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Gli assassini (podcast e testo scritto)

Davvero anche noi rischiamo di comportarci come i vignaioli omicidi? Ecco una parabola precisa come un'allegoria, che ci porta nel cuore della Chiesa, richiamandoci alle nostre responsabilità. Nel post, si trovano il testo scritto e il podcast di Elikya (iniziativa dei Comboniani); per ascoltare, cliccare sul triangolino bianco contenuto nel  cerchietto giallo.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini, Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana, Milano, 10 Marzo" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 21, versetti da 33 a 43 e da 45 a 46.

Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;
dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri?

Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare.
Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.

L'allegoria 

Questa parabola è così trasparente nella sua simbologia che noi vediamo il secondo livello di lettura contemporaneamente all’ascolto del primo. Cioè praticamente sentiamo una cosa e ne vediamo un’altra. Il che è come dire che il senso esterno dell’udito si associa immediatamente al senso interno della vista immaginativa. E questo succede perché più che di una parabola si tratta di un’allegoria, dato che ogni tratto della narrazione ha un senso annodato intorno a una metafora. Il velo che separa le immagini dal loro significato “altro” è veramente leggero, quasi impalpabile.

Il contesto

Prima di addentrarci nei particolari, vediamo il contesto. Siamo all’interno di cinque controversie, cinque dispute, tra Gesù e i capi religiosi dei Giudei. Attraverso queste provocazioni, i nemici di Gesù, come sappiamo bene, cercavano di mettere il Maestro in cattiva luce presso la folla che lo seguiva. La prima disputa è separata dalla seconda da tre parabole, tra cui questa dei contadini omicidi…

Le radici vetero testamentarie

Questa parabola si ispira a Isaia e ad altri profeti che parlano del popolo di Dio, paragonandolo a una vigna curata dal Signore, ma che non dà frutto e quindi merita di essere strappata. Come ricorda don Eros Monti, Isaia sottolinea che, in cambio di una cura esagerata della vigna, il padrone chiede soltanto la produzione dell'uva, cioè del frutto naturale per una vite: Dio non è uno speculatore, ama la sua vigna.  I vignaioli invece ragionano solo in termini di vantaggi economici e vivono in concorrenza con il loro Signore. Ora, poiché gli interlocutori di Gesù si ritengono gli specialisti della parola dei profeti, possiamo dire che la dialettica geniale del Maestro li incontra sul loro stesso terreno.

La parabola

«C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre…» Così dice Gesù e noi vediamo Dio Padre che sceglie il suo popolo, gli dà una terra e una storia, attraverso i patriarchi, gli eroi fondatori del popolo di Israele, gli dà l’indipendenza liberandolo dalla schiavitù, gli dona una legge, trasformando un’accozzaglia di persone nel volto di un vero popolo, poi unisce le dodici tribù in un solo regno e così via… Dio è dunque il vero proprietario della vigna, cioè del popolo eletto.
«…poi il padrone affidò la vigna a dei vignaioli e se ne andò». Ed ecco apparire nel racconto la casta dei capi dei Giudei ai quali è affidato il popolo di Dio e ai quali in questo momento si sta rivolgendo Gesù.
«Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto». I servi sono chiaramente i profeti, mandati da Dio.
«Ma quei vignaioli presero i servi e li uccisero». E queste sono le persecuzioni subite dai profeti.
«Da ultimo mandò loro il proprio figlio!» ed ecco entrare in scena Gesù. «Ma quei vignaioli, visto il figlio… lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero». Qui Gesù sta parlando della sua stessa fine, cioè del fatto che sarà ucciso fuori dalle mura di Gerusalemme. Il processo di allegorizzazione è perfetto.
«Quando dunque verrà il padrone della vigna che cosa farà a quei vignaioli? Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli"». Gli altri vignaioli sono i pagani, ai quali sarà portata la parola di Gesù, rifiutata dai Giudei.
«E Gesù disse loro: -Non avete mai letto nelle Scritture:
La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo? -

Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare».
Anche qui Gesù sta parlando di sé stesso: è Lui la pietra angolare scartata dai capi giudei, ma esaltata da Dio e resa “testata d’angolo” del nuovo edificio. Il popolo eletto sarà quindi sostituito da un nuovo Israele, quello spirituale, cioè un popolo che non abita un’unica terra né ha un’unica lingua, ma si estende in tutto il mondo e si esprime in tutti i linguaggi: si tratta ovviamente della Chiesa.

Siamo noi!

Siamo dunque noi i cittadini di questo popolo, siamo noi chiamati a portare frutti buoni, lasciandoci coltivare dal Padre. E siamo felici e orgogliosi di essere parte di questa vigna e ne sentiamo tutta la responsabilità.
Sì, perché sono tanti i modi per uccidere anche oggi il figlio del padrone della vigna: basta abbracciare l’esclusivismo nei confronti della diversità, ad esempio, basta lasciar annegare in sepolcri di onde impazzite i nostri fratelli disperati, o chiudere gli occhi sui tanti condannati a morte dalla guerra e dalla fame … Ecco dove ci ha portato la parabola dei vignaioli omicidi: ci ha portati a riappropriarci del nostro essere Chiesa, a sentirci accolti e protetti dalle calde braccia della grande madre, ma anche chiamati ad aprire delle brecce per far entrare, accogliere e abbracciare tutti i nostri fratelli. 

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Natura/1 di Ana Belén Libenson.