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Dimorando andiamo (podcast e testo scritto)


Dimorare e andare: due azioni in evidente antitesi, ma non per ciò che riguarda la vita dello spirito. Impariamo da quattro donne come andare dimorando. Testo scritto e podcast di Elikya (radio dei Missionari comboniani). Per ascoltare dal podcast, cliccare sul triangolino bianco contenuto nel cerchietto giallo.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini,Maria Rosa Tettamanti, formatrice diocesana, Milano, 10 Ottobre" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 10, versetti da 38 a 42.

Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore Gesù, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Una pagina gioiello

Ho già commentato questo episodio del Vangelo, proprio agli inizi del mio servizio per Elikya. Per questo oggi ho scovato per voi una pagina pochissimo conosciuta, ma molto bella, un autentico gioiello, scritto nel suo diario da una donna eccezionale, alla quale cedo volentieri la parola. Si tratta della serva di Dio Elena da Persico, vissuta nel secolo scorso a Verona e fondatrice di un istituto secolare femminile.
Secondo lei, come abbiamo già ricordato anche noi, la vita di Maria non è l’alternativa bella alla vita di sua sorella Marta, ma l’alternativa necessaria all’affannarsi e all’agitarsi di Marta. Dicendo: «Tu ti affanni e ti agiti per molte cose», Gesù infatti vuole stigmatizzare in Marta l’inquietudine, la smania di fare, l’ansia, la ricerca dei risultati immediati. Maria coglie bene il valore della venuta del suo Signore, mentre Marta sembra in ritardo nella comprensione, proprio a causa del suo affannarsi... un affannarsi che la rende incapace persino di scorgere Gesù che viene.

Due Marie in una sola

Per il resto, tra le due esistenze, come dicevo già l’altra volta, va operata una sintesi, altrimenti rischiamo di diventare dei nevrotici spirituali. Certo la vita di tutti i giorni esige il nostro impegno, il nostro lavoro, ma tutto dev’essere compiuto senza turbamento, con tranquillità, rimanendo ai piedi di Gesù come Maria, sicuri che, anche nelle situazioni più penose, contrarianti o ansiogene, tutto sarà sempre per il nostro bene, perché Lui ci ama.
Accostando in rapporto di coincidenza Maria di Betania e Maria di Magdala, senza preoccupazioni esegetiche di nessun genere (noi sappiamo con il cardinale Ravasi, tanto per citare un biblista famoso e amato, che si tratta in realtà di due persone diverse) Elena da Persico riesce a mostrare come due atteggiamenti che sembrano antitetici possano e debbano convivere, alternandosi nella vita di ogni cristiano. Si va perché Lui manda, come fece Maria di Magdala all’alba della risurrezione, e si va con sollecitudine, con abnegazione e cuore; si va correndo anche, senza pigrizie né cedimenti, ma poi si resta con Lui, nell’inazione e nell’ascolto, quando Lui lo chiede. Si va e si lavora tanto, h24 se è necessario (ad esempio quando si è al capezzale di un malato grave). Si lavora con passione ma anche con distacco, pronti anche a perdere tutto, perché ogni opera è sua, non nostra.

La libertà più grande

E questa è la più grande delle libertà. Questo significa non affannarsi, non agitarsi: zero sbatti per Gesù, insomma, come dicevo un’altra volta.
“Signore, questa famiglia che mi hai concesso di costruire, questo lavoro che mi hai affidato, quest’opera che fai nascere dalle mie mani, queste persone che seguo e amo… sono tuoi prima che miei. E’ questo il segreto della mia pace, sei Tu il segreto della mia serenità”.
E questa pace, questa calma, questo abbandono mai diventeranno inerzia. Mai: tra l’abbandono e l’inerzia c’è la differenza che corre tra il giorno e la notte. La frase che sintetizza questo discorso è sorprendente e ardita: “Si va dimorando”. E’ questa secondo me la definizione più bella del binomio azione contemplazione, inscindibile per ogni cristiano... Almeno come continua e perseguita meta.

Ma io non sono capace!

“E ma io non sono capace di stare lì con le mani in mano, io non posso fermarmi…” oppure al contrario: “Non sono adatta a impegnarmi nella società e nella Chiesa, meglio che me ne stia a casa tranquilla…” 
“Noo” scrive la teologa Dora Castenetto, commentando il discorso di Elena da Persico: “Il temperamento c’entra poco o niente. Ciò che conta è la scelta di valore da fare e rifare, riconquistandone ogni giorno le motivazioni e il profondo radicamento”. Insomma la Marta che è in noi dovrà imparare il primato della contemplazione, della preghiera, senza lasciare il servizio, ovviamente, ma anche senza imporlo, perché, se ci pensiamo bene, il servizio imposto non è altro che una manifestazione di potere.

Un ricordo indelebile

A proposito di questo tema, ho un ricordo vivissimo di un’omelia del teologo Moioli. Don Giovanni un giorno prese il microfono e con un lungo sospiro esordì dicendo: “Non mi affannerò mai più”. Citava una frase della Da Persico, ma si capiva che l’aveva resa propria e che la stava vivendo.
Eppure, stava combattendo l’ultima battaglia della sua vita, quella che vinse quando, in una sera di ottobre del 1984, a 53 anni, entrò nella gloria del suo Signore. E allora tutto, per lui, fu Bellezza e dimora… così come un giorno sarà per noi. Grazie.

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Grandma, knits a quit di Andrea Putinoga.