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C'è qualcosa che puzza (testo scritto e podcast)

Il tema di oggi non è simpatico e temo che a qualcuno dia fastidio. Tuttavia, come non possiamo far dire al Vangelo ciò che non dice, non possiamo farlo tacere su ciò che realmente afferma. A proposito del nostro discorso, abbiamo bisogno di una premessa: i soldi e i beni materiali in sé non sono cattivi, ma lo diventano se nella vita occupano un posto che non è il loro, togliendolo a Dio, al prossimo, ai valori morali per i quali vale la pena vivere, e lo diventano se non vengono condivisi con chi ha bisogno. É questo il senso di ciò che Gesù dice ai farisei del suo tempo: leggiamo o ascoltiamo. Per udire dal podcast dei Missionari comboniani, cliccare sul triangolino bianco nel cerchietto giallo.


Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 23, versetti da 13 a 22.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geenna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio/ non conta nulla; se invece giura per l'oro del tempio resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? E dite ancora: “Se uno giura per l'altare non conta nulla; se invece uno giura per l'offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.

Peccati del passato

In questo capitolo 23, l’evangelista Matteo raggruppa i rimproveri più aspri di Gesù contro i farisei, pronunciati però in diverse circostanze. Attacca direttamente queste guide spirituali del giudaismo e ne stigmatizza soprattutto tre peccati: l’ambizione esagerata, l’ipocrisia e l’avidità; nel contempo indica ai suoi seguaci i veri valori della vita. Ricordiamo che gli scribi appartenevano quasi tutti alla setta dei farisei ed erano gli interpreti ufficiali della legge; provenivano dalle celebri scuole rabbiniche di Gerusalemme e quindi sicuramente erano studiosi molto seri, ma avevano appesantito enormemente la legislazione con una casistica cavillosa, arrivando a travisarne lo spirito. E proprio per questo Gesù li riteneva responsabili dell’incredulità del popolo.
    «Se uno giura per il tempio non conta nulla; se invece giura per l'oro del tempio resta obbligato». «Se uno giura per l'altare non conta nulla; se invece uno giura per l'offerta che vi sta sopra, resta obbligato». Questo discorso ribalta la verità. Sì, perché... quando qualcosa diventa sacro? Quando viene messo in relazione con il divino. Pertanto l’oro e le offerte sono sacri solo se posti in rapporto con il tempio e l’altare: ecco perché il senso della normativa qui viene completamente stravolto.
    In compenso questi farisei si davano molto da fare con la propaganda per guadagnare dei proseliti, cioè per convertire dei pagani al giudaismo… per poi condannarli alla Geenna, secondo Gesù, attraverso la trasmissione di una falsa dottrina, dato che le esigenze della casistica rabbinica finivano per rendere difficile, se non impossibile, l’osservanza della vera legge: quando chiediamo ai nostri fratelli ciò che loro non possono e non riescono a dare, li perdiamo.

... e peccati del presente!

Dobbiamo ammettere che le opinioni di questi personaggi sono in realtà molto attuali e molto diffuse: sono le idee di chi mette nella vita l’oro e le offerte, cioè il denaro, al primo posto, prima di tutto il resto, anche dei valori più importanti, prima anche di Dio. Niente di nuovo sotto il sole viene da dire: quanta gente oggi ragiona così… fino al punto in cui a volte ci si chiede se esista ancora qualcuno che nella vita non pensi soprattutto al guadagno.
    Gesù chiama queste persone «guide cieche», perché la loro vista è occupata dai soldi ed è come se percepissero la realtà attraverso il filtro della ricchezza. Conosciamo tutti persone così: quanto vale, quanto costa, quanto guadagna, quanti soldi ha? Proprio come il Paperon de’ Paperoni dei fumetti e dei cartoni animati, avete presente, quando nei suoi occhi brillano i dollari.
    Furti, rapine, truffe, scippi, imbrogli di tutti i tipi e a tutti i livelli, perfino le guerre… azioni che sono attentati alla giustizia e atti di culto a Mammona, la cui venerazione, come disse Gesù stesso, è incompatibile con il culto a Dio. L’adorazione per i beni materiali è veramente l’idolatria di questi nostri giorni tormentati.
    E c’è chi attraversa l’esistere con il pensiero rivolto al guadagno, dimenticando chi ha bisogno, accumulando per sé e scordando i poveri… per poi lasciare tutto, quando viene l’ora di trasferirsi… dove? Al cimitero naturalmente, preparando così il proprio soggiorno all’inferno, perché se uno vive per la ricchezza, sposta la presenza di Dio, la trasferisce, le toglie centralità, cioè toglie a Dio lo spazio che gli è proprio, che gli è dovuto, e su questa scelta Dio ha una sola cosa da dire: “Io sono il Signore tuo Dio e tu non avrai altro dio all’infuori di me... però tu sei libero. Io non m’impongo a te e alla tua vita. Tu hai scelto un altro dio, ti sei dichiarato idolatra nei fatti e questo vale per il tuo presente e per l’eternità”.

Una conclusione maleodorante

“I soldi sono lo sterco del demonio” diceva mio papà e appariva così convinto nell’enunciarlo che noi figli non facevamo fatica a immaginare casseforti straripanti di letame. Ci lasciamo con questa maleodorante visione, amiche e amici, a meditare insieme sull’essenza vera della vita. A presto e grazie.

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti, 25 agosto 2025