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Biografia di un eroe (audio e testo scritto)


Oggi, 10 dicembre 2023, c'incontriamo con un uomo dal fascino sicuro, trascinatore di  folle, un uomo per una sola stagione, senza tentennamenti né esitazioni, senza peli sulla lingua né concessioni seppur minime al suo benessere. E' Giovanni Battista, il precursore, uno dei nostri grandi maestri... e ha da dirci una sola cosa. Ascoltiamolo dal podcast di Elikya dei missionari comboniani o leggiamo il testo scritto. 
Per ascoltare, premere il triangolino bianco nel cerchietto giallo. Grazie.
Ascolta "Elikya la speranza del Vangelo senza confini, Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana, Milano, 10 Dicembre" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 1, versetti da 1 a 8.

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaia:
Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri

vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Un uomo affascinante

Che uomo affascinante questo precursore, com’è forte questo messaggero annunciato dai profeti e venuto a preparare l’arrivo del Messia... che fico, se mi permettete di usare un aggettivo giovanile, ormai entrato nel vocabolario italiano. Un uomo che ama il deserto, che veste con peli di cammello, ma non ha peli sulla lingua, che non parla di sé, se non per stabilire una differenza con Colui che pur venendo dopo sarà il primo.

La biografia dell'eroe

Ma facciamo un passo indietro e ricostruiamo la biografia dell’eroe: credo che ne valga la pena. Entriamo nella cornice solenne del tempio di Gerusalemme, dove a un anziano sacerdote della classe di Abia tocca in sorte l’entrata nel tempio nell’ora dell’incenso. E’ Zaccaria, un uomo giusto, e giusta è anche sua moglie Elisabetta, altrettanto anziana e, ahimé, senza figli. A nulla sono valse le preghiere sue e di suo marito: il frutto di tanto desiderio non è mai arrivato. Oggi però per Zaccaria è sorto un giorno nuovo, annunciato da un angelo che appare in piedi alla destra dell’altare dell’incenso. Il sacerdote stenta a credere alle parole del messaggero, che pretende di annunciargli una cosa impossibile: Zaccaria ed Elisabetta avranno un figlio, nonostante la loro età. E la sua incredulità si sedimenta in un mutismo che si scioglierà soltanto alla nascita del bambino, il quale si chiamerà Giovanni. Prima però ci sarà l’incontro, quando dalla Galilea arriverà la cuginetta di sua moglie, Maria, e il bambino nel ventre di Elisabetta sussulterà di gioia riconoscendo per la prima volta il Messia, il figlio di Dio, il motivo della sua stessa esistenza.
Passano gli anni ed eccolo qui Giovanni, energico e austero, ancora benedetto da quel primo incontro, in attesa del secondo. Nonostante il suo look un po’ strano, un’alimentazione poco salubre e dei messaggi alle folle diretti e senza mezzi termini, Giovanni è molto popolare, ha molti seguaci, molti follower ante litteram potremmo dire: «Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme». Un’intera città e un’intera regione: e tutti a confessare i peccati, a mettere le vergogne delle loro vite nelle mani di quest’uomo strano. Potrebbe approfittare di questa popolarità, di questa fama, il nostro eroe, per diventare potente e magari ricco (altri lo farebbero sicuramente), ma non ha tempo da perdere lui: è lì per un Altro, per una missione, e non perde occasioni per dirlo. “Non sono io il Messia, non io, ma Lui”. «Lui è più forte di me». «Io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali». Nemmeno di chinarsi sopra i piedi di Gesù si sente degno Giovanni, grande soprattutto nell’umiltà. E poi la novità: "Io vi ho battezzato con acqua, ma Lui… Lui vi battezzerà in Spirito Santo".
E un giorno finalmente l’incontro avviene. Avviene con la poesia dei giorni feriali, in mezzo alla folla che attende il Battesimo. Avviene, arriva, e Giovanni non crede ai suoi occhi, però obbedisce e battezza il cugino ritrovato. E quando Gesù esce dall’acqua, ecco la grande manifestazione: è Lui il Figlio di Dio, lo dichiara lo stesso Padre.
Ed è così che il giorno dopo Giovanni può indicare Gesù a due discepoli: «Ecco l’agnello di Dio» dice e loro passano alla scuola del Maestro più grande. Evidentemente non ha paura di perdere gli scolari questo strano profeta. Poi Gesù e Giovanni si separano di nuovo, vanno ognuno per la propria strada, entrambi incamminati verso la rispettiva missione.
Ma un uomo così, un uomo come Giovanni, non può non scontrarsi con il potere, con quell’Antipa che si scalda il talamo con la cognata, contravvenendo alla legge di Mosé. Giovanni non può tacere e parlando decreta la propria morte.
Viene imprigionato, infatti, ma anche nell’oscurità del carcere lui ha un solo pensiero e quando sente parlare di un profeta portentoso, manda i suoi uomini a chiedere: «Sei tu quello che aspettiamo?» La risposta è chiarissima: è Lui, perché le sue opere dicono che il Regno dei cieli è venuto... Finché i capricci di due donne senza scrupoli spalancano per l’ultima volta la porta del carcere in cui si trova Giovanni.

Un uomo per una sola stagione

Ma che cosa ci insegna la vita di questo profeta ancora vetero testamentario, ma già tutto proiettato verso la Buona novella? C'insegna che prima di tutto e di tutti, viene Lui, viene il Signore. Prima di noi stessi, prima di chiunque altro, prima di ogni cosa… viene Lui.
In fondo il Battista non è nient’altro che un urlo, uno strillo infinito che apre una strada. Lo dice lui stesso: «una voce», una parola che spinge nella giusta direzione, un dito che indica.
E’ questo ciò che anche noi non dobbiamo mai dimenticare: sapere per Chi viviamo e indicarlo continuamente con la vita e le parole. I genitori lo indicano ai figli, i catechisti e i maestri agli scolari, i mariti alle mogli e le mogli ai mariti, i vecchi ai giovani e i giovani ai vecchi… I preti lo indicano ai fedeli, perché la gente comune possiede una specie di olfatto interiore, capace di sgamare coloro che fingono di portare i fratelli al Signore, mentre fermano il treno al capolinea di sé stessi. Tutto il resto viene dopo ed è infinitamente meno importante.

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.
 
Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina di Johannes Plerio