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Il cestino dei bambini (podcast e testo scritto)


«Ogni bambino ha il suo cestino» dicevano le nonne di una volta, declinando in altri termini la parabola dei talenti. Ascoltiamole. Nel post si trovano il podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) e il testo scritto.
Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini, Mariarosa Tettamanti, Milano, 27 Agosto" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 25, versetti da 14 a 30

Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: «Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque». «Bene, servo buono e fedele» gli disse il suo padrone «sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: «Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due». «Bene, servo buono e fedele» gli disse il suo padrone «sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo». Il padrone gli rispose: «Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti»

Ogni bambino ha il suo cestino

“Ogni bambino ha il suo cestino” diceva mia nonna, quando ci spiegava i misteri della vita e della Provvidenza attraverso la saggezza dei proverbi antichi. L’immagine era bellissima e io fantasticavo sulla gioia delle tre Persone divine, mentre, scambiandosi sguardi e sorrisi complici, preparavano un cestino da dare in dote ad ogni bimbo che nasceva, e lo riempivano di regali.
«Tutti i cestini sono colmi di pacchi grandi e piccoli» continuava la nonna «ma i doni contenuti sono diversi e incartati con vari colori, alcuni vivaci, altri più scuri. Alcuni pacchetti sono nascosti così bene che si trovano solo molto più avanti negli anni, altri sono così piccoli che si nascondono in mezzo agli altri e si fa molta fatica a scovarli… eppure sono proprio questi che a volte contengono i doni più belli. E ci sono anche i pacchetti vuoti».
«Vuoti? A che cosa servono?» chiedevamo noi, stupiti.
«Servono ad essere riempiti» rispondeva la nonna «e a volte sono più utili di quelli che contengono qualcosa, perché le scatolette vuote si riempiono ogni volta in cui noi facciamo un passo avanti, ogni volta in cui miglioriamo in qualcosa, in cui facciamo qualcosa di bello per rendere felici noi stessi e gli altri».
«L’importante» riprendeva la nonna «è trovare tutti i doni e tutte le scatolette vuote, ringraziare per averli ricevuti e usarli. Ad esempio, a te piace molto leggere e andare a scuola e allora studierai più degli altri» mi diceva «A te invece piace di più aiutare la mamma e allora diventerai una cuoca provetta e ci stupirai tutti con i tuoi pranzetti... e tu che ami andare nei campi con il papà studierai le piante e la natura. Ognuno di voi, usando i doni che ha ricevuto, farà delle cose molto belle per gli altri e per sé stesso». 

Dai pacchetti ai talenti

E poi, quando andavamo alla scuola elementare, arrivava il parroco e all’inizio di ogni anno scolastico invariabilmente ci raccontava la parabola dei talenti, che con un altro linguaggio ci diceva più o meno le stesse cose. «I servi» diceva don Carlo «siamo noi cristiani e il padrone è Dio. A noi Lui ha dato dei doni da far fruttificare per rendere più grande il suo Regno. Non è importante se questi doni sono tanti o pochi, l’importante è adoperarli bene, perché noi renderemo conto a Lui di come li abbiamo usati: se avremo agito bene, parteciperemo alla gioia del suo banchetto, cioè al Paradiso».
Così nelle nostre testoline, piano piano, anno dopo anno, entrava la convinzione che la fede non è un’attesa passiva, ma chiede un impegno totale: mentre aspettiamo il ritorno glorioso del Signore, ci diamo da fare nella gioia e i doni che Lui ha messo nel nostro cestino diventano di più e più belli; le scatoline vuote si riempiono di regali e poi li cedono alla vita, come quelle che erano già colme.

Da dove ripartire

Ecco, mi piacerebbe ripartire da qui, dalla cieca fiducia che avevamo da bambini, quando eravamo sicuri che avremmo migliorato il mondo. E partendo da qui vorrei trovare il coraggio di chiedermi: «Sono riuscita ad aprire tutti i pacchetti del mio cestino? Ho cercato di usarli bene?»
Guardate, se ci abbiamo provato, possiamo stare tranquilli. Nessuno ci chiede grandi risultati (anche perché i risultati li vede solo Lui), al Signore bastano i nostri tentativi. L’importante è non sotterrare i doni, cioè non negarli, non lasciare pacchetti chiusi, non dimenticarli nei cassetti della memoria, non disprezzarli insomma. Guadagnare due o cinque talenti non è rilevante: ciò che conta è aver portato alla luce ciò che ci è stato dato. 
Ci mettiamo allora nelle sue mani, gli chiediamo perdono per ciò che non riusciamo a fare, affrontiamo la nostra giornata e questa sera andremo a riposare sereni. Buona prossima notte allora, amici!

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Make a dream baby! Più proprietari.