Dopo aver moltiplicato il pane, Gesù cammina sull'acqua e spegne il vento, ma gli apostoli si sconvolgono, si stupiscono e non riescono a capire chi sia realmente questo loro Maestro. Cerchiamo di comprenderlo noi, per rimanere innamorati di questa vita, anche se non è mai pienamente all'altezza dei nostri desideri. Nel post troviamo il testo scritto e il podcast dei Missionari comboniani. Per ascoltare, cliccare sul triangolino bianco.
Però, a ben pensarci, quante cose avrebbe da dire questo comportamento di Gesù alla gente del nostro tempo! A questo, che è il tempo dell’esposizione mediatica a tutti i costi, il tempo dei like e delle visualizzazioni, del conteggio spasmodico dei followers… e tantissimi di noi, soprattutto i giovani, si lasciano purtroppo intrappolare in questa che non per nulla si chiama “rete” e come tutte le reti è progettata per invischiare e imprigionare. Oh, intendiamoci, non è un male desiderare di vedere apprezzato ciò che si fa, soprattutto se si scrive o si parla a nome del Vangelo come nel nostro caso, ma credo sia comunque meglio lasciare i bilanci al Signore, perché si fa presto a scivolare dalla volontà di parlare di Lui al desiderio, che non porta da nessuna parte, di esibire sé stessi.
Tornando al Vangelo di oggi, credo che Gesù costringa gli Apostoli a scappare prima di Lui per allontanarli in fretta dalla tentazione. Questa è una regola pedagogica molto saggia sapete: «L’occasione fa l’uomo ladro» dice un proverbio e d’altra parte gli Apostoli stavano proprio aspettando che arrivasse il regno di Dio per avere i primi posti, mentre Gesù cercava con pazienza di convincerli che non era il caso di farsi coccolare da un simile desiderio.
Non so a voi, ma a me non sembra così chiaro quest’ultimo discorso. Proviamo allora a interpretarlo leggendolo nell’ottica della causa/effetto: partiamo cioè dall’ultima conseguenza e risaliamo di gradino in gradino.
Gesù cammina sull’acqua e calma il vento e i discepoli prima si sconvolgono e poi si meravigliano. Ma perché si stupiscono i discepoli?
Perché non hanno compreso il significato della moltiplicazione dei pani. E perché non l’hanno compreso?
Perché il loro cuore è indurito.
È tutta questione di cuore allora: il cuore, che secondo la Bibbia, è quella costellazione interiore, in cui si uniscono mente e volontà, ma anche emotività e affettività, cioè tutte le facoltà dell’uomo; il luogo in cui nascono e vengono elaborati i desideri, le decisioni, i progetti, in cui si gioca la libertà. Questione di libero amore, in definitiva. L’origine dello sbaglio dei discepoli è quindi una specie di cardiomiopatia spirituale, che non permette di capire il fatto dei pani.
Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 6, versetti da 45 a 52
E subito (Gesù) costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.Perché tutta questa fretta?
Gesù ha appena moltiplicato i pani e «subito costringe i discepoli a salire sulla barca». Subito. Perché questa fretta? Il motivo ce lo svela il Vangelo di Giovanni (6,15), il quale dice che, dopo la distribuzione del pane, la folla si era gasata, si era esaltata e voleva fare di Gesù un re. Ma Gesù non è un uomo che ama il culto della personalità, così costringe i suoi a scappare, mentre educatamente congeda la gente che lo acclama e si ritira a pregare. All’osanna delle folle, Gesù preferisce il rapporto intimo con il Padre… e questa per noi non è una novità.Però, a ben pensarci, quante cose avrebbe da dire questo comportamento di Gesù alla gente del nostro tempo! A questo, che è il tempo dell’esposizione mediatica a tutti i costi, il tempo dei like e delle visualizzazioni, del conteggio spasmodico dei followers… e tantissimi di noi, soprattutto i giovani, si lasciano purtroppo intrappolare in questa che non per nulla si chiama “rete” e come tutte le reti è progettata per invischiare e imprigionare. Oh, intendiamoci, non è un male desiderare di vedere apprezzato ciò che si fa, soprattutto se si scrive o si parla a nome del Vangelo come nel nostro caso, ma credo sia comunque meglio lasciare i bilanci al Signore, perché si fa presto a scivolare dalla volontà di parlare di Lui al desiderio, che non porta da nessuna parte, di esibire sé stessi.
Tornando al Vangelo di oggi, credo che Gesù costringa gli Apostoli a scappare prima di Lui per allontanarli in fretta dalla tentazione. Questa è una regola pedagogica molto saggia sapete: «L’occasione fa l’uomo ladro» dice un proverbio e d’altra parte gli Apostoli stavano proprio aspettando che arrivasse il regno di Dio per avere i primi posti, mentre Gesù cercava con pazienza di convincerli che non era il caso di farsi coccolare da un simile desiderio.
Questione di cuore
Vedendo Gesù camminare sul mare, continua il brano, gli apostoli si sconvolgono, perché pensano di essere di fronte a un fantasma e negli ultimi due versetti leggiamo: «E Gesù salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito».Non so a voi, ma a me non sembra così chiaro quest’ultimo discorso. Proviamo allora a interpretarlo leggendolo nell’ottica della causa/effetto: partiamo cioè dall’ultima conseguenza e risaliamo di gradino in gradino.
Gesù cammina sull’acqua e calma il vento e i discepoli prima si sconvolgono e poi si meravigliano. Ma perché si stupiscono i discepoli?
Perché non hanno compreso il significato della moltiplicazione dei pani. E perché non l’hanno compreso?
Perché il loro cuore è indurito.
È tutta questione di cuore allora: il cuore, che secondo la Bibbia, è quella costellazione interiore, in cui si uniscono mente e volontà, ma anche emotività e affettività, cioè tutte le facoltà dell’uomo; il luogo in cui nascono e vengono elaborati i desideri, le decisioni, i progetti, in cui si gioca la libertà. Questione di libero amore, in definitiva. L’origine dello sbaglio dei discepoli è quindi una specie di cardiomiopatia spirituale, che non permette di capire il fatto dei pani.
Ma concretamente, che cosa non capiscono questi poveri figlioli, che ogni tanto vengono beccati dal Maestro nel bel mezzo della loro ignoranza? Ecco, l’avvenimento della moltiplicazione è stato probabilmente letto da loro come una manifestazione di potenza da parte di Gesù, però essi ancora non capiscono chi sia Lui in realtà. Se lo capissero, cioè se comprendessero realmente di avere di fronte il Figlio di Dio, non si meraviglierebbero di vederlo camminare sull’acqua e spegnere le raffiche del vento. Questa incapacità di comprendere messa in relazione con la patologia dei sentimenti, dice molto anche a noi: dice che si conosce veramente soltanto chi si ama.
Ma allora, perché gli apostoli seguono Gesù? Forse a questo punto della loro storia, il motivo della sequela non è così puro, forse lo seguono anche beandosi della sua fama, che riverbera i suoi raggi fino a loro. Ecco perché Gesù li vuole allontanare dalle tentazioni del protagonismo facile. Solo molto più tardi l’amore degli Apostoli sarà purificato, solo dopo l’irruzione dello Spirito Santo nella loro debole psicologia, solo dopo, tutto sarà chiaro e sarà forza e vittoria fino al martirio.
E noi?
Sì, ok, va bene loro, ma noi? Qual è il nostro rapporto con Gesù? Stiamo attaccati a Lui perché lo amiamo o perché abbiamo paura degli insulti della vita? Oppure perché speriamo nelle sue ricompense e nella sua preventiva protezione? Oh Gesù ci capisce, sapete, sa che siamo deboli e abbiamo paura, ma se stiamo con Lui pensando che in questo modo la sofferenza non ci toccherà, siamo destinati alla delusione, dato che Lui non ha mai detto “Vi toglierò la croce” ma «Chi mi ama prenda la sua croce e mi segua», rivelandoci così che rimanendo con Lui saremo capaci di portare la croce senza soccombere: “Coraggio, non avere paura, ci sono io qui con te” ci dice Gesù.
Lasciamo allora che il suo amore ci raggiunga e ci possieda e chiediamogli intanto la forza di accettare i piccoli ma continui martiri di una vita che non è mai pienamente all’altezza di come la vorremmo… Vero che è così? Grazie.
Lasciamo allora che il suo amore ci raggiunga e ci possieda e chiediamogli intanto la forza di accettare i piccoli ma continui martiri di una vita che non è mai pienamente all’altezza di come la vorremmo… Vero che è così? Grazie.
N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.
Mariarosa Tettamanti, 9 gennaio 2025
Mariarosa Tettamanti, 9 gennaio 2025
Immagine di copertina tratta da Shutterstock di Bala Lush.