Passa ai contenuti principali

Le asticelle dell'amore (podcast e testo scritto)


Spesso Gesù alza le asticelle, per farci saltare più in alto e ascendere, volando, sulla scala della felicità: è il caso della regola aurea. Nel post si trovano il testo scritto e il podcast di Elikya, la radio comboniana.
Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini, Mariarosa Tettamanti, Milano, 27 Giugno" su Spreaker.

Dal Vangelo di Matteo, capitolo 7, versetto 6 e versetti da 12 a 14.

Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!

Un concentrato di massime con una differenza fondamentale

Abbiamo qui un collage, un concentrato di massime slegate tra loro e provenienti da contesti diversi. Le vediamo a una a una.
Versetto 6. «Non date le cose sante ai cani, non date le perle ai porci». Secondo la Bibbia di Gerusalemme, le cose sante e le perle sarebbero simboli delle carni offerte al tempio e quindi sacre o santificate, che non si potevano dare agli animali. Attraverso questa metafora, Gesù ci raccomanda di essere prudenti nel proporre il Vangelo, che è prezioso e santo, a gente incapace di accoglierlo e che potrebbe abusarne, magari addirittura deridendolo o profanandolo.
Il versetto 13 ci presenta invece la nota dottrina delle due vie, la via del bene e la via del male, tra le quali l’uomo è chiamato a scegliere. Anche questo era un tema antico e diffuso nel giudaismo e nella Bibbia: lo troviamo nel Deuteronomio, nel primo Salmo, nel Libro dei proverbi, nel Siracide... e lo ritroviamo poi nella Didaché. Il significato è chiaro: praticare il bene è difficile, ma porta alla salvezza, fare il male è molto più facile, ma porta alla perdizione.
Ma torniamo al versetto 12. Anche qui abbiamo una massima di condotta che era già nota sia nel mondo rabbinico, soprattutto giudaico, sia nel mondo pagano, ed era conosciuta come “regola d’oro”, “regola aurea”.
Qui però siamo in presenza di una differenza fondamentale. Sia tra i rabbini sia tra i pagani questa massima era declinata nella forma negativa, cioè: “non fare ad altri ciò che non vorresti essere fatto a te”; Gesù invece utilizza la formula positiva e questo è molto interessante, perché sul piano del vissuto la formula positiva è molto più impegnativa. Proviamo. “Io non voglio essere picchiato, violentato, deriso, umiliato… perciò non picchio, non violento, non derido, non umilio…” e ci mancherebbe, non è così difficile comportarsi in questo modo, vero? Ma provate a dire “Io voglio essere profondamente amato, costantemente aiutato, accettato per quello che sono, perdonato quando sbaglio, supportato… perciò amo profondamente, accetto gli altri così come sono, li perdono se mi offendono, li supporto in tutto e per tutto, li aiuto con costanza…” Eh… qui le cose si fanno difficili mi sa.

Le asticelle di Gesù e le lezioni dei bambini

Come sempre Gesù alza le asticelle e ci chiede di saltare più in alto rispetto ai non cristiani, più in alto nell’amore ovviamente, non nelle altre cose che a Lui non interessano, non nella fama o nel potere ad esempio. «Non solo la legge» dice Gesù «ma anche la parola dei profeti si può riassumere nel fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi». Una verità dirompente espressa con una semplicità abbagliante.
È molto bello commentare questa frase con i bambini, perché immediatamente scatta il gioco: “Io non voglio essere preso in giro e allora non lo farò agli altri” dicono “Io non voglio essere picchiato e allora non lo farò…” e così via. E poi “Io voglio essere accarezzato e allora accarezzo. Voglio essere abbracciato e allora abbraccio”… E lo dicono e lo fanno: si aprono in movimenti gioiosi, scoppiano le risate… Poi salgono un po’: “Io vorrei essere amato e allora voglio bene agli altri, vorrei essere aiutato e quindi aiuto chi ha bisogno…” e fioriscono piccoli progetti di relazioni belle. Perché i bambini sono concreti, mirano al sodo, traducono tutto in azioni.
 Sentite che cosa ho fatto con loro, al termine di questo anno catechistico: ve lo racconto perché dai bambini c’è sempre da imparare. Io imparo moltissimo da loro. Ho detto a ventitré bambini di terza primaria: “Bambini, io vorrei regalare questo libro ai vostri genitori, ma costa troppo e voi siete tanti. E poi vorrei regalare qualcosa anche a voi, ma non so come fare…. Sentite, mi è venuta un’idea. Non potremmo regalare insieme il libro ai vostri genitori? Lo paghiamo metà ciascuno, cioè metà io e metà voi”. I bambini si guardano preoccupati: dove vanno a prendere i soldi? E poi senza dirlo ai genitori, se vogliono fare la sorpresa… “Potremmo fare così, guardate" ho ripreso io: "se voi rinunciate al vostro dono, abbiamo abbastanza soldi per prendere i libri, così il regalo lo facciamo insieme e scriviamo insieme la dedica. Però dovete decidere voi liberamente. Rinuncereste al vostro regalo per prendere insieme a me il libro da dare ai genitori, oppure volete voi il regalo e per mamma e papà non avremo niente?”. Che cosa credete che abbiano deciso i bambini? Hanno scelto di rinunciare al dono per loro, in modo da regalare il libro ai genitori insieme alla catechista. E avreste dovuto vedere la loro felicità, perché stavano sperimentando sì la rinuncia, ma insieme gustavano la gioia di mamma e papà come se fosse la loro.

L'esito e la base della regola

Questo è l’esito della regola aurea: non la morale acerba del do ut des, cioè della reciprocità strumentale (e tra l’altro tenete conto che è più o meno questa la fase dello sviluppo del giudizio morale che attraversano i bambini a questa età). Quindi non “Io ti do perché tu mi dia”, no, ma la gioia del donare in pura perdita, una delle felicità più intense che c’insegna Gesù, una felicità che va sperimentata.
“Hanno provato la gioia dei genitori come se fosse la loro”: è l’empatia l’emozione alla base della regola d’oro. È accogliendo dentro di me la gioia dell’altro, che scopro una felicità nuova e bellissima.

E allora perché?

E allora amici perché non proviamo anche noi? Prima di compiere le nostre azioni nei confronti degli altri ci chiediamo: “Ma io vorrei che mi fosse fatto questo? Che cos’altro vorrei io dagli altri?”. È così che si costruisce l’abitudine a immedesimarsi nel prossimo, a capirlo, a mettersi nei panni degli altri. Quante violenze, quante incomprensioni, quante maldicenze, quante invidie si eviterebbero in questo modo? Credo tantissime, forse tutte.
E allora lasciamo che Gesù alzi l’asticella e ci aiuti a saltare più in alto. Tutti insieme, amici, tutti insieme, per cambiare la faccia della Terra. 

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Starfly Children's book illustrations di Ksuriya Urban.