Da dove viene la gioia che abita le giornate dei cristiani? É la realtà di un Dio che rimane con l'uomo e non se ne va a garantirla per sempre, nonostante gli alti e bassi della vita. Per ascoltare dal podcast registrato per i Missionari comboniani, cliccare sul triangolino bianco nel cerchio giallo.
Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 24, versetti da 46 a 53
...e Gesù disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
L'antefatto
Ricordo un giorno a Lourdes. Ci ero andata con l’Unitalsi. Ero giovanissima, al termine degli studi superiori. Ci ero andata da scettica, o meglio da cristiana che voleva legarsi esclusivamente alla purezza del Vangelo, e tornavo da credente aperta all’invasione del Trascendente, dopo aver vissuto mio malgrado un’esperienza intensa, una manciata di giorni in cui avevo avvertito l’avvicinarsi vertiginoso dell’Assoluto di Dio, che mi aveva spogliata da ogni resistenza, fino a quando alla piscina avevo udito me stessa dire alla Madre del Signore: “Voglio ciò che vuole tuo Figlio”. Come qualsiasi innamorata alla futura suocera sostanzialmente.Prima di avviarmi verso il parcheggio dei pullman per il ritorno, ero corsa per l’ultima volta nella basilica, dove avevo trovato il libro del Vangelo posato su un leggio in fondo alla navata centrale. Era aperto proprio su questa pagina di Luca: la lessi e mi raggiunse con forza, fondendosi subito con i miei pensieri, la grande gioia degli Apostoli dopo l’Ascensione, l'avvenimento che celebriamo oggi.
E, guarda caso, il Vangelo di Luca incomincia nel tempio e nel tempio finisce. Incomincia infatti con Zaccaria e l’angelo portatore di felicità alla destra dell’altare, cioè con l’annuncio della nascita impossibile di Giovanni il Battista, e finisce con gli Apostoli, i quali, invece di piangere per la scomparsa di Gesù che ne sancisce ormai la perenne assenza, avvertono una gioia così grande che devono lasciarla esplodere nella lode. Il Vangelo come «novella dell’impossibile che accade» direbbe la nota guida spirituale don Romano Martinelli: la buona novella come narrazione di felicità.
Il luogo della gioia
Eppure Gesù se n’era andato: come potevano essere felici? «E stavano sempre nel tempio lodando Dio» diceva il Vangelo e fu così che scoprii il cerchio magico della gioia dei credenti: se è vero che la felicità muove alla lode è anche vero il contrario e cioè che la lode alimenta la gioia. Ed era il tempio il luogo della gioia.E, guarda caso, il Vangelo di Luca incomincia nel tempio e nel tempio finisce. Incomincia infatti con Zaccaria e l’angelo portatore di felicità alla destra dell’altare, cioè con l’annuncio della nascita impossibile di Giovanni il Battista, e finisce con gli Apostoli, i quali, invece di piangere per la scomparsa di Gesù che ne sancisce ormai la perenne assenza, avvertono una gioia così grande che devono lasciarla esplodere nella lode. Il Vangelo come «novella dell’impossibile che accade» direbbe la nota guida spirituale don Romano Martinelli: la buona novella come narrazione di felicità.
La dinamica della gioia
Ma c’è una dinamica, un percorso, che conduce alla lode e quindi alla gioia? Vediamolo: Gesù promette lo Spirito Santo, benedice i discepoli, se ne va; i discepoli adorano Gesù dal vivo per l’ultima volta e poi tornano a Gerusalemme; sono felici e vanno nel tempio a lodare Dio. Tutto incomincia con una promessa e una benedizione, ma anche con l’allontanarsi di Gesù e l’adorazione degli Apostoli. Da lì eccoli arrivare a Gerusalemme, ancora pulsante della passione e della resurrezione, e poi ecco la gioia, che porta al tempio, il luogo in cui la lode si esprime e dilaga.Un passo indietro
Il centro del racconto consiste nell’andarsene di Gesù e questa scoperta mi riporta agli occhi e al cuore gli ultimi tre dipinti del ciclo di Emmaus di Arcabas, che si trova nella chiesa della Risurrezione di Torre de’ Roveri, in provincia di Bergamo. Nel terzultimo quadro, i due discepoli con il risorto sono a tavola, nella locanda famosa, e Gesù sta benedicendo il pane che subito dopo spezzerà; è visibile la sorpresa dei due amici, mentre il volto di Gesù compare e scompare quasi nello stesso tempo, non si vede molto bene… eppure il centro della scena è straripante di luce. Nell’opera seguente il Maestro non c’è più, ma il quadro è ancora invaso dalla luce e i due discepoli esterrefatti guardano verso la porta: uno è così stupito che, alzandosi di scatto, ha rovesciato una sedia. L’ultimo dipinto infine mostra il locale deserto, mentre la porta è aperta su un cielo stellato che ha dell'incredibile. Tutto è buio intorno, ma sul tavolo la luce è ancora intensa, dilagante. Come mai? Guardiamo bene: la luce viene dal pane! Questo pane spezzato da Gesù è diventato pane eucaristico! E i discepoli? Il Vangelo di Luca ci dice che stanno correndo verso Gerusalemme per annunciare agli amici che Gesù è risorto e loro l’hanno visto. E possiamo pensare che siano pazzi di gioia. Ecco, io vedo in questo episodio una specie di preludio, anzi no, scusate, non un preludio, ma una sorta di parallelismo con ciò che succederà nell’Ascensione: Gesù se ne va, ma non se ne va davvero, e i discepoli lo sanno e per questo sono colmati, riempiti dalla gioia. Per ora si accontentano della lode nel tempio, che già offre una forma concreta alla loro felicità, ma ben presto, dopo il compimento della promessa di Gesù nella Pentecoste, ricordando i suoi gesti e le parole «Fate questo in memoria di me», impareranno a spezzare il pane, riconoscendo e celebrando la sua Presenza. E celebreranno «con letizia», dimostrando di vivere proprio questa realtà: Gesù non se n’è andato, Gesù è rimasto con loro.Le radici della nostra fortuna
Ecco dove trova le radici la nostra fortuna amiche/amici: è qui, nel tabernacolo, nell’Eucaristia, in questo tempio che i cristiani col tempo chiameranno chiesa; qui, nella sorgente in cui i credenti lodando Dio possono attingere ancora oggi la loro razione di felicità. La chiesa come luogo in cui è possibile essere felici, la chiesa come banca della felicità.Il Vangelo di Luca non si conclude cari; il Vangelo continua negli Atti e poi nella vita dei cristiani di tutti i tempi e poi… nella nostra.
Siete commossi vero? Anch’io. Grazie.
Siete commossi vero? Anch’io. Grazie.
N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.
Mariarosa Tettamanti, 1 giugno 2025
Mariarosa Tettamanti, 1 giugno 2025
Immagini offerte da Serena Pozzoli e tratte dal ciclo di Emmaus di Arcabas - chiesa della Resurrezione di torre de' Roveri (Bg).