Passa ai contenuti principali

La prima volta (IC: anno 3, tappa 2 - libro digitale)

Libro digitale per la seconda Tappa del terzo anno della catechesi dell'Iniziazione cristiana (IC), secondo i nuovi percorsi della diocesi di Milano, pensata per la preparazione prossima al sacramento della riconciliazione. Il libro è preceduto da un testo scritto di presentazione e da tre illustrazioni di Virna Paghini, di cui una da colorare: per vederlo, occorre quindi scorrere verso il basso fino in fondo. Un'appendice riporta la trascrizione dei vocali che spiegano le parabole della pecora smarrita e del padre buono; una seconda appendice illustra la genesi dei libri digitali per la catechesi IC.

La seconda tappa del terzo anno e la struttura del libro digitale

La seconda Tappa del terzo anno dell'IC, intitolata L'abbraccio del Padre, è riportata nel sussidio e nella guida Con Te! Amici dei percorsi diocesani ambrosiani e intende introdurre i bambini al sacramento della riconciliazione, collocandolo nel contesto della vita spirituale e penitenziale avviata con il battesimo. Essa articola il discorso in sette Tempi:
*parabola del buon pastore e della pecora smarrita;
*ritorno nel gregge (ovvero la dimensione ecclesiale del peccato e del perdono); 
*parabola del padre misericordioso;
*esperienza del figlio prodigo e gesti della riconciliazione sacramentale;
*sacramento della riconciliazione nei suoi tre passi (esame di coscienza, celebrazione del sacramento, vita nuova); 
*rito della riconciliazione sacramentale;
*ripresa e rilettura dell'esperienza vissuta.

Il libro digitale, usando degli audio, degli ipertesti, delle fotografie e delle illustrazioni motivanti o esplicative, utilizza le tecniche laboratoriali della narrazione, dell'approfondimento testuale e dell'auto correzione e consegna, a bambini e genitori, simboli, gesti, giochi (digitali, di movimento, logico-linguistici, enigmistici e simulativi), racconti, attività manuali e artistiche, letture di opere d'arte, preghiere di diverso tipo, riflessioni e inviti alla meditazione, esperienze interiori, relazionali e caritative... da inserire e attuare all'interno della vita familiare, oppure da mettere in atto durante la catechesi in presenza. Di seguito riportiamo le attività divise nei vari Tempi della Tappa: le frasi in corsivo corrispondono ai titoli delle pagine del libro digitale, le quali sono collegate all'indice attraverso dei bottoni di colore rosso.

I Tempi

Primo Tempo

(La pecora e il buon pastore)

1) Cara mamma, ho bisogno di te! Lettera vocale alle mamme per chiedere di organizzare la caccia alla pecora per i bambini.
2) Sulle spalle del pastore buono. Lettura particolareggiata d'immagine; narrazione intercalata da giochi; ascolto del testo evangelico; spiegazione della parabola.
3) Immedesimazione! Giochi d'immedesimazione.
4) Pocceta? Anagramma.
5) Ah... la parola della fede! Soluzione dell'anagramma.
6) Meditazione!! Avvio alla meditazione personale.
7) Questa pecora sono io. Gioco iconico  (personalizzazione di una pecora nel gregge).
8) Kyrie eleison. Completamento personale di una preghiera; scoperta semantica dell'espressione Kyrie eleison.
9) Preghiamo in famiglia. Organizzazione della preghiera familiare.
10) Aspettando la prossima catechesi, se voglio posso giocare con un puzzle digitale. Puzzle digitale per l'eventuale tempo libero.

Comunità Cbfb (Co). Ricerca delle pecore che si sono allontanate: esplode la gioia dopo averle ritrovate... 

... e con altrettanta gioia, insieme si compone il gregge. (Comunità Cbfb (Co).

Gioco dell'anagramma manuale, con vocali intercambiabili, 
svolto dai bambini di Sesto Calende (Varese) con la loro catechista Silvia.

Secondo Tempo

(Il ritorno nel gregge)

1) Giochiamo a cercare e ritrovare. Caccia e riporto all'ovile della pecora.
2) Dj e mimi. Gioco del dj e gioco dei mimi su quattro verbi (perdersi, cercare, ritrovare, ritornare).
3) Cerca e trova per due volte. Doppia caccia all'oggetto.
4) Un pastore eccezionale. Ascolto meditativo.
5) Riportiamo la pecora all'ovile. Esercizio iconico.
6) Una preghiera per chiedere perdono. La preghiera del "Confesso".
7) ... da capire e imparare. Spiegazione del "Confesso".

Terzo Tempo

(La parabola del padre misericordioso)

1) Un gesto penitenziale. Gestualizzazione del "Confesso"..
2) Una storia straordinaria. Narrazione in forma ludica, della parabola del padre buono.
3) Entriamo nella storia! Lettura collettiva della parabola intercalata da domande e riflessioni.
4) Vangelo a bivi. Gioco digitale con autocorrezione per fissare gli apprendimenti.
5) Cruciverba digitale sulla parabola del padre. Gioco enigmistico digitale di tipo linguistico.
6) Preghiera e abbraccio paterno. Formulazione guidata di una preghiera; preghiera familiare del doppio abbraccio al papà.
7) Il ragazzo ha cambiato il vestito! Attività manuale (il vestito nuovo del figlio minore).
8) Ecco il puzzle digitale per chi vuole divertirsi tra una catechesi e l'altra. Puzzle digitale per il tempo libero.


Attualizzazione in video della parabola del Padre buono di Virna Paghini.

Quarto Tempo

(Un grande abbraccio) 

1) Festa familiare degli abbracci e dei campanelli. Istruzioni per organizzare una particolare festa familiare.
2) Riflettiamo. Riflessione con supporto iconico.
3) ... in compagnia di Rembrandt... Lettura particolareggiata e contemplazione di un'opera d'arte
4) ... e di KoderLettura particolareggiata e contemplazione di un'opera d'arte
5) Riflessione a due voci. Confronto tra parabola e vissuto.
6) Anche noi come il figlio minore. Continuazione dell'esercizio precedente.


Quinto Tempo

(Il sacramento della riconciliazione) 

1) Incominciamo pregando. Recita della formula da usare nella riconciliazione sacramentale.
2) I tre passi. Elenco dei tre passi in cui consiste la prima riconciliazione sacramentale.
3) Il primo passo. Spiegazione (che cosa è e che cosa non è l'esame di coscienza).
4) I punti cardinali della mia vita. Esplorazione della vita nelle sue quattro relazioni (con Dio, con gli altri, con il mondo e le cose, con sé stessi).
5) Il secondo passo. Spiegazione (il totale coinvolgimento della persona nella celebrazione della riconciliazione sacramentale)
6) Preghiamo. Presentazione e spiegazione delle preghiere per la riconciliazione sacramentale. 
7) Il perdono. Presentazione del momento del perdono nella riconciliazione sacramentale.
8) L'abbraccio. Contemplazione di un'illustrazione.
9) Il terzo passo. Spiegazione (la vita  nuova).
10) La veste nuova. Attività manuale (confezionamento di un vestitino bianco di carta, simbolo della vita nuova dopo il perdono).


Sesto Tempo

(L'abbraccio del Padre) 

1) Per voi bambini. Consigli per vivere bene i giorni prima della riconciliazione sacramentale.
2) Per voi genitori. Avvio di una riflessione di coppia sulla parabola del padre buono.
3) Responsabili della felicità di Dio. Approfondimento della parabola.
4) Una cifra astronomica. Conclusione della riflessione.
Quando nel gruppo della catechesi è presente un bambino non verbale, diventa fondamentale escogitare delle strategie di tipo iconico che lo aiutino a comprendere ed esprimere nel sacramento della Riconciliazione il suo vissuto di lode, di richiesta di perdono e di fede. La catechista Silvia di Sesto Calende (Va) ha ideato questo braccialetto, in modo che la piccola Xxxxx potesse arrivare dal confessore senza perdere le tesserine con i disegni e poi, mostrandole, riuscisse a comunicare le cose belle per cui ringraziare Gesù e le mancanze per le quali chiedere perdono. Missione riuscitissima!!!

Settimo Tempo

(Il vestito più bello) 

1) L'attesa del padre. Contemplazione di un'immagine (Gastaldi).
2) L'abbraccioContemplazione di un'immagine (Rembrandt).
3) Il vestito. Lettura e contemplazione di un'immagine (Guercino).
4) La mia prima riconciliazione sacramentale. Ripresa e riflessione sul vissuto della prima riconciliazione sacramentale.
5) Due raccomandazioni per la gioia. Invito all'esame di coscienza  serale e alla riconciliazione sacramentale mensile


Sussidio murale sulla parabola del Padre buono, per favorire apprendimento e memorizzazione. Parrocchia di Gurone (Va).

Crucipuzzle (e soluzione) sulle parabole del pastore e del padre buono, unite al Natale, ideato da Virna Paghini, per un ripasso ludico offerto ai bambini di quarta primaria di Gaggiano(Mi).

Appendice 

Riportiamo la trascrizione dei vocali che spiegano ai bambini la parabola della pecora smarrita e del padre buono. I testi mantengono il carattere del linguaggio parlato.
La pecora smarrita
Partiamo dalle pagine 12 e 13 del tuo libro. Guarda un po' che meravigliosa immagine abbiamo qui davanti a noi. C'è una vallata bellissima, assolata, luminosa, sovrastata da un cielo azzurro che è uno spettacolo. E c’è un pastore, che ha una faccia proprio bella, simpatica: tiene sulle spalle una pecorella e tutti e due sorridono. Non so perché, né per che cosa, ma sorridono. A sinistra, da lontano, si vede invece un gregge tutto raccolto dentro un recinto, cioè dentro un ovile.
Questa è l’illustrazione di una storia che ha inventato Gesù, per spiegarci alcune cose molto importanti. Quindi noi dovremo stare ben attenti alla storia, cioè alla parabola (si chiamano così le storie inventate da Gesù, per spiegare delle realtà importanti) e poi capire anche ciò che ci vuole insegnare Gesù.
Vi racconto la parabola. C'era una volta un pastore che aveva cento pecore. Cento pecore. Non sono poche cento pecore, formano un bel gregge. Questo pastore le portava di giorno a pascolare, per nutrirle, e le dissetava ai ruscelli, come fanno tutti i pastori. La sera le portava nel recinto e mentre entravano le contava, altrimenti non avrebbe potuto sapere se c'erano tutte o no. Una sera come sempre le contò: “Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette… novantanove! Come novantanove? Perché novantanove? Devono essere cento e sono novantanove, perché?” Perché una si era persa: non si sa come, non si sa perché, ma si era persa.
Che cosa fa allora il pastore? Attenzione, potrebbe fare quattro cose: ora te le dico e tu prova a indovinare che cosa sceglierà il pastore.
Prima scelta. Il pastore dice: “Peggio per lei. Poteva stare attenta, poteva stare con le sue compagne, poteva obbedire e venire dietro a me e starmi vicina, ma ha voluto andarsene. Si è persa, peggio per lei. Anzi, guarda sono talmente arrabbiato che se il lupo la mangia mi fa anche piacere”. E va a letto.
Seconda scelta. Il pastore dice:” Adesso andrei anche a cercarla, ma è calata la notte, è sceso il buio, è arrivata l'umidità. Come faccio ad andare in giro adesso a cercarla? Come faccio a vederla? Allora, per adesso vado a dormire e mi riposo: domani mattina, quando porto in giro le altre pecore, la cerco e la chiamo: se la trovo, va bene, se invece l’ha mangiata il lupo, amen!”
Terza scelta. Il pastore dice: “Io sono stanco, me ne vado a riposare e poi ci penserò”
Quarta scelta. Il pastore va e la cerca
Ti do cinque secondi per scegliere quella che secondo te è la risposta giusta.
Cinque secondi di silenzio.
Io ho scelto la prima opzione, mi sono detta: -Scusa, è stata lei ad allontanarsi. Peggio per lei. Questo pastore ha cento pecore: dopo tutto una pecora sola su cento non è una grande perdita. Secondo me farebbe bene a scegliere la prima ipotesi e dire: “Si arrangi quella pecora disubbidiente. Io me ne vado a letto”-
Non so che cosa hai scelto tu, ma il pastore di questa parabola, sai che cosa fa? Fa la cosa più sciocca, secondo me: va subito a cercare la pecora; subito va a cercarla, subito. Non aspetta neanche che venga l'alba, che ci sia un po' di luce. No, no: va subito, nel bel mezzo della notte, nella notte umida. Non ha paura di nulla: va a cercare la sua pecora e la trova.
Ora io leggo direttamente dal Vangelo. Ecco che cosa dice Gesù: “Quando ha trovato la pecora che si era persa, pieno di gioia il pastore se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: rallegratevi con me perché ho trovato la mia pecora quella che si era perduta”. Che pastore strano! Lascia le altre al sicuro nell'ovile, per andare a cercare una sola pecora… Lui che ne ha cento…
Però… più lo guardo questo pastore più mi sembra di conoscerlo, mi sembra di averlo già visto. Forse… forse è il mio maestro: sì, assomiglia al mio maestro delle elementari. No, no… lui aveva gli occhi più piccoli e poi era più vecchio… No, no… forse assomiglia al mio parroco. No, lui era biondo… però io ho un cugino che gli assomiglia: ha i capelli proprio così e anche la barba è così… però lui è grasso.
Eppure io l'ho già visto… Ah ecco, ora ho capito! Assomiglia a Gesù! È Gesù questo pastore. Non solo Gesù ha raccontato questa storia, ma ha parlato di sé! Questo pastore è Lui e le pecore siamo noi, che stiamo insieme in questo gregge, che è la Chiesa, la nostra comunità. E quella pecora lì, quella che lui si è presa sulle spalle, siamo noi quando ci allontaniamo da lui e dalla nostra comunità, perché pecchiamo: quando scegliamo il peccato, il male, noi ci allontaniamo da Gesù e dalla nostra comunità.
E qual è la bella notizia che ci comunica Gesù a questo proposito? Ci dice che ci viene a cercare anche quando noi gli giriamo le spalle! Ma perché? Perché Gesù fa così? Ce lo dice lui stesso, ascolta: “… io vi dico, così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione”.
Ma certo, è ciò che abbiamo visto lo scorso anno, ti ricordi, quando Gesù è andato in casa del peccatore Zaccheo e tutti dicevano: “Ah, va dai peccatori, che maestro è...” e lui ha detto: “Il medico va dai malati, non dai sani, io sono venuto per i peccatori, non per i giusti”.
Gesù con questa storia ti sta dicendo questa cosa: “Non temere se ti capita di cadere nel peccato, se ti capita di offendermi, se ti capita di girarmi le spalle. Non temere perché io ti vengo a cercare e quando ti trovo ti carico sulle spalle e se tu vuoi ti riporto nell'ovile che è la Chiesa e desidero che tu stia sempre con me”.
Prima di girare la pagina, pensa allora a questa cosa meravigliosa. Guarda quell’immagine di Gesù con la pecorella sulle spalle e immagina di essere tu, portato in braccio da Lui: persino quando ci allontaniamo,
lui ci prende tra le braccia e ci vuole bene!
Dopo il nuovo gioco “cercapecora”
Hai sperimentato la fatica del cercare, ma anche la gioia del trovare. Quando uno trova ciò che cercava ricorda ancora la fatica? No, il resto è gioia. 
É ciò che ha sperimentato il pastore della parabola, il quale però è un pastore eccezionale, un pastore (l'abbiamo detto anche l'altra volta) strano, perché non esistono nella realtà pastori che cercano l'unica pecora che si è persa e la cercano finché la trovano e non si danno per vinti finché non l’hanno trovata… non si scoraggiano mai, vanno avanti a cercarla… ma perché? Perché questo pastore pensa che, se mancasse anche una sola pecora, il gregge non sarebbe più quello di prima.
Ecco la cosa importante da ricordare: se il gregge è la Chiesa, questo vuol dire che se manca uno solo di noi, perchè pecca e si allontana, la Comunità cristiana non è più come prima. Ecco perché Dio continua a cercarci, a invitarci. Vuole tenere ferma, viva, stretta, bella la nostra amicizia con lui e ci riporta nel gregge della Chiesa, perché vuole che restiamo lì, uniti a tutti gli amici suoi.
Il peccato, bambini, questo dobbiamo capire, non ferisce solo chi lo commette e magari le persone che vengono offese, ma anche la Chiesa, perché noi nella Chiesa siamo intimamente uniti, così legati che il male di uno diventa il male di tutti. Allora il perdono fa crescere l'amicizia con Dio e l'amicizia tra noi e diventa motivo di gioia, non solo per noi e per Gesù, ma per tutta la Chiesa. Questa è una cosa da non dimenticare, una delle cose più belle della nostra fede.

Il Padre buono
Partiamo da questa immagine che incuriosisce: la troviamo a pagina diciotto e diciannove del nostro libro. A destra, vedete, c’è un signore piuttosto anziano e vestito in modo antico. Da che cosa si capisce che è piuttosto anziano? Dal fatto che ha i capelli e la barba brizzolati, cioè un po' bianchi. E questo signore è seduto su una sedia, anzi si sta alzando di colpo perché ha visto qualcosa che lo sta sorprendendo e rendendo felice. Vedete come sorride? E poi allunga una mano, come se volesse salutare qualcuno. Ma che cosa sta guardando? Sta guardando verso quella strada lunga, davanti a lui, dove c' è un ragazzo, un giovane che sta arrivando e si appoggia a un bastone. Questo giovane non sta correndo, cammina, ma sembra esitante, è come se avesse un po' paura. Non so che cosa stia succedendo.
Le parole scritte dicono: “Quando era ancora lontano, suo padre” ah ecco, è suo papà questo signore! “suo padre lo vide. Ebbe compassione, gli corse incontro”. Il titolo di questa pagina è “La parabola del Padre misericordioso”, quindi si tratta di una storia inventata da Gesù per insegnare delle cose importanti.
La parabola del padre misericordioso: abbiamo imparato l'altra volta che cosa vuol dire il vocabolo “misericordia”. E ora io vi racconto questa storia così come l’ha raccontata Gesù.
C'era un papà che aveva due figli. Ovviamente li amava entrambi. Tantissimo.
Un giorno però il secondo figlio, il minore, va da lui e gli dice: “Padre, dammi la mia parte di eredità, perché io me ne voglio andare via per conto mio”.
Ma voi lo sapete, bambini, che cos'è un'eredità? Se mio papà è ricco e ha tante case, campi, soldi… tutte queste cose sono sue. Non sono mie, ok? Quando lui morirà, passeranno a me, ma prima deve morire. Non posso io chiedere l'eredità prima: perché uno mi lasci le sue cose in eredità deve essere morto. Ora, questo ragazzo va dal padre a dire “Dammi la mia parte di eredità”: è come se gli dicesse “Tu per me sei morto, tu per me non ci sei più. A me interessano solo i tuoi soldi, perché me ne voglio andare”. Immaginate che cosa pensa e prova il padre… Quale reazione avrà a queste parole? Secondo me, le sue reazioni potrebbero essere quattro.
Prima reazione. Il padre dice: “Che cosa? Tu hai sbagliato a capire caro mio: l'eredità l'avrai quando io sarò morto, non certo adesso. Anzi, vuoi che te la dica tutta, visto che sei così prepotente? Adesso sono io che ti mando via, via da casa! Ti mando via, te ne vai, così provi che cosa vuol dire stare in giro nel mondo e guadagnarti il pane. E quando deciderai di tornare, vedrò se perdonarti o no”. E lo caccia via.
Seconda reazione. Il padre dice: “Te ne vuoi andare? Vai pure. I miei soldi però non li avrai. Finché io sarò morto, i miei soldi non li avrà nessuno”.
Terza reazione. Il padre gli dà i soldi e lo lascia andare.
Quarta reazione. Il padre dice: “Va bene, vattene, ti do i soldi. Però ricordati che tu qua in questa casa non ci torni più. Vuoi andartene da solo con i soldi? E vattene, ma non sarai più mio figlio”.
Ecco, queste sono le quattro possibilità che ha il padre. Vi do qualche secondo per pensare. Che cosa farà secondo voi questo padre? Pensateci e poi vi dirò che cosa ha scelto il papà di questa parabola.
5 secondi di silenzio
Beh, io avrei scelto la prima reazione, cioè lo avrei mandato via: “Si arrangi, visto che è così prepotente” avrei detto. Invece il papà di questa parabola fa una cosa molto diversa: non so quanti papà si comporterebbero così. Questo papà prende i soldi, li dà al figlio e lo lascia andare. Lo lascia libero di andarsene, non gli impone nemmeno il suo amore e il figlio se ne va. E dove va questo ragazzo?
Dove volete che vada? Va a divertirsi. A quei tempi non c'erano le discoteche, non c’era nemmeno il luna park, però il modo per spendere i soldi nel divertimento c’era: c’erano gli alberghi, i ristoranti, si poteva mangiare, bere, ballare e tante altre cose. Ed è quello che fa questo ragazzo. Si circonda di amici (ci sono sempre quelli che ti dicono che sono amici se vedono che hai dei soldi, così sperano di averne un po’ anche loro) e tutti si divertono. Divertiti oggi, divertiti domani, divertiti dopodomani, divertiti per una settimana, per un mese… a un certo punto i soldi finiscono; anche se sono tanti, a un certo punto finiscono.
E quando i soldi finiscono, questo ragazzo dice: “Ah be’, non fa niente… Adesso saranno i miei amici ad aiutarmi. Io ho dato da mangiare e da bere a loro, adesso saranno loro a darlo a me”. Non è così: purtroppo nessuno l’aiuta e lui è costretto a cercarsi un lavoro. Sì, ma che lavoro vuoi che trovi uno come lui che non ha mai imparato un vero lavoro? Non è uno scriba, quindi non è colto, non sa tante cose, non è un artigiano, e l'unico lavoro che trova è un lavoro terribile per lui: diventa il guardiano dei maiali.
C'era una categoria di persone e c’era una categoria di animali che gli Ebrei, e quindi anche questo ragazzo che era ebreo, disprezzavano profondamente. Le persone erano i pagani, cioè coloro che non erano ebrei e non adoravano il vero Dio. E lui va proprio a servire un pagano. Gli animali disprezzati erano invece i maiali, che per gli Ebrei erano animali impuri. E lui va proprio a custodire i maiali.
Ma nonostante lavorasse non aveva da mangiare. I maiali mangiavano le carrube… sapete che cosa sono le carrube? Sono dei frutti lunghi, marroni, ma soprattutto duri, molto duri e non buoni, per niente. Il ragazzo, pur di sfamarsi avrebbe mangiato anche le carrube che davano ai maiali, ma non gliele davano e lui aveva fame.
E allora? E allora incomincia a pensare a suo papà e dice: “Anche l'ultimo dei servi di mio padre sta meglio di me, ha di che mangiare, di che bere, un posto per dormire, insomma vive bene. Mi conviene tornare. Sì, ma come faccio a tornare? Non mi prenderà più mio padre. Sono stato prepotente, ho speso tutti i suoi soldi…”
Allora prepara un piano. “Se io me la gioco bene” pensa “Forse riesco a imbrogliarlo… gli dirò così: - Padre mio, non sono degno di essere tuo figlio. Prendimi come l'ultimo dei tuoi servi-. Magari lui s'impietosisce e mi prende”. E così decide di tornare, ma attenzione: non torna perché vuol bene a suo papà, non torna perché si è pentito di ciò che ha fatto, torna solo perché purtroppo ha bisogno di mangiare e non sa come fare.
E il papà… Come fa il papà a vederlo da lontano? Vuol dire che lo aspettava! Vuol dire che tutti i giorni scrutava la strada sperando di vedere suo figlio.
E finalmente adesso lo vede arrivare e gli corre incontro e lo abbraccia. E poi chiama i servi, fa' portare il vestito più bello, i sandali e un anello. In questo modo dice ai servi: “Guardate che questo qua è ancora mio figlio: non credete che perché ha sbagliato non sarà più mio figlio, è ancora il vostro padrone”. E poi fa uccidere il vitello grasso e incomincia una festa grandiosa, per festeggiare questo figlio che è ritornato. Oh, mamma mia! Dicevamo che era strano il pastore dell'altra parabola, ma questo padre è ancora più strano. Pensateci un attimo…
Qualche secondo di silenzio.
Ora passiamo alle pagine venti e ventuno del nostro libro, perché vogliamo entrare con maggiore profondità in questa parabola: è troppo bella, bellissima, è anche sorprendente. Seguite la lettura: ogni tanto ci fermeremo, per fare qualche considerazione.
«Gesù disse ancora: Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”». Eccolo qui il figlio che pensa di non avere più bisogno di suo papà. Che cosa vorrà fare con questa eredità? L'abbiamo visto. Magari pensava anche (che so!) di fare qualcosa di grande, ma in realtà poi si è solo divertito…
Continuiamo la lettura: «Il padre divise tra loro le sue sostanze».
Il padre prende tutti i suoi beni e prima ancora di morire, li divide tra i due figli e non dice niente. Non dice: “Ma tu sei matto? Ma tu… ma tu pensi che io sia già morto? Ma tu perché mi tratti così? Ma io ti voglio bene… Stai attento bene a che cosa fai”. No no, il papà non dice niente. Gli dà la sua parte di eredità.
Ma secondo te dentro di lui come sta questo papà? Starà bene? Sarà felice? “Oh che bello, mio figlio vuol fare da solo”? No, no, avrà la morte nel cuore. Certamente.
«Pochi giorni dopo il figlio più giovane raccolte tutte le sue cose, parti per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio, vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli incominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci, ma nessuno gli dava nulla».
Questo giovane arriva a non avere più nulla. Pensava di fare da solo e alla fine rimane solo. E tutti gli amici che si erano divertiti con lui non gli danno niente. Lo lasciano solo. Allora lui si sente così male che finalmente ritorna in sé stesso e dice… Che cosa dice? Lo abbiamo visto, ma ora lo vediamo meglio. Il figlio si ferma a riflettere e finalmente si ricorda di suo papà. E che cosa vorrebbe ricevere da suo papà? Che lo riprenda in casa… però per questo lui deve escogitare un piano e non sa se questo piano funzionerà.
«E allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame? Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: -Padre, ho peccato verso il cielo e davanti a te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide…» Abbiamo già detto come ha fatto il papà a vedere il figlio da lontano: lo stava aspettando, ovvio!
«Ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò il collo e lo baciò». Che bello questo abbraccio tra il papà e il suo figliolo. Se noi ora provassimo a entrare dentro nel loro cuore, nei loro sentimenti, che cosa vedremmo? Prima di tutto una grande gioia, una grande tenerezza, un grande amore ritrovato.
«Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il cielo e davanti a te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”». Però lui voleva dire anche… vi ricordate che cosa voleva dire? Voleva dire anche: «Prendimi come uno dei tuoi servi». Questo però non lo dice, perché il papà non gli dà neanche il tempo di dirlo.
«Il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare. Mettetegli l'anello al dito, i sandali ai piedi”». È talmente felice questo papà per aver ritrovato suo figlio che lo riveste. Gli mette il vestito bello, gli toglie i vestiti laceri e impolverati per il lungo viaggio e per la sofferenza vissuta. Eh sì, perché per lui questo è stato sempre suo figlio anche mentre era lontano. E che cosa penserà il giovane a questo punto? Gli verrà un po' di magone credo. Si commuoverà un po': “Ma guarda” penserà “io… io pensavo d’imbrogliare mio papà per farmi riprendere, mentre lui mi stava aspettando e non aveva mai smesso di amarmi”.
«“Prendete il vitello grasso”» disse il padre: «“Ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita. Era perduto ed è stato ritrovato” e cominciarono a far festa».
Mamma mia, com’è bella questa parabola! Com’è bella questa storia che Gesù ha inventato per parlare… di che cosa? Dell'amore di Dio, che è un padre e ci aspetta. Ti lascia andare, ti lascia libero. Non ti dice “No, non andare”. Ti dice: “Vuoi andare? Vai”. E non ti lascia neanche andare via a mani vuote. Ti dà ciò che chiedi. Poi tu vai, ma lui ti aspetta. Aspetta che torni indietro e quando ritorni ti riaccoglie nella sua casa. Veramente troppo bello. Pensiamoci per un bel po’!  


Per capire meglio: genesi e sviluppo del libro digitale

Tre catechisti entusiasti della loro missione, dovendo fronteggiare ancora una volta l'emergenza covid e la catechesi a distanza (anzi come dicono loro, "a vicinanza di famiglie"), hanno costruito dei libri digitali sulle tappe presentate dal primo sussidio dei nuovi percorsi della diocesi di Milano, per i bambini del primo anno di catechesi. I libri sono stati accolti favorevolmente dalle famiglie e usati con entusiasmo da bambini e genitori.
Terminata l'emergenza e ripresa la catechesi in presenza, si è presentato il problema dei molti assenti, sempre a causa del covid, il quale continuava a rendere necessarie molte quarantene, per positività al virus o a causa di fragilità di salute non indifferenti in qualche bambino e in un buon numero di famiglie. L'attività di costruzione dei libri digitali è così continuata e a questo punto della storia lo Spirito Santo si è rivelato attraverso una bella sorpresa: non solo i bambini assenti usavano il libro, ma anche molti dei presenti alla catechesi, accompagnati in casa loro dai genitori.
Era successo che, ascoltando le brevi catechesi digitali, i genitori avevano scoperto il volto di un Dio diverso da come lo avevano sempre concepito: questo sì era un Dio attraente, che suscitava il desiderio di seguirlo! Discorso analogo valeva per la preghiera e le attività a forte valenza relazionale suggerite: con la loro idoneità ad entrare nella vita di famiglia e con la loro leggerezza e capacità di unire divertendo, erano diventate, non solo frequentate, ma desiderate. Si sono così potuti vedere risvegli di fede carichi di gioia.
Vale per tutte il messaggio whatsapp della mamma di un bambino sempre presente alla catechesi parrocchiale: Ciao ........., ti scrivo solo ora perché abbiamo condiviso la catechesi familiare ieri. Noi lavoriamo tutto il giorno e questi momenti di condivisione li riserviamo al sabato e alla domenica. Ci tengo a dirti che sono momenti importanti, nei quali si riescono ad esprimere tante cose. Sono importanti per tutti...
Diffondendo i libri digitali, si è poi visto che gli stessi venivano usati da molte catechiste, le quali attingevano suggerimenti e spunti per la loro missione educativa. Il linguaggio semplice e la presenza di immagini e scritte, ma anche di audio, rendevano infine questi libri digitali aperti all'uso dei bimbi con disabilità sensoriali, con problemi nella letto scrittura o con difficoltà intellettive lievi.

Concludendo

In conclusione, ricordiamo nuovamente che un libro digitale come questo, pur non sostituendo la catechesi in presenza, può essere proficuamente usato contemporaneamente a quest'ultima, non solo per i bambini assenti, che in questo modo avrebbero la possibilità di recuperare la catechesi a casa, ma anche per quei bimbi che amano riascoltare ciò che hanno sentito durante l'incontro, insieme ai genitori, i quali in questo modo vengono coinvolti nel cammino di fede dei figli. Si creano così in famiglia tempi di condivisione attiva molto piacevoli e, seguendo le indicazioni delle catechiste, si costruiscono esperienze familiari di preghiera, di apprendimento e di svago, affettivamente seducenti; si tratta di percorsi che possono essere poi ripresi durante gli incontri con i genitori.
Come abbiamo già detto, inoltre, questo strumento è sicuramente molto utile ai bambini con disturbi nella letto-scrittura, i quali evitano così di misurarsi con il testo scritto, attività la cui fatica potrebbe annullare la gioia dell'incontro con Gesù. Per analoghe ragioni, esso potrebbe servire ai bambini non vedenti.
Quanto alle catechiste, possono trovare suggerimenti e stimoli per migliorare il loro servizio. Sappiamo ad esempio che molte ambrosiane lamentano l'apparente povertà dei sussidi milanesi: speriamo di dimostrare il contrario!

Consuelo, Massimo e Mariarosa 

N.B. Questo stesso post, compreso il libro digitale, si trova anche nel blog Catechesi esperienziale dei formatori diocesani Massimo, Consuelo e altri fantastici catechisti della zona di Gallarate (Va)