Andiamo a scuola dai bambini, per reimparare poesia e poetica dell'esistenza. Testo scritto di MT e podcast per i Missionari comboniani. Per ascoltare, premere sul triangolino bianco in campo giallo.
Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 10, versetti da 13 a 16
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli fra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.Raduniamo le idee
Da un po’ di giorni mi sto chiedendo: “Ma come accoglie il regno di Dio un bambino?”. È importante saperlo, perché se vogliamo entrare nel regno di Dio, dice Gesù, dobbiamo accoglierlo come fanno i bambini. Vediamo allora di radunare un po’ di idee sui bambini a questo riguardo.Molti commentatori hanno parlato dell’assoluta fiducia che i piccoli hanno nei genitori, paragonandola alla fiducia che ognuno di noi dovrebbe avere in Dio. C’è un dipinto di Chagall a questo proposito: è la Crocifissione messicana, che mostra una mamma con il suo bambino, sul Calvario, accanto alla croce sulla quale agonizza Gesù. La madre ha il viso sconvolto dalla sofferenza, il momento è veramente drammatico… Ma il bambino è sereno: è in braccio alla sua mamma e se la mamma c’è va tutto bene. Se Dio c’è, (e Lui c’è) va tutto bene. È in fondo la stessa fiducia che permetteva a Gesù di dormire sulla barca nella tempesta.
Altri studiosi parlano della semplicità dei bambini, che non vanno a cavillare sulle verità della fede: ciò che i genitori e i catechisti dicono di Gesù si crede. Chiuso. Noi potremmo parafrasare in questo modo: ciò che la Rivelazione e la Chiesa dicono si crede. Fiducia assoluta e semplice: senz’altro tutto questo è vero e anche molto bello, ma io mi chiedo perché Gesù non abbia detto qualcosa di più su questo tema.
Interrogando la memoria
Vedete, credo di conoscere abbastanza i bimbi e il loro mondo. Sono la più grande di nove figli e fin da bambina mi sono occupata dei piccoli. Ho insegnato ai bambini, ai loro genitori, agli educatori e agli insegnanti per buona parte della mia vita e sono catechista da quando avevo 14 anni. Conosco l’amore dei bambini verso Gesù, vedo la qualità bella della loro preghiera, mi commuovo al loro raccoglimento, ma ancora sento che manca qualcosa alla mia visione della questione.Cerco allora di ricordare qualche episodio della mia infanzia e mi torna in mente una porticina che si trovava nella cappella della Madonnina del latte, al mio paese. Mia nonna mi disse che quella era la porticina del Paradiso: proprio dietro a quel piccolo uscio di legno incominciava la parte del regno di Dio che è in Paradiso. Io ci credetti ciecamente, lo raccontai alle mie compagne e da allora tutti i giorni ci fermavamo a guardare la piccola porta e a fantasticare su ciò che ci sarebbe potuto essere al di là. Io per esempio immaginavo un grande prato con degli aeroplani giocattolo monoposto sui quali si poteva salire per volare incontro a Gesù che stava arrivando. Per la verità, con il passare del tempo, non credemmo più che quella porticina portasse in Paradiso, ma fantasticando ci sembrava di raggiungere Gesù, un po’ per gioco un po’ sul serio. Pregavo, certo, e la mia preghiera, come quella delle mie amiche, volava anche sulle ali dell’immaginazione, del sogno se vogliamo.
Altri ricordi affollano i miei pensieri. Una piccolina giocando con la terra nel cortile chiacchiera con il suo angelo custode e apprende da lui quanto sia bello e buono Gesù... Un gruppetto di bambini organizza il funerale a un criceto e Gesù è per loro così reale e comprensivo da potergli chiedere di essere consolati persino per la morte di quel piccolo animale. Una bimba cuce un girotondo di angeli di cartone su una stoffa, con punti grossi e faticosi: è immersa nel lavoro, ma sembra intenta a un rito.
Si tratta solo di immaginazione?
Immaginazione? Certo, ma non solo.Il fatto è che il Signore raggiunge i bambini, finché sono piccoli, attraverso strade che non sono più le nostre e utilizza per questo le loro capacità: la concretezza del fare e del giocare, la leggerezza del fantasticare... e da qui alla preghiera, anche contemplativa credo, il passo è breve. Credo che ci sia, nella preghiera bambina, quella commistione tra concretezza e immaginazione proprie del pensiero infantile, ma anche la presenza di un'intelligenza religiosa che si nutre di imitazione degli adulti, ma è consapevole di dirigersi a Dio. Una forma di unione lirica direi.
E se fosse proprio questo ciò che Gesù apprezza nei bambini?
Questa fede assoluta e semplice, ma anche questa poesia e questa immaginazione non censurata che li porta sulla soglia di un impossibile sognato e in qualche modo vissuto… cioè, forse, sulla soglia del mistero… Sto parlando di un’età dei bambini molto piccola ovviamente, prima della catechesi, luogo in cui conosceranno Gesù e impareranno a pregarlo attraverso modalità diverse e più mature.
Il Vangelo, poetica dell'esistenza
Ma… il Vangelo non è poetica dell’esistenza e della salvezza? Allora noi, noi dobbiamo rubare ai bambini un po’ di poesia esistenziale e viverla, proprio immergendoci a capofitto nel Vangelo: sono queste le parole/realtà della nostra vita e questo è il nostro accesso alla Bellezza. Reimpariamo a guardare il mondo con la stessa fiducia e semplicità dei bambini, con la loro poesia evangelica: forse in questo modo impareremo anche noi ad accogliere il Regno di Dio come fanno loro. E Gesù sarà contento. Grazie.N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.
Mariarosa Tettamanti, sabato 1 marzo 2025
Immagine di copertina: Crocifissione messicana di Marc Chagall