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Topologia della salvezza (testo scritto e podcast)



La topologia della salvezza parte da Roma e va a Gerusalemme, poi sale a Betlemme, dove trova due punti logistici importanti in cui annidarsi; da lì, dopo una lunga sosta in Galilea, torna a Gerusalemme; in seguito eccola arrivare di nuovo fino a Roma, dove il cerchio della geografia divina sembra chiudersi. Sembra, ma non è così: il cerchio invece si apre, dilaga e arriva fino a noi. Seguiamo questo filo per arrivare al cuore della vera gioia e scambiarci un "Buon Natale" colmo del suo significato autentico. Per ascoltare dal podcast dei Missionari comboniani, cliccare sul triangolino bianco nel cerchietto giallo. Grazie.

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 2, versetti da 1 a 14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.
C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

La topologia della salvezza

Rimanendo esclusivamente tra le pagine dell’evangelista Luca e senza addentrarci negli aggrovigliati meandri dei numerosi studi storici e filologici, che arrivano a negare l’esistenza stessa del censimento di cui si parla nel testo fino a farlo coincidere con il giuramento di fedeltà chiesto agli Ebrei dall’imperatore romano, vedo comunque quattro spazi della topologia antica, quattro spazi che composero lo scenario poligonale entro il quale incominciò a prendere forma la salvezza.
Prima di tutto Roma, la grande capitale. Roma e Cesare Augusto, Roma e un imperatore che vuole capire la misura esatta del suo potere. Ma qual è l’unità di misura del potere? Sono i soldi che provengono dalle tasse, certamente, ma forse più che i beni posseduti, più che le terre, più che i confini di popoli spezzati per comporne uno solo, il potere si misura in braccia, corpi, intelligenze, desideri… l’unità di misura del potere è l’uomo ridotto a suddito. Quanti uomini possiede l’imperatore? Sono tanti: questo sì lo fa sentire un dio. Ed è così che l’impero romano è percorso da carovane di gente costrette a muoversi per volere di un uomo che è ritenuto un dio. “Su, andate nel vostro paese d’origine a dare il vostro nome, per soddisfare la voglia di un sovrano che vuole sapere quanto ha, quanto possiede in esseri umani, quanto si estende il suo reale potere. Andate ad accarezzare il suo ego smisurato, andate, perché dando il vostro nome voi implicitamente vi dichiarerete sua proprietà”. “E ma io sono ammalato… io ho i bambini piccoli… io non so dove trovare i soldi per partire… mia moglie è incinta…” Non importa, dovete andare, è più importante il desiderio di un regnante che le difficoltà oggettive di migliaia di sudditi. 
Forse furono forse proprio simili a questi i pensieri che volarono nell’aria in quei tempi meravigliosi e strani, in cui la terra stava per essere stravolta, la storia frantumata, la cultura cambiava colore, i valori stavano per essere ribaltati… anche se ancora nessuno lo sapeva.

Secondo spazio topologico, solo apparentemente assente: Gerusalemme, l’altra capitale di questa storia. Completamente ignorata in questo racconto, ma ben presente nell’immaginario di tutti i protagonisti. Gerusalemme e il cenacolo, Gerusalemme e gli ulivi, Gerusalemme e il luogo delle esecuzioni capitali.

Terzo spazio topologico: la collina di Betlemme, la collina dei pastori. Uomini duri i pastori, duri e disprezzati. Rotti alla fatica, più avvezzi alla solitudine che alla compagnia, indigenti e sporchi, spesso ladri e dai più ritenuti peccatori. Certamente non catturabili da storielle e visioni. Fanno la guardia al gregge, vegliano instancabili, non possono distogliere l’attenzione da tutto ciò che hanno. La notte è lunga e buia, si accende un fuoco per scaldarsi e sconfiggere l’umidità che bagna le ossa, si scambiano poche parole…

Quarto spazio. Una caverna con una tettoia esterna che serve da abitazione per uomini e animali: grotta, capanna e stalla, quindi, niente di più povero, perché non c’è posto nel caravanserraglio. Eppure è questo il luogo scelto dall’Onnipotente, per uscire dal grembo che l’ha ospitato e nutrito per 9 mesi, e per affacciarsi su un mondo e in una vita che si rivelerà priva di tutto, sebbene tutta innervata dall’amore. 

Il miracolo notturno e il filo della storia

E a un certo punto della notte, mentre i pastori continuano a vegliare, mentre Cesare Augusto dorme inquieto, tra sogni di gloria e incubi inaspettati, mentre Gerusalemme sonnecchia ignara di ciò che sta per accadere, la porta nel corpo della fanciulla senza macchia si apre e lascia uscire nel dolore e negli umori del parto il Figlio di Dio. 
    In ginocchio umanità, prostriamoci tutti, inchiniamoci per non rialzarci mai più. Si alzi il suono della cetra di Davide, scuota il silenzio il rumore potente dello shofàr, suonino le campane del futuro… 
    Invece tutto avviene nel silenzio. Dopo il vagito di Dio e il respiro liberato della vergine, dopo il sospiro che segna il sollievo del papà prestato al Padre, Giuseppe dolcissimo e saggio, è il canto degli angeli a strappare la tela scura della notte e a manifestarsi… a chi? Ai pastori, già intimoriti da una luce che non rientrava nelle loro esperienze e nemmeno nelle loro più remote aspettative. Ma sì, a questi poveracci, proprio a loro, ed è qui e adesso che il mondo incomincia a capire qualcosa di come la pensa Dio.
    E poi i pastori vanno, trovano il Bambino, vedono, raccontano, s’improvvisano missionari e un filo di storia incomincia a dipanarsi e va dalla grotta alla Galilea, dalla Galilea alla Giudea e a Gerusalemme, dove entra nel cenacolo, si accascia tra gli ulivi, sale sul patibolo, si spezza sulla croce, riparte per la Galilea e tra i piedi dei discepoli arriva fino a Roma, che riempie di croci e di sconosciuta letizia. E qui non chiude il cerchio della geografia divina, ma va avanti avanti, arriva fino a noi... Ma quale filo della storia, amiche, amici, questo è il filo della salvezza. Buon Natale di salvezza a tutti allora!

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti, 25 dicembre 2024

Immagine di copertina tratta da Make a dream baby! Più proprietari.