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Zero sbatti ogni tanto! (Podcast e testo scritto)

La funzione del silenzio e un'immagine in regalo, per imparare ad essere dolcemente abitati: testo scritto e podcast di Elikya, la radio dei missionari comboniani; due illustrazioni di Virna Paghini, di cui una da colorare.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini, Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana, Milano, 25 Agosto" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 22, versetti da 34 a 40.

Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Ci è andata bene!

E’ appena finita la diatriba arbitrata da Gesù tra farisei e sadducei sulla risurrezione dei morti ed ecco che i farisei si uniscono a confabulare tra loro: che cosa staranno dicendo? E’ presto detto: cercano di mettere alla prova Gesù. L’intenzione non è certo benevola: “Che bello se riuscissimo a far fare una figuraccia a questo nazareno che piace troppo alla gente”. 
Dovete sapere, dobbiamo sapere, che i rabbini, perdendo di vista l'essenziale della legge, come ricorda l'esegeta Poppi erano propugnatori di una casistica legalista sottile e opprimente che consisteva in 248 ordini e 365 divieti: in tutto 613 comandamenti. Ci credo che ci volessero i filatteri per ricordarne almeno una certa percentuale. 
Invece guardate che cosa fa Gesù: riprende il comandamento che riguarda l’amore di Dio dal Deuteronomio e quello che si riferisce all’amore per il prossimo dal Levitico e ne rifà il fondamento di ogni altro precetto. In questo modo riporta la legge al suo cuore e anche il dottore che lo interroga è costretto a dargli ragione. Un’assoluta liberazione: ci è andata bene! 

Però ci vuole il silenzio

Unendo questi due comandamenti, ci viene detto che, se ci apriamo all’amore di Dio, l’amore per il prossimo non potrà non fiorire dentro e fuori di noi. I due comandamenti sono simili perché l’amore per Dio e l’amore per il prossimo non differiscono né sul piano degli affetti né a livello dell’agire. Se amo Dio e per questo voglio fare qualcosa per Lui ho una sola strada: amare e darmi da fare per il prossimo. Aprirci all’amore di Dio infatti significa immergerci in Lui e assumere, poco per volta e senza affanni, il suo modo di vedere la realtà e di agire, modalità che si riassume nel dare la vita. 
Ora, se gli apriamo le porte del cuore, Gesù lavora dentro di noi e noi ci troviamo migliorati, anche nei rapporti con il prossimo, senza nemmeno tanti sforzi. Per questo però ci vuole il silenzio, perché il Signore di solito non lavora nel chiasso, non si fa sentire se teniamo la musica a palla h24, se ci sbattiamo a destra e a manca inquieti e senza sosta, se abbiamo paura di fermarci a guardare il fondo profondo del cuore, dove abita Lui. Per incontrare Gesù, almeno ogni tanto, zero sbatti, come dite voi giovani. A proposito, vi abbiamo visti a Lisbona: belli, allegri, concentrati, commossi, emozionati, chiassosi… e abbiamo sentito il cuore che si allargava nella speranza. Non deludeteci ragazzi.

Un'immagine in regalo

A voi e a tutti, voglio regalare un’immagine che mi fu consegnata durante una predica agli esercizi spirituali, quando ero anch’io una ragazzina allegra, chiassosa e un po’ inquieta. L’immagine era quella del Cristo degli abissi. 
Il predicatore ci chiese di provare a riprodurre con il nostro corpo questa statua che nessuno di noi aveva mai visto (allora non si andava in giro come adesso, non c’erano i social, niente Internet e quindi tante cose non si sapevano). Forti della nostra immaginazione, che si nutriva dell’iconografia tradizionale legata ai simulacri del Sacro Cuore, tutte abbiamo fatto le belle statuine aprendo le braccia verso il basso e chinando il capo. 
“Sbagliato!” tuonò il predicatore, che tra l’altro era un marcantonio, e si mise in posa lui, alzando le braccia e la testa verso l’alto: “E sapete che cosa grida questo Gesù Cristo, che in realtà giace dimenticato negli abissi del vostro cuore? Tirami su! Ecco che cosa grida. Tirami su!” Mi fece un’impressione incredibile, ma il padre marcantonio aveva ragione: se vogliamo trovare Gesù, dobbiamo sbaraccare prima tutto ciò che zavorra il nostro cuore: tutti i desideri inutili, le preoccupazioni eccessive, le ansie immotivate… e poi ci allacciamo stretti a Lui nelle profondità della nostra intimità, viviamo il suo amore, soprattutto quando lo riceviamo nell’Eucaristia, e usciamo con Lui per andare verso i fratelli. 

Dolcemente abitati

«Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti» dice Gesù. E noi ci crediamo e non abbiamo bisogno d’altro e incominciamo proprio oggi a liberare tutti gli angoli del cuore per fare spazio a Lui. Insieme a Lui entreranno i fratelli e noi ci troveremo dolcemente abitati. Buona esperienza e grazie!

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Inverno di Carolina Bergamaschi.