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Il ladro distratto (podcast e testo scritto)



Due occhi curiosi, un baule di soldi, un ladro e il brusio dei perbenisti... Ascoltiamo il podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) o leggiamo il testo, per entrare in un racconto coinvolgente e affascinante, che ci riguarda tutti da vicino. Nel post offriamo anche due disegni di Virna Paghini, di cui uno da colorare.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini. Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana, Milano, 30 Ottobre" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 19, versetti da 1 a 10. 

Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Due occhi curiosi

Due occhi curiosi guardano tra il fogliame verso la strada, dove passa un maestro famoso con il suo seguito. "Non esporti troppo, Zaccheo, è vero che il tuo cuore è un po’ vuoto, ma un baule pieno di soldi può ben colmarlo … O no?"
Eh no, Zaccheo, no, ci è voluto un maestro della Galilea per farti capire che quella che tu credevi felicità era in realtà solo vuoto. C'è voluto quello sguardo alzato verso di te: tu non te lo aspettavi eh Zaccheo? Quello sguardo. Alzato verso di te.
E mi sembra di vederlo questo ometto piccolo di statura, ma grande in furbizia e intelligenza (se è diventato un ricco capo dei pubblicani), sembra di vederlo mentre alla chiamata di Gesù punta l’indice verso il suo cuore vuoto e dice: “Chi? Io? Chiami me maestro? Ma tu lo sai chi sono? Davvero vuoi fermarti a casa mia?”
Ma quel “subito” di Gesù non gli permette nemmeno di pensarci: Zaccheo può dar retta soltanto al suo cuore e il suo cuore sta gridando una cosa nuova. E siccome è proprio lui il chiamato, scende in fretta e finalmente si accorge di essere davvero abitato dalla gioia (è questo ciò che grida il suo cuore) e si tratta di un’esperienza così nuova che lo sconvolge.

L'urgenza di Gesù e il brusio dei perbenisti 

Un’altra cosa. Gesù non dice: “Voglio venire a casa tua” (l’avete notato?), ma devo venire a casa tua. Allora anche il figlio di Dio patisce obblighi e urgenze? Sì, Gesù ha l’urgenza di rendere felici le persone che ama.
E allora noi vediamo Zaccheo che si dà da fare per accogliere degnamente l’ospite illustre, mentre sullo sfondo si muove il brusio indignato dei soliti perbenisti: “È andato in casa di un peccatore!”. Ed è proprio qui che Zaccheo, il ricco Zaccheo, Zaccheo l’amante dei soldi, Zaccheo il pubblicano, Zaccheo il peccatore, Zaccheo, al quale non si dà nemmeno la mano, Zaccheo davanti al quale la gente per bene sputa… è proprio qui che questo Zaccheo sbaraglia tutti, perché si alza e dice: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. 
Ma stai diventando matto Zaccheo? Siamo sicuri della salute mentale di quest’uomo? Metà dei suoi beni… è tanto, troppo!

É tanto!

È tanto sì. È tanto, perché il peggiore diventa il migliore, si toglie la scorza del peccatore e indossa l’abito del santo. L’ultimo diventa il primo.
La gioia che prova fa capire a Zaccheo, senza possibilità di sbagliarsi questa volta, che da oggi non potrà più accontentarsi dei soldi, perché ha bisogno di qualcos’altro, di qualcosa di molto diverso. E il suo cuore non dice bugie, non mente.

Uno strano "se" 

E non dice Zaccheo “Ho rubato, quindi restituisco”. No, dice invece “Se ho rubato”: questo “se” è la seconda parola inaspettata di questo testo, dopo il “devo” di Gesù. Allora io immagino che la leggerezza morale di Zaccheo sia tale che lui non sappia nemmeno con certezza se ha rubato o no; per saperlo, penso, dovrà riguardare i libri contabili, i suoi conti, e mentre riporterà l’ordine nei numeri, riordinerà anche il suo cuore, lo spazzerà per bene dai tanti attaccamenti che lo ingombrano per fare spazio… A che cosa?Nientemeno che alla salvezza, a quella salvezza che Gesù annuncia e che non è incompatibile con nessuna condizione: è aperta a tutti i convertiti. 
“Il figlio dell’Uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto”: ma siccome i mormoratori di professione non credono di essersi smarriti, non credono di essere anche loro dei perduti come tutti, allora non usufruiscono di questa salvezza, non c’entrano nemmeno con questa salvezza, si autoescludono in partenza. Anzi, secondo loro Gesù non è un vero maestro, proprio perché va in casa di un peccatore: "Che maestro è, se non sa nemmeno che quest'uomo è un peccatore?". Invece è proprio questo ciò che contraddistingue Gesù e ne fa un maestro diverso dagli altri, un maestro secondo il cuore del Padre: l’essere venuto per la salvezza dei peccatori. Quanto ti amiamo Gesù per questo, quanto ti amiamo.

La prima cosa da fare

Qual è allora la prima cosa da fare, amici? Mi sembra chiaro: riconoscere i nostri smarrimenti, i nostri peccati, perché solo così può nascere in noi la conversione capace di portare quella gioia vera che cambia la vita… Perché è la gioia che cambia la vita, non la morale fine a sé stessa.
E bisogna essere peccatori… è questo il bello, questa è la cosa assurda e grande, questo è ciò che fa la differenza: bisogna essere peccatori per essere dei salvati. Zaccheo, l’ultimo diventato primo, ci trascini con lui sulla strada della salvezza. "Non lasciarci indietro Zaccheo, mi raccomando...".

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

L'immagine di copertina è di Bala Lush

Immagine di copertina tratta da Un uomo di nome Zaccheo di Claudia Bordin.