Passa ai contenuti principali

Sette mariti e una partita

Partendo da una storiella assurda, Gesù orienta il nostro sguardo sulla bellissima realtà che ci attende dopo la morte. Leggiamo o ascoltiamo il podcast di Elikya (radio dei missionari comboniani).

Ascolta "elikya, la speranza del Vangelo senza confini, Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana,Milano, 25 Novembre" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 20, versetti da 27 a 40.

Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più fargli alcuna domanda.

Farisei contro sadducei

Questa volta sembra che perfino alcuni scribi ammettano che Gesù abbia parlato bene e per questo non osano più fargli domande. Siamo di fronte a una specie di miracolo di conversione? E no purtroppo: gli scribi, che per la maggior parte erano farisei, credevano nella risurrezione dei morti, ed è per questo che danno ragione a Gesù. I sadducei invece, come anche i lettori di cultura greca del vangelo di Luca, per i quali l’evangelista adatta questa disputa, non ci credevano. Nel mondo ellenistico infatti la risurrezione dei corpi era ritenuta assurda, perché il corpo era visto come la prigione dello spirito e soltanto con il suo disfacimento l’anima poteva arrivare alla beata immortalità, entrando nella sfera del divino. E’ la dottrina platonica della divisione tra corpo e anima, come sappiamo. L’opinione dei sadducei invece dipendeva dal fatto che secondo loro Mosè non aveva parlato esplicitamente di questo argomento.
Insomma, siamo di fronte a un bel match, una bella partita tra sadducei e farisei, e l’arbitro è niente meno che Gesù. Sembra che invece di parlare di guerra, di cambiamenti climatici, di cronaca nera, di sport e di politica corrotta, come facciamo noi oggi, ai tempi di Gesù si parlasse soprattutto di ciò che succedeva dopo la morte (e anche delle tasse sì, di quelle si parlava anche a quei tempi).

Sette volte vedova?

Per il resto, spero che nessuno abbia creduto alla storiella dei sadducei: scusate, vi sembra verosimile che muoiano sette fratelli uno dopo l’altro? Ma va’… In realtà, appellandosi alla legge del levirato, che imponeva di assicurare una discendenza ai propri fratelli morti sposandone la vedova, questi ricchi signori della casta sacerdotale  inventano una specie di raccontino, per mettere in difficoltà il Maestro e cercare di dimostrare che non esiste per i morti la possibilità di risorgere: altrimenti con chi starebbe quest’ipotetica donna, moglie di sette fratelli? Insomma, questi sadducei sono persone importanti, pensano di conoscere meglio degli altri le Scritture, di aver studiato di più, forse di essere molto furbi, e quindi vogliono far tacere questo maestro della Galilea.

Capire una risposta

Rispondendo, Gesù dice innanzitutto che in realtà Mosè aveva affrontato questo argomento, quando aveva citato il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, rivelandolo quindi come il Dio dei vivi e non dei morti. Il resto della risposta di Gesù non è tuttavia così chiaro di primo acchito, perché contiene dei semitismi che vanno capiti.
Secondo la Bibbia di Gerusalemme, la risposta andrebbe letta così: non “i figli di questo mondo”, ma “coloro che appartengono a questo mondo”, non “risurrezione dei morti”, ma “risurrezione dei giusti”, non “essendo figli della risurrezione”, ma “essendo risuscitati”.
Riscrivo la frase: “Coloro che appartengono a questo mondo  prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dei giusti, non prendono moglie né marito; e nemmeno devono più morire, perché sono uguali agli angeli ed essendo risuscitati sono figli di Dio”. È chiaro che Luca sta distinguendo la vita sulla terra dalla continuazione della stessa vita nella dimensione del Paradiso: sulla terra ci si sposa e si muore, ma in Paradiso non ci si sposa né si muore, perché, essendo risorti, si vive nell’eterno presente di totale felicità, faccia a faccia con il Padre e con i fratelli, come gli angeli. E direi che questo è tutto ciò che abbiamo bisogno di sapere sul nostro futuro.
Quanto alla partita giocata in questa situazione, come finisce? Finisce con uno a zero per i farisei contro i sadducei. Arbitro, Gesù di Nazareth. 

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Portraits Illustration di Isabella Conti