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Una città al centro del mondo e della storia (podcast e testo scritto)


Quando Cafarnao divenne il centro del mondo e della storia e il male subì una pesantissima sconfitta. Da una riflessione di mons. Pierantonio Tremolada: testo scritto, podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) e due illustrazioni di Virna Paghini, di cui una da colorare. Per ascoltare dal podcast, cliccare sul cerchietto giallo con la freccina bianca al centro.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini, Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana, Milano, 10 Gennaio" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Marco, primo capitolo, versetti da 21b a 28.

Giunsero a Cafarnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

E' ancora notte, ma già si annuncia la luce  

È ancora notte, ma già il cielo sopra il lago si sta schiarendo all’orizzonte, dove uno slargo di luce bianca si apre nel buio. Subito dopo un altro pertugio lattiginoso buca l’oscurità e una striscia rossastra e luminosa si apre la strada nel cielo blu. Passano alcuni minuti… ed ecco una sciabolata di luce sgorga improvvisamente tra le nuvole scure e apre l’anima alla gioia; poi dilaga nell’aria tersa della mattina e rivela, insieme al bianco azzurro dell’acqua lacustre, appena increspata dalle onde, il profilo morbido e verde delle colline e la cittadina di Cafarnao, arroccata in case di pietra, piccole e basse. A pochi chilometri di distanza c’è Tiberiade, città ricca e pagana, sede di Erode Antipa e della sua corte, ma Cafarnao è più un villaggio che una vera città, un paese abitato da gente modesta, che vive per lo più di ciò che offre il grande lago.
Gli insonnoliti abitanti di Cafarnao non lo sanno, ma la loro città sta per essere visitata da… no, non è solo il Messia, è Dio che sta arrivando, è Adonai, Jawhé, che assurdamente ha preso sangue e carne dal patrimonio genetico di una vergine di Nazareth. La città si sveglia, le porte delle case si aprono, la gente esce, ma nessuno va a lavorare perché è sabato e quindi tutti gli uomini si recano alla sinagoga. Ed è qui che succederà qualcosa che cambierà tutto.
Siamo all’inizio del ministero di Gesù e lui è un giovane uomo di circa 30 anni, appena ritornato in Galilea, dopo il suo battesimo nel deserto della Giudea. Sì, è tornato in Galilea Gesù… però non è andato a Nazareth, dove è cresciuto, ma è venuto qui, in questa regione del lago, e qui ha già scelto i suoi primi discepoli, tra cui Simone, che abita con la famiglia proprio a Cafarnao.

Un insegnamento sconosciuto e una parola chiave

Seguito dai suoi, il Maestro entra nella sinagoga e secondo le usanze incomincia a insegnare: lo può fare, perché è un adulto ebreo, e d’altra parte in Galilea ha già incominciato a predicare, come ci ha raccontato lo stesso evangelista Marco. E che cosa dice Gesù in quella mattina a Cafarnao? Non lo sappiamo. 
Non lo sappiamo perché l’accento della narrazione non è posto sulle parole di Gesù questa volta, ma sull’impressione suscitata negli ascoltatori. E la gente è stupita, dice il Vangelo, è piena di ammirazione, tanto che istintivamente confronta l’insegnamento vincente di Gesù con quello perdente degli scribi.
E questo confronto è condotto sulla base di una parola chiave: autorità, autorevolezza. «Insegnava come uno che ha autorità e non come gli scribi»: la cifra del paragone tra i due atteggiamenti è l’autorità. Afferma il biblista monsignor Tremolada, vescovo di Brescia, che questa parola "identifica un insegnamento che attrae e conquista gli ascoltatori, un insegnamento che tocca il cuore e incolla il mistero di Dio alle attese e alle speranze degli uomini. La sapienza di Gesù è intrisa di autorevolezza, perché in essa si percepisce la potenza amica di Dio". Bellissimo.

Un uomo sfigurato

E mentre Gesù parla, succede qualcosa di raccapricciante. Un uomo si mette a gridare: “Che c’è tra me e te Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei, il Santo di Dio!”.
Nulla si dice di quest’uomo: l’unica cosa che si conosce di lui è la spaventosa condizione in cui si trova. L’espressione «un uomo posseduto da uno spirito impuro», infatti, afferma ancora mons. Tremolada, allude ad una situazione personale enigmatica ma terribile: è la forma peggiore della perdita dell’identità e della dignità. Siamo insomma davanti a un uomo annientato da una presenza distruttiva, che si sovrappone alla sua soggettività e la governa come vuole.

Le urla dell'impuro

Ma perché questo spirito impuro decide di uscire allo scoperto, con il rischio di venire espulso da Gesù, come di fatto poi accade? Eh… È proprio l’insegnamento di Gesù che scatena la sua reazione. Negli ascoltatori umani la sua Parola ha suscitato ammirazione, nell’immondo suscita rabbia: per lui l’insegnamento di Gesù è insopportabile. Urla l’impuro, non può fare a meno di urlare, perché percepisce l’opposizione totale tra ciò che lui è e ciò che è Gesù, tra ciò che lui sta facendo e quello che Gesù sta incominciando a fare.

Una strana professione di fede

Lo scontro è evidente e radicale, ma ciò che sconcerta è la professione di fede di questo essere oscuro: «Tu sei il santo di Dio». Che cosa vuole dire?
Ecco: la santità divina è perfezione di bene e l’uomo è chiamato a condividerla, perché creato «a immagine di Dio», 
dice ancora mons. Tremolada, ma l’obiettivo del Maligno è proprio quello di deturpare, sfigurare, pervertire l’immagine di Dio nell’uomo, offuscandone la bellezza e la nobiltà. Gesù si presenta invece come colui che difende e custodisce la dignità dell’uomo e quindi è realmente capace di mandare in rovina l’opera distruttiva del demonio. 
L’impuro è agli antipodi del santo e lo combatte. Dicendo «Tu sei il santo di Dio», Satana dunque dice: “Tu sei tutto ciò che io non sono e per questo sei il mio più grande nemico, la minaccia più grande allo scopo della mia opera”.

Uno spavento buono

Ma davanti a Gesù la potenza del demonio non può far altro che sottomettersi. Allora i presenti si spaventano: «Che cos’è questo? Un insegnamento nuovo compiuto con autorità: comanda anche agli spiriti impuri e gli obbediscono!» 
Ecco di nuovo la parola autorità. All’ammirazione si affianca ora un senso di timore, ma di un timore buono, per la forza di Gesù: la gente capisce che si tratta di una forza misteriosa ma amica, una forza che ha riscattato una vita, che ha smascherato e vinto il male.

Una città al centro del mondo e della storia 

Oggi la città di Cafarnao è al centro della storia e del mondo, dove la partita giocata tra il male e il bene trova la vittoria di quest’ultimo nell’autorità del maestro che viene da Nazareth. Oggi a Cafarnao il Regno di Dio è giunto in mezzo agli uomini. Oggi la luce dilaga tra le strade di questo insignificante villaggio, per esplodere in tutta la sua bellezza nella Galilea delle genti e poco dopo nella superba capitale, fino a raggiungere Roma e tutti i confini dell’impero, fino ad arrivare alle soglie delle nostre case e del nostro tempo, di questo 2023 appena iniziato, fino a correre a perdifiato lungo i sentieri del nostro cuore. Grazie, Maestro di Nazareth.

Mariarosa Tettamanti

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Immagine di copertina tratta da Inverno di Carolina Bergamaschi.