiate in voi la gioia e la vostra gioia sia piena» ha detto: "Sono venuto perché scopriate dove si trova la felicità vera e sappiate che essa è frutto dell’amore e della verità, i quali abitano insieme, come due coinquilini, anzi come due conviventi, anzi come legittimi coniugati toh, perché dove c’è l’uno c’è l’altra, ovverossia non esiste amore vero senza verità né verità senza amore e questo connubio genera la vera gioia. Bel percorso vero?"
Il segreto
Noo, il loro segreto era un altro. Il segreto dei martiri, il segreto dei santi, la loro motivazione ad andare fino in fondo, non è l’eroismo e nemmeno lo è la scelta del sacrificio: è la felicità. Ma va?Sì sì, proprio così; lo stesso Gesù non ha scelto il dolore e la croce, ma la nostra salvezza. E perché ha scelto la nostra salvezza? Perché ci ama. E perché ci ama? Forse perché solo l’amore condiviso e vissuto fino in fondo e nella verità può dare la vera felicità? E forse perché Lui questa cosa la sa benissimo e vuole insegnarla anche a noi? «Sono venuto perché abbiate in voi la gioia e la vostra gioia sia piena» ha detto: "Sono venuto perché scopriate dove si trova la felicità vera e sappiate che essa è frutto dell’amore e della verità, i quali abitano insieme, come due coinquilini, anzi come due conviventi, anzi come legittimi coniugati toh, perché dove c’è l’uno c’è l’altra, ovverossia non esiste amore vero senza verità né verità senza amore e questo connubio genera la vera gioia. Bel percorso vero?"
Lo diciamo con altre parole, ancora più belle? Eccole: se la verità è la consistenza della fede e l’amore è l’essenza della carità, la gioia è il contenuto concreto della speranza. Il resto, compreso il guanciale su cui appoggiare il capo e tutto ciò che potrebbe voler dire in questo caso, è infinitamente meno importante. E se questo vale per Gesù, a maggior ragione vale per noi. A presto e grazie!
N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.
Mariarosa Tettamanti, 1 ottobre 2025
N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.
Mariarosa Tettamanti, 1 ottobre 2025
Immagine di copertina tratta da Happy faces di Yuyutsu Singh Chinaria
