Chi grida nelle nostre strade? E perché noi tante volte preferiamo non sentire? "Portatemeli qui" dice Gesù: "Portatemi qui quelli che gridano, è così che diventate discepoli" dice Gesù. Podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) e testo scritto: per ascoltare, cliccare sulla freccia bianca nel cerchietto giallo.
Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 18, versetti da 35 a 43.
Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: «Passa Gesù il Nazareno!». Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: «Che vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio.Portatemelo qui
Certa gente si prende delle libertà. Chi ha detto a questi personaggi di sgridare questo poveretto per farlo tacere? Chi li ha autorizzati? Non hanno imparato niente da questo Maestro che cammina sulle loro strade?Ma Gesù taglia corto: «Ordinò che glielo conducessero». “Portatemelo qui. Portatemi qui quell’uomo” dice Gesù. Ma loro, loro sono proprio cattivi scolari… Anche se è vero che i mendicanti sono pesanti, stressano; i poveri danno fastidio; gli extra comunitari rompono; le persone con disabilità mettono tristezza… Ripuliamo le nostre vite da questa gente, staremo tutti meglio: ai mendicanti, se davvero non hanno soldi, diamo al massimo l’assegno di cittadinanza, gli extra comunitari… rimandiamoli a casa loro, alle persone con disabilità ci pensino le famiglie o al massimo le strutture apposite. Teniamoli lontani, se non vogliamo rovinarci l’illusione che nella vita tutto va bene, tutto va sempre meglio.
Mah… forse si tratta di ragionamenti comprensibili tutto sommato… Tutto sommato, fino a quando nella vita non irrompe Gesù, che fa crollare i castelli illusori dei perbenisti.
Sì, perché Lui si ferma davanti a me, mi guarda e mi dice: “Tu, sì sì tu, proprio tu che pensi di essere mia discepola, portami qui quell'uomo che sta gridando. Lo voglio guarire, voglio farne un mio seguace, un cristiano”.
Quante grida!
Quante persone intorno a noi gridano. Gridano la loro indigenza, il loro male, palese o nascosto, fisico, mentale o spirituale, mostrano le loro piaghe nella speranza che qualcuno che non abbia ribrezzo le pulisca.
Gridano senza saperlo il nome di Gesù. Forse loro non lo sanno, ma noi sì, noi lo sappiamo. Noi conosciamo il loro male e anche il medico che può guarirlo. Quindi noi dobbiamo capire, al posto loro, qual è il loro reale bisogno, siamo noi gli interpreti, noi li dobbiamo prendere per mano e dolcemente, senza fretta, senza imposizioni, ma soltanto con la fermezza di una fede che nel profondo del cuore, pur nelle difficoltà, non teme smentite, noi dobbiamo cercare di condurli a Lui, a Gesù.
Chi cerca Gesù?
E a questo proposito, che cosa dice Gesù alle nostre comunità? Gesù. Lo vedo scrutare le nostre assemblee, cercare qualcuno… Chi cerchi Gesù?“Dov’è?” dice Gesù: “Dov’è quel bambino con l’autismo? Dove sono quelle persone sorde, o cieche, che io amo in modo particolare? E quell’uomo in carrozzina, che fine ha fatto? Perché non è qui? Dove sono quei piccoli feriti nel corpo e nella mente, quelli che durante la mia Cena gridano? Dove sono? Andate a prenderli, portateli qui. Al mio banchetto non si viene da soli. Io ho nostalgia delle loro grida. Qui dentro, o ci siete tutti o non c’è nessuno”.
Dopo, quando sarai lì, ci penserà Lui, ci penserà il Maestro: io sarò solo la testimone privilegiata e felice dei suoi prodigi e delle sue meraviglie, al massimo la sua portavoce.
Perché voi, amici con disabilità, ammalati, anziani, poveri, peccatori… siete i nostri fratelli privilegiati: non solo accolti, ma desiderati, non attesi, ma cercati, non soltanto inclusi, ma appartenenti alla nostra stessa famiglia. Nostri famigliari. E alla fine, insieme, con tutta la folla festante di Gerico, con tutta la folla festante della Chiesa, scioglieremo il cuore, lodando il Signore.
I nostri famigliari
È questo il vero mestiere dei discepoli, un’evangelizzazione a tutto tondo: non solo ti avviso che sta passando Gesù, ma ti porto da Lui. Ti porto in braccio se è necessario. Ti vengo a prendere a casa tua e ti porto da Lui con la forza di una fede entusiasta e con la testimonianza di una vita feconda.Dopo, quando sarai lì, ci penserà Lui, ci penserà il Maestro: io sarò solo la testimone privilegiata e felice dei suoi prodigi e delle sue meraviglie, al massimo la sua portavoce.
Perché voi, amici con disabilità, ammalati, anziani, poveri, peccatori… siete i nostri fratelli privilegiati: non solo accolti, ma desiderati, non attesi, ma cercati, non soltanto inclusi, ma appartenenti alla nostra stessa famiglia. Nostri famigliari. E alla fine, insieme, con tutta la folla festante di Gerico, con tutta la folla festante della Chiesa, scioglieremo il cuore, lodando il Signore.
N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.
Immagine di copertina tratta da Darkness di Aron Landahl.