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La catenina del Battesimo (testo scritto e podcast)



Valgono di più due staia di frumento e uno di granoturco o una catenina d'oro impegnata e reimpegnata decine e decine di volte? Immergiamoci in un lungo cammino, alla sequela di un Dio che si rivela contrario ai sacrifici di qualunque tipo, ma che è assetato di giustizia, di misericordia e di fedeltà. Nel post si trovano il podcast (iniziativa dei Missionari comboniani) e il testo scritto. Per ascoltare, cliccare sul triangolino bianco all'interno del cerchietto giallo.

Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 23, versetti da 23 a 26.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull'anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma all'interno sono pieni di avidità e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi pulito!

Ma dov'è l'agnello?

Un uomo non più giovane sale con fatica il pendio scosceso di un monte. Tiene tra le mani un coltello e una lingua di fuoco ed è seguito da un ragazzino che porta della legna. Il volto dell’uomo mostra l’estrema sofferenza di chi si sente costretto a fare qualcosa di terribile, qualcosa che rovinerà per sempre e completamente la sua vita. E ciò che lui pensa di dover compiere è nientemeno che un rito, un rito primitivo e crudele.
«Padre mio!» dice a un certo punto il bambino.
«Eccomi, figlio mio» risponde l’uomo, che evidentemente è il papà del bimbo, ma ha la voce affaticata, come caricata da un forte dolore.
«Ecco qui il fuoco e la legna» continua il ragazzino «ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Il padre esita a rispondere, forse non sa che cosa dire, non ha nemmeno il coraggio di guardare il figliolo, ma poi esclama: «Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Al bambino questo basta: è cresciuto fidandosi di questo Dio che non ha mai visto e soprattutto, come ogni bambino, si fida del suo papà. 
I due proseguono insieme e poi si fermano. L’uomo costruisce un altare con delle pietre, vi pone sopra la legna e poi… e poi lega con delicatezza il figlio, lo depone lentamente sull’altare, attento a non fargli male, chiude con la mano sinistra gli occhi stupiti ma ancora fiduciosi del bambino, che ride pensando a un gioco, poi stende la mano destra, prende il coltello, lo alza, fa per… Ma ecco irrompere un personaggio inaspettato: è l’angelo del Signore. 
«Abramo, Abramo!» grida l’angelo.
«Eccomi!» risponde l’uomo.
«Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male!». L’uomo obbedisce, pazzo di gioia, alza gli occhi e vede un ariete impigliato nei cespugli; lo prende e lo offre in olocausto invece del figlio. Poi ritorna libero e leggero verso casa.
Ha imparato dal suo Dio una cosa fondamentale: Lui non è come gli altri dei, assetati del sangue degli uomini, Lui non vuole sacrifici umani. L’unico Dio, il vero Dio, non è un Dio sadico, che per provare la fede dei figli li costringe ad andare contro il loro stesso sangue… Nooo! La Bibbia qui sta dicendo una grandissima verità: il culto a Dio, se è autentico, rispetta e promuove la vita dell’uomo, non la schiaccia, non la nega.

Una similitudine divertente

E Dio sembra accettare, almeno per ora, il sangue degli animali, ma per bocca del profeta Osea dirà: «Voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti». Eppure l’usanza rituale dell’olocausto di animali continuerà fino ai tempi di Gesù e sarà appesantita da centinaia di altri sacrifici e prescrizioni religiose.
Sarà Gesù a mettere il punto fermo a queste usanze e lo farà molte volte, una delle quali è proprio questa che abbiamo appena letto. Qui Gesù stabilisce una graduatoria. Prima vengono la giustizia, la compassione e la fedeltà: questi valori sono, secondo la similitudine divertente inventata da Gesù, il cammello da non ingoiare, cioè le cose veramente grandi da non dimenticare e per le quali vivere, e sono anche il detergente e il brillantante, se vogliamo, che servono per pulire l’interno del piatto e del bicchiere, cioè l’interiorità, il cuore. La decima sulla menta, sull'anéto e sul cumìno è invece il moscerino che non sarebbe necessario filtrare, l’esterno del piatto e del bicchiere che si puliscono solo se prima si deterge l’interno.

La decima o l'amore?

In realtà, la legge di Mosé imponeva il pagamento della decima solo per i prodotti più importanti, ma i farisei l’avevano estesa anche agli ortaggi insignificanti, come queste spezie, trascurando invece i doveri verso il prossimo. Pagare la decima è per Gesù un atto buono sì, da non tralasciare, il quale però deve venire dopo il rispetto per ogni uomo, dopo la compassione empatica e dopo la fedeltà assoluta alla vita umana. Diversamente si è ipocriti e avidi.

La catenina del Battesimo

Mentre penso a questo insegnamento di Gesù, rivedo mio papà mentre pesava il frumento e il granoturco per la decima da portare al parroco, ma lo vedo anche soccorrere i poveri e prestare soldi a chi aveva bisogno. Ricordo un signore del mio paese: era destinatario di un piccolo assegno d’invalidità, ma faticava ad arrivare a fine mese e così veniva da mio papà con la sua catenina d’oro del Battesimo, gliela dava in pegno e prendeva in cambio 20.000 lire; quando riscuoteva la pensione tornava a riprendersi la collanina e restituiva i soldi, ma qualche giorno dopo era di nuovo lì con la catenina tra le mani. Ricordo lo sguardo empatico, affettuoso e serio di mio papà e il passaggio della collanina da una mano all’altra un’infinità di volte. Chiesi al babbo perché prendesse la catenina, invece di dargli i soldi e basta e lui mi disse: “É questione di giustizia cara: in questo modo lui non riceve da me un’elemosina, ma una somma sulla quale può vantare dei diritti”. E quando si sentì vicino alla fine, quel signore fece in modo che la catenina, il suo bene più prezioso e caro, rimanesse nella nostra famiglia.

Ciò che piace a Dio

Quanta strada abbiamo percorso dal monte nel territorio di Moria, quando Adonai fece capire al suo amico Abramo che a lui i sacrifici non piacevano: sì, perché a Lui piacciono gli uomini e le donne e i bambini e le bambine, soltanto le donne e gli uomini e le bambine e i bambini, così come sono, con le loro bellezze e le loro contraddizioni. Mamma mia, ma quanto è bello il nostro Dio?

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dai missionari  comboniani, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti, 27 agosto 2024

Immagine di copertina tratta da Magic di Anastasiya Bazarova.