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Dagli scribi ai social (testo scritto e audio)


Che cos'hanno da dire gli scribi dei tempi di Gesù a certe usanze dei social attuali? Vediamolo insieme! É possibile leggere il testo, oppure ascoltarlo dal podcast dei Missionari comboniani. Per sentire, cliccare sul triangolino bianco contenuto nel cerchietto giallo.

Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 12, versetti da 38 a 44. 

Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Dagli scribi ai social

Apparenza contro essenza, ipocrisia contro sincerità, forma contro sostanza... scribi contro vedova. Siamo in uno dei cortili del tempio di Gerusalemme, dove ci sono le cassette per le offerte al tesoro, e ieri come oggi a vincere è spesso il primo elemento della competizione: vincono cioè l’apparenza, l’ipocrisia, la forma... e non la sostanza del vero, del buono e del bello.
Anzi, oggi, ai nostri giorni, la situazione è peggiorata, per il dispiegamento imponente dei mezzi di trasformazione virtuale e di mascheramento mediatico a disposizione di tutti. Se gli scribi dovevano accontentarsi delle lunghe vesti, dei saluti nelle piazze, dei primi seggi e dei primi posti nelle sinagoghe e nei banchetti, i nostri contemporanei hanno a disposizione avatar, chat e posta elettronica dietro ai quali mascherarsi e presentarsi sotto mentite spoglie al popolo del social. Così nascono doppie vite, i cui confini finiscono per diluirsi e confondersi e sembra proprio che i danni peggiori si verifichino quando dal virtuale si è costretti a ritornare al reale. L’ipocrisia non ha mai avuto palcoscenici più grandi né l’imbroglio ha mai disposto di maggiori facilitazioni.
Mi spiego meglio con qualche esempio. La televisione ci racconta spesso storie allarmanti di persone che si sono innamorate, non di uomini e donne vivi e reali, ma di personalità fasulle, costruite da truffatori rubando nel web nomi e fotografie di personaggi famosi o anche sconosciuti, ma sempre piacevoli, amabili, simpatici, molto ricchi e di successo. Di solito questi inesistenti personaggi incominciano chiedendo piccole somme di denaro alle loro vittime e, adducendo motivi plausibili per le richieste, dicono di dover sopperire a degli inconvenienti che potrebbero realmente capitare a chiunque, e restituiscono puntualmente la somma ricevuta, ma poi tali somme diventano sempre più alte e spariscono. Le vittime vengono travolte nei sentimenti e derubate dei beni materiali, finché a un certo punto i delinquenti capiscono di aver prosciugato il portafoglio del  perseguitato, incominciano a sentire l’odore della legge, temono di essere scoperti e comprendono che è arrivato il momento di chiudere la truffa. Allora comunicano la fine della storia d’amore, ma ormai le vittime non ce la fanno più, non resistono, sono distrutte e a volte arrivano a togliersi la vita. Si è persino scoperto che esistono delle vere città, in cui queste truffe vengono ideate e fatte portare avanti da persone a loro volta schiavizzate.
E come gli scribi divoravano le case delle vedove, così questi nefasti personaggi si prendono tutti i beni di persone normali e buone, che avevano faticato molto per risparmiare un gruzzoletto che desse loro una certa sicurezza e in un attimo si vedono depredati di tutto e sommersi dai debiti. I truffatori giocano sulle disgrazie, sui momenti di debolezza, sulle fragilità emotive e affettive delle persone e così come Gesù diceva senza paura «Guardatevi dagli scribi», noi siamo tenuti a dire: “Guardatevi dagli incontri a mezzo Internet, che si prestano a inganni distruttivi”.

La vedova e l'obolo

Quanto alla vedova protagonista della seconda parte del testo, io ho in mente l’illustrazione di un vecchio catechismo, che mostrava un’anziana tutta curva, la quale inseriva una monetina in una fessura ricavata in un’urna di legno. Poco distante c’era Gesù: era giovane, bello e sorridente, con i capelli lunghi e la barba. Era lì con i suoi Apostoli e guardava incuriosito e divertito la vecchietta intenta al suo bellissimo gesto. A me interessava soprattutto Lui, Gesù, e ricordo di aver detto alla mia amica del cuore di quel tempo: “Quando vado in Paradiso, gli dico di tagliare i capelli e la barba”. A quei tempi, il Paradiso sembrava poco al di là della porta di casa. 
La vecchietta invece aveva destato il mio interesse solo di sfuggita, perché mi ero chiesta: “Ma se ha dato tutto quello che aveva, come fa a comperarsi da mangiare?”. Poi ho pensato che magari aveva dei figli o dei nipoti che l’avrebbero aiutata e ho liquidato la questione.
Oggi invece è proprio lei, la vedova, a incuriosirmi, perché, se c’era qualcuno esonerato dal gettare soldi nel tesoro del tempio, questi era proprio lei. Lei, senza un marito, cioè senza un uomo che la proteggesse e la mantenesse, insieme all’orfano, cioè al senza genitori, e allo straniero, cioè al senza patria: il trio dei senza difesa insomma, così poveri e vulnerabili da chiamare la protezione di Dio.

Incluse nel cuore di Dio

Ascoltiamo. Salmo 68: «Dio è padre degli orfani e difensore delle vedove».
Libro del Deuteronomio: «Se, mietendo il tuo campo, vi avrai dimenticato qualche covone, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per lo straniero, per l'orfano e per la vedova, affinché il Signore, il tuo Dio, ti benedica in tutta l'opera delle tue mani». E lo stesso valeva per gli ulivi e le vigne: i frutti rimasti erano per i poveri, tra cui appunto le vedove, che a quei tempi non avevano certo la pensione di reversibilità del marito.
Libro dell’Esodo: «Non maltratterai la vedova o l'orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l'aiuto, io ascolterò il suo grido, la mia collera si accenderà e vi farò morire di spada». Che brividi oh! E potrei andare avanti, ma mi fermo: basta ciò che abbiamo sentito per dimostrare che nell’Antico Testamento le vedove erano particolarmente incluse nel cuore di Dio e quindi assisterle, proteggerle e onorarle era dovere di ogni israelita.
E allora, perché nessuno ferma questa donna dicendole che non è lei a dover dare qualcosa al tempio, ma dovrebbe essere il tempio a dare qualcosa a lei? E come mai gli scribi, che conoscevano molto bene le Scritture antiche, arrivavano a divorare le case delle vedove, come dice Gesù, senza temere la collera di Dio? Bene amici, vi lascio con queste domande appese al filo dei vostri pensieri. Ci risentiremo il giorno 25 di questo stesso mese, perché proprio fra 15 giorni avremo di nuovo questo testo da commentare, nella versione dell'evangelista Luca: chiuderemo allora il discorso, che ora rimane aperto. A presto e grazie!

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti, 10 novembre 2024


Immagine di copertina tratta da Random Illustration III di Uran D.