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Antidoto al pensiero debole (podcast e testo scritto)


Esiste un antidoto per questa società liquida, in cui lo spazio estetico dilaga (Bauman), alimentato e sostenuto dal pensiero debole (Vattimo)? Ascoltiamo il podcast di Elikya (radio dei Missionari comboniani) e leggiamo il testo. Data la complessità dell'argomento, non contenibile in un messaggio audio, il testo scritto offre qualche precisazione in più.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini, Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana, Milano, 28 settembre" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 9, versetti da 7 a 9.

Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

I sentimenti del re

Di quali avvenimenti ha sentito parlare Erode Antipa, il tetrarca della Galilea e della Perea? Mettiamoci nei suoi panni per capirlo, scavalchiamo i secoli ed entriamo in empatia con lui.
Erode ha saputo che nel suo regno si aggira un personaggio che ha calmato una tempesta sul lago, ha liberato un indemoniato, ha ridato la vita a una bambina morta, ha guarito molti ammalati… Da bravo governante è incuriosito da questi fatti, vuole sapere.
E’ anche preoccupato Erode, si sente. E’ preoccupato, soprattutto perché ha la coscienza sporca e sicuramente prova dei rimorsi per ciò ha fatto a Giovanni Battista.
E ha paura Erode. Ha talmente paura che Marco e Matteo dicono senza mezzi termini che lui non ha dubbi: quest’uomo di cui si raccontano portenti è Giovanni Battista risorto, è quel profeta che lui ha fatto decapitare per non dire di no a una ballerina sexy. Dunque, è un fantasma, un fantasma tornato dalla tomba a riscuotere il prezzo della sua esecuzione. Credo che siano proprio questi i pensieri del tetrarca, che forse si sta rammaricando di aver ceduto alla lussuria, al potere di due begli occhi e di quattro movenze sinuose di una ragazza figlia della donna rapinata al fratello, contro la legge di Mosé.

Ciò che il re non sa

Certo non può immaginare questo re di un quarto di regno che il profeta misterioso è quel bambino sopravvissuto all’eccidio dei piccoli di Betlemme, di quella strage avvenuta circa 30 anni prima e voluta da suo padre, Erode il Grande, dopo la visita di alcuni ricchi e prestigiosi personaggi venuti dall’Oriente.* Le urla che lacerarono allora il cielo di Betlemme diventato la nuova Rama, i lamenti di Rachele che perdeva i figli, probabilmente non raggiunsero le orecchie del delfino adolescente, di questo figlio della samaritana Maltace, la quarta moglie di Erode il grande.
E non può immaginare l’Antipa che quest’uomo che lui ora cerca di vedere gli sarà in futuro portato davanti in catene, già condannato dal sinedrio e scaricato lì, dal governatore Pilato, che non vuole saperne di giudicarlo. Non può sapere l’Antipa che lo interrogherà e non avrà né risposte né prodigi. E così lo insulterà e lo schernirà e lo rimanderà a Pilato.

L'esito inaspettato di una condanna

E il primo, sorprendente esito di questo desiderato incontro sapete qual è? E’ la nascita dell’amicizia di Erode Antipa con il governatore romano Pilato. E’ incredibile guardate: Gesù riesce a seminare concordia anche quando è incatenato e muto in mezzo a due potenti corrotti che lo stanno condannando a morte.
Poi Gesù sale il Calvario e va a morire sulla croce, ma l’ineffabile tetrarca si sarà sicuramente distratto; ormai a lui Gesù non interessa più: ha visto che non è il Battista, che non ce l’ha con lui, non gl’importa più. “E’ un visionario, un matto” avrà pensato “lasciamolo andare incontro al suo destino. In fondo, se l’è voluta: se fosse rimasto a casa sua, a Nazareth, a fare il bravo carpentiere, non gli sarebbe successo nulla”. E così il tiranno lascia che si consumi la grande ingiustizia.

Punti di luce e buchi neri

Il Vangelo, vedete, è tutto percorso da punti di luce meravigliosi come astri (Giovanni Battista, Maria, Giuseppe, Elisabetta, i discepoli, la Maddalena, le donne che seguivano Gesù, Nicodemo, Giuseppe d’Arimatea…), ma presenta anche alcuni terribili buchi neri. Ma che cosa ha scatenato la violenza di questi due buchi neri, dei due Erode  padre e figlio? Nel primo, l’attaccamento al potere e la paura di perderlo; nel secondo la passione sfrenata per due donne proibite e anche la leggerezza triviale che spesso negli uomini si accompagna alla loro personale dissolutezza. 
Insomma siamo di fronte a due personalità completamente centrate su sé stesse: oggi forse diremmo due narcisisti primari. Ci sarebbe molto da dire sull'attualità di questi due personaggi, prigionieri di  uno spazio estetico giocato intorno alle loro emozioni, il quale finisce con il pervertire lo spazio sociale che i due sono tuttavia chiamati a gestire. E si tratta di due infelici, proprio perché schiavi delle loro passioni, cioè della lussuria e dell’abuso di potere: non c’è felicità senza libertà interiore, questo lo sappiamo tutti per esperienza.
Pensando ai due Erode, non possiamo non accostarli ai tiranni attuali o del nostro recente passato: a Hitler, a Stalin, a Putin e a tanti altri. Quanti uomini, anche di Chiesa purtroppo, sono stati rovinati dall’esercizio del potere... 

Impariamo anche noi

E allora, che cosa possiamo imparare da queste vicende? Potremmo ad esempio ripensare ai personaggi del Vangelo e vedere a quali vorremmo assomigliare, ma al di là di questo, credo che ci siano almeno tre cose nelle quali impegnarci tutti quanti.
Primo. Cerchiamo di essere, come Gesù, profeti di concordia e di pace in ogni occasione della nostra vita.
Secondo. Preghiamo tutti i giorni per chi ci governa, per chi esercita il potere.
Terzo. Se di fronte alle ingiustizie ci viene lasciata la possibilità di parlare, impariamo il coraggio di non tacere. E soprattutto, quelli tra noi che ne hanno le capacità e la forza entrino in politica, portino nella res publica una ventata di fresca onestà, combattano le disparità economiche e mettano davanti a tutto il resto gli interessi della comunità e dei poveri, di tutti i poveri, anche di quelli che arrivano dal mare, e di coloro che abitano lontano dalle nostre sponde, ma non per questo sono meno fratelli.

L'antidoto al pensiero debole

Noi oggi abitiamo in una società liquida, prodotto di un intreccio invincibile tra pensiero debole, dal punto di vista filosofico, e spazio estetico dilagante, dal punto di vista sociologico:  soltanto la densità assolutizzante dell’esperienza di fede e l’apertura del pensiero cristiano possono riportare la legalità nella politica e nel quotidiano e restituire alla solidarietà umana lo spazio che le compete. Io ci credo. Grazie.

*Sappiamo che attualmente molti studiosi ritengono che l'episodio della strage degli innocenti non sia in realtà mai successo e soprattutto non ad opera di Erode il Grande, il quale sarebbe morto prima della nascita di Gesù. Noi però lasciamo queste questioni agli storici e rimaniamo per la nostra riflessione all'interno del Vangelo e del suo messaggio.

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Nature I di Carolina Bergamaschi