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La virtù della coincidenza leggera (podcast e testo scritto)



C'è una virtù che si coniuga con il servizio ed è capace di portarci direttamente alla perfezione, senza inutili deviazioni ma passando attraverso l'umiltà. É la virtù dell'io alleggerito, o della coincidenza leggera: andiamo a vedere di che cosa si tratta leggendo il testo scritto, e/o ascoltando il podcast dei Missionari comboniani. Per ascoltare, cliccare sul triangolino bianco nel cerchio giallo.

Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 20, versetti da 20 a 28. 

Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i capi delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Due antidoti per la mancanza di umiltà

Ho già commentato questo testo più o meno un anno fa, quando abbiamo lasciato in sospeso un discorso sull’umiltà. Ci eravamo infatti chiesti chi, in questo episodio, fosse meno umile: i due ragazzi che in tutta sincerità chiedono i primi posti servendosi dell’intercessione materna o gli altri dieci che si sdegnano e li rimproverano? Fatto sta che Gesù li riprende tutti, spiegando il primato del servizio, che noi abbiamo interpretato proprio come uno dei due antidoti alla mancanza di umiltà. Ma c’è un altro antidoto alla mancanza di umiltà: è la semplicità, abbiamo detto, e ci siamo lasciati ripromettendoci di riprendere il discorso quanto prima.

La virtù della coincidenza e del candore

Questo momento è arrivato e allora parliamo della semplicità, rivolgendoci a un valido esperto delle virtù umane e cristiane, il filosofo Compte Sponville, che abbiamo già interrogato altre volte. «La semplicità» dice il filosofo «è la virtù di chi non si preoccupa troppo di sé… è la virtù della coincidenza immediata con sé stessi (e quindi, aggiungo io, della perfetta sincerità); la semplicità è incuranza di dimostrare, di sembrare, di prevalere; è candore… è la grazia dei santi e il fascino dei peccatori… Il semplice è colui che non finge, non calcola, è senza artifici e senza segreti. La semplicità è serietà di vivere… ma anche infanzia dello spirito… è la virtù degli uccelli del cielo e dei gigli dei campi… è la virtù dell’io alleggerito… di chi ha smesso di giudicare sé stesso e lascia questo compito a Dio, di chi non si prende né sul serio né sul tragico, di colui che tira diritto per la sua strada… senza affanni… È la virtù dei saggi e la saggezza dei santi». Bellissimo vero?
E io aggiungerei: la semplicità è la caratteristica di chi non vuole né il primo né il secondo posto e nemmeno l’ultimo, semplicemente perché non conosce graduatorie, oppure, se le conosce, non gli interessano. Questo è in fondo il punto di arrivo del discorso di Gesù, perché, quando il semplice arriva al posto del servizio, cioè all’ultimo posto che Lui gli ha assegnato, nemmeno ne ha consapevolezza tanto ci si trova bene.
E in questo modo egli diventa metro di giudizio per chi magari all’ultimo posto ce lo ha rifilato, perché non bisogna dimenticare che tutti noi possiamo chiedere o accettare da Gesù il posto dello schiavo, ma nessuno di noi ha il diritto di assegnarlo a un fratello. Oppure magari gli altri pensano che si tratti di un primo posto, mentre per il semplice è un bellissimo, pacificante ultimo posto.

La virtù della Vergine 

Essere semplici non vuol dire essere sempliciotti, anzi, il semplice è il contrario del sempliciotto, perché, a colpi d’intelligenza e di cuore, sa superare i desideri non cristiani di valere più degli altri, di scalare immaginari gradini e scalette, soffrendo e rovinandosi la vita. La semplicità come antidoto alla mancanza di umiltà è la virtù della Vergine del Magnificat, la quale canta la propria grandezza, attribuendola però a chi di dovere, cioè a Dio. Non la nasconde, la racconta. Pensate se Elisabetta, sentendo il Magnificat, avesse detto o pensato: “Mamma mia, ma com’è diventata superba la mia cuginetta, come se la tira, ma chi crede di essere?”. In questo caso secondo voi il problema sarebbe di Maria o di Elisabetta? Di Elisabetta ovviamente. 
Voglio dire che se io ti racconto una cosa bella di me, per condividere una gioia e ringraziare insieme il Signore, e tu ne sei irritato, il problema è tuo, non mio. Io sto bene con il poco che ho e mi piace il tanto che vedo in te.
Se per te non è così… Sai come si chiama questo sentimento che ti abita? Si chiama invidia. Ne parleremo un’altra volta, ma intanto tu strappalo via dal tuo cuore, perché ti fa stare male e non ne vale la pena, credimi.

Il ritratto della leggerezza non superficiale

In ogni caso, a me questo della semplicità sembra un bel ritratto per un cristiano, molto lontano dall’immagine che ci danno oggi gli Apostoli, sia quelli che vogliono i primi posti e lo dicono sia quelli che si offendono perché… Perché si offendono? Forse perché i due giovani fratelli con le loro richieste finirebbero per togliere a loro la speranza di avere i primi posti se Gesù li ascoltasse? 
Il punto di arrivo di questo profilo così alto è quello di una personalità di grande leggerezza ma non superficiale, una persona dimentica di sé eppure totalmente presente a sé stessa, in comunione spontanea e pacificata con tutti, eppure tutta concentrata in Dio e soprattutto assolutamente, totalmente libera e felice… cioè perfetta, e per giunta senza sforzo, senza fatica.
Vi piacerebbe essere così amici? A me sì, tantissimo.
Ma possiamo riuscire a diventare così? Da soli no, certo che no. Con Lui però… Grazie!

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dai missionari  comboniani, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.


Mariarosa Tettamanti, 25 luglio 2024

Immagine di copertina tratta da Childrens's book illustration di Kinza Haider.