Gesù chiama gli Apostoli al servizio, distogliendoli dall'amore per il potere. Impariamo anche noi! Per ascoltare il podcast dei Missionari comboniani, cliccare sulla freccina bianca nel cerchietto giallo.
Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 20, versetti da 20 a 28
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i capi delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Tredici uomini e una donna
Ci sono testi del Vangelo che sembrano rincorrermi. Questo è uno di quelli: l’ho già commentato due volte parlando dell’umiltà e dei due antidoti alla sua mancanza, cioè il servizio e la semplicità, e ora mi si ripresenta. In questi casi, vuol dire che si deve continuare a scavare. E allora scaviamo.Lo faccio incominciando con i personaggi: sono quattordici, tredici uomini e una donna. La scena si apre proprio con la donna: è lei la prima a parlare. Si tratta di una mamma che si rivolge a Gesù con una certa prepotenza, direi, ma soprattutto (permettetemi di parlare con franchezza) con una buona dose di ignoranza. Siccome però parla a nome e in presenza dei figli, i primi ignoranti sono loro, giusto? Direi proprio di sì.
Oh… Avete capito che sto usando i termini ignoranza e ignoranti nel loro significato etimologico che indica "chi ignora", cioè "chi non sa". Il vocabolo “ignoranza” infatti viene dal latino ignorantia, che è composto dal prefisso privativo in (il quale indica negazione o mancanza) e dalla radice del verbo noscere, che significa “apprendere o venire a conoscenza”. Quindi questo nome vuol dire letteralmente “non aver conosciuto” determinate verità. Non c’è quindi nel mio discorso nessuna accezione negativa o discriminatoria riguardo questa madre e i suoi figli.
Chiusa la parentesi, ci chiediamo: "Che cosa ignorano questi simpatici personaggi?". Mi sembra chiaro: non hanno compreso la natura del regno di Gesù. Pensano infatti che si tratti di un regno di questo mondo, formato da un territorio, con una reggia, un trono su cui si siede il re con lo scettro e il mantello di porpora e così via. Alla destra e alla sinistra del trono principale, come ha detto in precedenza lo stesso Gesù, nel capitolo 19 di questo stesso Vangelo, ci sono altri dodici troni, sui quali siederanno proprio loro, gli Apostoli, i vice re potremmo chiamarli, o i primi ministri, i quali giudicheranno le dodici tribù d'Israele. Ebbene, i due fratelli Giacomo e Giovanni vogliono accomodarsi proprio sui due "seggioloni" più prestigiosi (se vogliamo chiamarli così), cioè quelli posti direttamente alla destra e alla sinistra del re.
Ma sono soltanto questi tre personaggi a non capire? Mah… se fosse così, perché Gesù spiega il suo pensiero anche agli altri dieci? Eh… mi sa che abbiamo davanti tredici ignoranti su quattordici presenti. L'unico che sa è Lui, Gesù.
Differenza tra potere e servizio
E che cosa spiega Gesù? Illustra soprattutto la differenza tra potere e servizio. Ah sì, va bene, ma noi queste cose le sappiamo… Le sappiamo sì, ma possiamo approfondire.
Intanto Gesù ribalta subito il discorso del potere legandolo alla sofferenza estrema della sua morte vicina: “Voi che volete il potere del trono” «potete bere il calice che io sto per bere?» chiede e i due che ignorano, continuando ovviamente a ignorare, dicono «Lo possiamo». Allora Gesù, a tutti quanti gli Apostoli dice che, anziché dominare e opprimere, dovranno servire. Servire come schiavi, badate bene, non come domestici pagati…. E davanti a noi abbiamo proprio il termine «schiavo» per non rischiare di fraintendere.
Servire ok… ma come? «Come il Figlio dell'uomo che è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti». Ecco che cosa vuol dire servire per Gesù, che cos'è per Lui il vero potere: vuol dire «dare la propria vita». Niente di meno, neanche una virgola di meno.
Intanto Gesù ribalta subito il discorso del potere legandolo alla sofferenza estrema della sua morte vicina: “Voi che volete il potere del trono” «potete bere il calice che io sto per bere?» chiede e i due che ignorano, continuando ovviamente a ignorare, dicono «Lo possiamo». Allora Gesù, a tutti quanti gli Apostoli dice che, anziché dominare e opprimere, dovranno servire. Servire come schiavi, badate bene, non come domestici pagati…. E davanti a noi abbiamo proprio il termine «schiavo» per non rischiare di fraintendere.
Servire ok… ma come? «Come il Figlio dell'uomo che è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti». Ecco che cosa vuol dire servire per Gesù, che cos'è per Lui il vero potere: vuol dire «dare la propria vita». Niente di meno, neanche una virgola di meno.
Allora anche il potere di giudicare le dodici tribù d'Israele si precisa e acquista un ulteriore significato: diventa cioè un giudizio, se giudizio si può ancora chiamare, finalizzato al servizio, quindi non disgiunto dall'amore. Il giudizio cristiano non sarà mai soltanto una valutazione.
Eppure com’è facile, amiche e amici, com’è facile confondere il servizio con il comando: quanti cristiani si professano servitori, ma poi non rinunciano a fare uso di un potere che spesso fa soffrire le persone alle quali è diretto… A questo proposito, vorrei chiedervi, sorelle e fratelli, di pregare soprattutto per i nostri pastori, perché a loro, in quanto successori degli Apostoli, è dato un potere incommensurabile, che va dalla possibilità sublime di consacrare il pane e di sciogliere e legare i peccati, fino al potere, piccolo ma quanto incisivo, di distribuire a loro piacere, nelle nostre comunità, incarichi, compiti e privilegi. Possono discriminare e far soffrire… e purtroppo talvolta questo succede. Senza giudicarli, amiche e amici, senza giudicare, chiediamo per loro la capacità di trasformare l'autorità in autorevolezza, usando come correttivo l'ottica del servizio, insieme alla sinodalità, cioè mai e poi mai staccandosi dal «dare la vita», non solo come tensione di un’esistenza donata, ma come insieme di scelte continue e concrete fino all’ultimo. È questa la santità che noi ci aspettiamo da loro e della quale la Chiesa è veramente, profondamente assetata. Grazie!
Eppure com’è facile, amiche e amici, com’è facile confondere il servizio con il comando: quanti cristiani si professano servitori, ma poi non rinunciano a fare uso di un potere che spesso fa soffrire le persone alle quali è diretto… A questo proposito, vorrei chiedervi, sorelle e fratelli, di pregare soprattutto per i nostri pastori, perché a loro, in quanto successori degli Apostoli, è dato un potere incommensurabile, che va dalla possibilità sublime di consacrare il pane e di sciogliere e legare i peccati, fino al potere, piccolo ma quanto incisivo, di distribuire a loro piacere, nelle nostre comunità, incarichi, compiti e privilegi. Possono discriminare e far soffrire… e purtroppo talvolta questo succede. Senza giudicarli, amiche e amici, senza giudicare, chiediamo per loro la capacità di trasformare l'autorità in autorevolezza, usando come correttivo l'ottica del servizio, insieme alla sinodalità, cioè mai e poi mai staccandosi dal «dare la vita», non solo come tensione di un’esistenza donata, ma come insieme di scelte continue e concrete fino all’ultimo. È questa la santità che noi ci aspettiamo da loro e della quale la Chiesa è veramente, profondamente assetata. Grazie!
N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.
Mariarosa Tettamanti, 25 luglio 2025
Mariarosa Tettamanti, 25 luglio 2025
Immagine di copertina: plastico che ricostruisce i luoghi della passione e morte di Gesù, opera dei bambini della catechesi di Malnate (Varese) con la loro catechista.