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Esercizi di ballo e di ottimismo (podcast e testo scritto)


Esercizi di ottimismo sulle orme di Gesù a Cafarnao. Il post contiene il testo scritto e il podcast. Per ascoltare, premere il triangolino bianco contenuto nel cerchietto giallo.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini, Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana, milano, 10 Gennaio" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 1, versetti da 29 a 39.

E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
    Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
    Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!».
    Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Primo esercizio di ottimismo

Oggi vi invito a fare esercizi di ottimismo, seguendo Gesù a Cafarnao. Il nostro Maestro è già stato nella sinagoga di questa cittadina, dove ha liberato un uomo dal maligno. Ne abbiamo parlato proprio il 10 gennaio dell’anno scorso.
    Ora, Simone e Andrea lo invitano a casa loro. Ma perché lo invitano? Forse per offrirgli il pranzo o forse perché in quella casa c’è una donna ammalata e loro sperano che il Maestro ci metta mano? Così come ha liberato l’indemoniato, magari guarisce anche lei... D’altra parte questa donna ha la febbre e la febbre era intesa dagli antichi come un fuoco che segnalava la presenza di una forza di morte: quindi sicuramente Simone e i famigliari sono preoccupati.
Be’… Se la motivazione dell’invito a Gesù fosse questa non ci meraviglieremmo: quante volte anche noi ci rivolgiamo al Signore solo per chiedergli qualcosa? «Quando non se ne può più, si chiama il buon Gesù» dice un vecchio adagio.
    Intendiamoci: la preghiera di domanda non è una preghiera meno nobile delle altre, lo dice anche il Papa. «La preghiera di domanda» dice «è un atto di fede in Dio che è Padre e onnipotente ed è un atto di fede in me, che sono povero, peccatore e bisognoso». "A Dio possiamo chiedere tutto" mi diceva quando ero una bambina il teologo Moioli.
    Lo sbaglio semmai sta nel pregare solo per chiedere, impedendo così a sé stessi di vedere il bene che già ci è dato, e per il quale ringraziare,  e quindi alimentando uno scontento che rischia di sedimentarsi e di diventare un fondo comportamentale, una specie di pessimismo esistenziale, capace di renderci insopportabili persino ai nostri stessi amici. Dunque, vedere i doni che popolano la nostra vita è il primo esercizio di ottimismo.

Esercizio quotidiano di ottimismo

Ma torniamo a Cafarnao. Gesù capisce che la segnalazione dei suoi amici è in realtà una domanda e agisce. 
    L’azione di Gesù è descritta in modo sobrio, come osserva mons. Tremolada, il biblista che guida questo commento: Gesù si avvicina all’ammalata, la prende per mano, la fa alzare e la libera dalla febbre. Quattro azioni per una guarigione: avvicinarsi, prendere per mano, sollevare, liberare. Quattro verbi per qualcosa di vitalmente potente e di indicibilmente tenero. La potenza di Gesù non toglie nulla alla sua tenerezza.
    Quando racconto questo episodio ai bambini in catechesi, a questo punto mi fermo e chiedo: “Se voi foste questa signora, ora che siete guariti, che cosa fareste?” Le risposte dei bambini a volte sono spassose: “Io starei ancora a letto” dice uno “Chi me lo fa fare di alzarmi e andare a scuola? Me ne sto nel mio letto e fingo di essere ancora ammalato”. Un miracolo sprecato, verrebbe da dire. Un’altra si immedesima nel personaggio: “Oh che bello, sono guarita! Finalmente posso andare al mercato a chiacchierare con le mie amiche!” Ma la risposta più bella me l’ha data una bambina di 7/8 anni: “Io… io mi metto a ballare il tango con Gesù!”. Non so perché proprio il tango, ma l’idea di ballare con Gesù a me piace tantissimo.
E comunque nessuno dice che la signora incomincerà a servire gli ospiti, anzi i bambini si sorprendono quando lo scoprono leggendo il Vangelo… Ma poi capiscono che, se ci si incontra con Gesù, viene voglia di servire gli altri, eccome se viene!
    E noi che cosa faremmo al posto della signora guarita? Ecco una bella domanda, che potrebbe avviare l’esame di coscienza serale: che cosa abbiamo fatto oggi dei tanti doni che il Signore ci ha dato? Li abbiamo almeno individuati? E’ la stessa domanda di prima in fondo. Esaminare la coscienza non è soltanto cercare mancanze e peccati: prima ancora è cercare i doni e le cose belle della giornata. E questo è un esercizio di ottimismo quotidiano... o magari un esercizio di ballo, se vogliamo metterla sullo scherzo.

L'esercizio di ottimismo migliore

Ma intanto viene la sera e arrivano molti malati e indemoniati: Gesù non si sottrae, guarisce e libera. E impone il silenzio alla rabbia dei demòni: ciò che loro sanno già andrà compreso dagli uomini poco per volta, secondo la delicata e comprensiva pedagogia di Gesù, la saggia pedagogia della gradualità.
    Arriva poi la notte e prima che sorga l’alba Gesù si isola per pregare. Il suo segreto è il rapporto con il Padre… e questo rapporto chiede silenzio e raccoglimento.
    Anche qui c’è una bella domanda per noi: com’è la qualità della nostra preghiera? Se la preghiera è autentica non può non comunicare almeno un po’ di serenità e di pace: la preghiera è davvero il miglior esercizio di ottimismo che noi possiamo compiere.

Il luogo dell'ottimismo vero

Ma poi gli amici trovano Gesù… e sono tutti esaltati! «Tutti ti cercano!» gli dicono. Eh… è bello seguire un maestro così popolare!
    E a questo punto io chiedo ai bambini: “Che cosa farà Gesù secondo voi?”. “Eh… corre là da quelli che lo cercano, no? Dove ci sono i suoi fans, i suoi followers che gli fanno gli applausi e gli danno i likes “dicono, cavalcando l’onda dei social. E invece no, Gesù non ha nessun interesse a diventare famoso, a Lui interessa invece la felicità di tutti noi, pensa un po’.
    L’attenzione ai poveri e ai sofferenti, dice ancora mons. Tremolada, è il segno del Regno di Dio nel mondo. Ogni volta cioè in cui c’è qualcuno che si prende cura di chi ha bisogno, lì si può toccare con mano l’opera di Dio tra gli uomini.
    E noi dove siamo in questo momento? Abitiamo il regno di Dio, il luogo dell’ottimismo vero, cioè della speranza, o siamo tifosi di altri regni?

La motivazione dell'ottimismo

E ora l’ultima osservazione, forse la più bella. Seguendo Gesù, siamo stati in una sinagoga, in una casa normalissima, in una piazza e in un luogo solitario e raccolto… E questo significa che la comunione con Lui non si vive soltanto nei luoghi di culto, ma anche nei luoghi della vita familiare, della vita sociale e della vita interiore. Nessun ambito è escluso dalla presenza e dall’azione di Dio, tutto è attraversato dalla Grazia… Ed è proprio qui che troviamo la motivazione più forte per essere ottimisti (o per diventare ballerini provetti) fino a quando in Paradiso danzeremo il tango con Gesù.
Ciao a tutti e grazie.

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina di Anastasiia AsiOsi.