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A noi laici (podcast e testo scritto)


Come fa il missionario evangelizzatore a camminare tra veleni, serpenti e demòni, forte soltanto della forza della fede? La risposta è nel post, in un testo scritto, e nel podcast di Elikya (Comboniani), per ascoltare il quale occorre cliccare sul triangolino bianco contenuto nel cerchietto giallo.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini, Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana, Milano, 25 Aprile" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 16, versetti da 15 a 20.
E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Perché?

Per la terza volta mi capita di commentare questo testo che chiude il Vangelo di Marco e così ora non posso più fingere di non sentire la domanda che mi arriva da molti di voi: “Che fine hanno fatto i poteri dati da Gesù agli evangelizzatori? A parte i demòni, che si mandano via con il Battesimo e gli esorcismi, perché i nostri pastori, eredi a tutti gli effetti degli Apostoli, non parlano delle lingue nuove senza studiarle, non prendono in mano i serpenti, non bevono i veleni senza ammalarsi e non guariscono gli infermi senza bisogno di medici e di ospedali? Perché neanche il Papa sa fare queste cose?”
Bella domanda: perché? Il Vangelo non va preso alla lettera? Se questi sono i segni che accompagneranno quelli che credono, perché noi non li vediamo più?

Il secondo livello di comprensione

Perché? Perché anche qui, come quando ascoltiamo le parabole, dobbiamo accedere a un secondo livello di comprensione. Vediamolo insieme.
Le lingue nuove, intanto, sono nuove innanzitutto nei contenuti e tutto il Vangelo è già di per sé lingua nuova, se viene trasmesso con fedeltà e secondo i principi dell’inculturazione di cui parla il concilio Vaticano II, cioè rispettando le modalità espressive dei vari popoli e dei vari tempi e quindi usando linguaggi e forme specifici, senza cambiare il Messaggio ovviamente.
Quanto ai serpenti, chi è stato il primo serpente, quello del mito biblico delle origini, quello che fece cadere i nostri progenitori? Ecco, i serpenti attuali non possono che essere i suoi seguaci, cioè coloro che ci fanno credere che non abbiamo bisogno di Dio e insinuano e diffondono i veleni delle false dottrine. Sono i cattivi maestri, i filosofi del nulla, i fondatori e i fautori delle sette, quelle che tolgono libertà alle persone, s’impadroniscono del loro senso critico e della loro mente, ne fanno degli asserviti, degli schiavi intellettuali.
E allora i veleni… eh… di veleni è stracolma la cultura umana: sono le eresie e le storture dottrinali, ma anche le teorie politiche dittatoriali, discriminatorie e razziste; sono le falsità, tra cui le attuali fake news dei social, che approfittano degli sprovveduti per diffondere informazioni illusorie, spesso dannose. Ed è perfino la pubblicità, che immerge le persone in falsi bisogni, in desideri artefatti; la pubblicità, che si arroga il diritto d'insegnarci che cosa volere dalla vita e vuole farci credere che la cosa più importante sia star bene, noi e al massimo i nostri famigliari.
E quanto alle malattie da cui guarire le persone, sono sicuramente quelle del corpo e della psiche e anche quelle legate alla vecchiaia, che non vogliono soltanto medicine, ma vicinanza, presa in carico, comprensione, pazienza; sono quelle che affliggono le persone con disabilità, che gridano l’esigenza di essere valorizzate, sì, valorizzate, pienamente incluse nelle nostre comunità, alla pari con noi, non soltanto accolte. E poi ci sono le malattie dello spirito, a cominciare dal peccato, dal quale occorre guarire, strappandone le radici, che spesso affondano nei vizi capitali: la lussuria, la gola, l’avarizia, l’accidia, l’ira, l’invidia e la superbia, dei quali nessuno parla più, ma che impediscono l’esercizio della vera libertà, perché chi è sottomesso a questi vizi è un inconsapevole schiavo. Non abbiamo il tempo di parlarne ora purtroppo, ma i danni dell’avarizia, nutrita dall’avidità sfrenata, a sua volta alimentata dal narcisismo egoistico, occhieggiano tutti i giorni dallo schermo dei nostri televisori, sotto forma di truffe vergognose; mentre la superbia egocentrica, l’invidia che rode il cuore e rovina la vita, la lussuria violenta e l’ira incontrollata, che sfociano in terribili reati contro la persona, in particolare contro le donne, sono sotto gli occhi di tutti.

Un bel profilo  

E allora, qual è il profilo del missionario evangelizzatore? Eccolo.
Il missionario, non solo battezza e porta il Vangelo ovunque possa arrivare, ma si preoccupa che il Messaggio venga declinato con fedeltà e con il linguaggio dell’attualità, in modo che sia comprensibile e abbia efficacia di penetrazione; combatte le eresie e le teorie che si basano su inesistenti diversità valoriali tra uomo e uomo, riconosce e lotta contro le falsità e non si lascia sedurre dal fascino della pubblicità.
Il missionario è colui che non ha paura del contatto con i cattivi maestri, ma non si lascia incantare da loro e combatte le sette con la forza dell’amore che tutto abbraccia, ma anche della verità che non teme smentite. L’evangelizzatore non si limita a perdonare i peccati, ma aiuta il peccatore a liberarsene, indicando la strada delle virtù, che è così bella, affascinante. Egli è infine capace di grandissima vicinanza alle persone lontane dalla felicità e a tutti sa dare motivi di speranza.
Bello questo profilo! Mi sembra di sentirvi: “Il mio parroco è proprio così… anche quel prete là sai, quei padri missionari, quelle suore…”. Ma questo, amici, non è soltanto un nostro inarrivabile modello, questo deve diventare il nostro ritratto, perché tutti noi siamo mandati, anche se a livelli diversi ovviamente, e la nostra società è ormai ovunque terra di missione.

Discorso ai laici  

Amici laici, parlo a noi ora. Non possiamo più caricare soltanto i nostri pastori e le suore: sono pochi, sono sempre meno, ma d’altra parte non possiamo non pensare che lo Spirito Santo non parli anche attraverso questa situazione di grave carenza nelle vocazioni di speciale consacrazione. 
E io credo che Lui parli soprattutto a noi: ci chiede di prepararci con cura e in maniera profonda, per uscire dal pressapochismo, perché la Parola di Dio merita; ci dice di imparare a parlare nuovi linguaggi e a occuparci con tenerezza dell’infelicità dei nostri contemporanei. Non è facile, ma è necessario.
E quando queste cose succederanno, quando il popolo dei laici si sarà veramente svegliato, aumenteranno anche le vocazioni di speciale consacrazione. Di questo sono convinta. Grazie.

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da What does it mean to be free? Book Illustration di Kseniya Urban.