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La bambina sulla robinia (podcast e testo scritto)

Undicesima storia per un nuovo albero della Chiesa Rossa. Si può ascoltarla o leggerla. Per ascoltarla, occorre cliccare sul cerchietto giallo che contiene un triangolino bianco.  

Ascolta "Robinia" su Spreaker.

La bambina che imparò a pregare su una robinia

Questa volta non racconto una favola per bambini, ma una storia per adulti che amano i bambini e vogliono capirli. È la storia di una bimba che imparò a pregare sopra una robinia. Vi sembra una cosa strana? Anche a me sembra strano, guardate, eppure è successo proprio così.
Questa bambina viveva in un paese dell’alta Lombardia ed era figlia di un tessitore, il quale, per arrotondare il salario, faceva anche il contadino. La bambina seguiva il papà nei campi e, mentre gli adulti lavoravano, lei giocava con le sue sorelline … Ma lasciamo che sia lei a raccontare la sua storia.

Il racconto della bambina 

“Quando il sole era più forte” racconta la bambina “e l’aria si faceva troppo pesante, la mamma e la zia cercavano un po’ di refrigerio sotto gli alberi del bosco, mentre il papà stendeva le ultime bracciate di fieno ormai secco, conficcava con forza il forcone nella terra dura, si asciugava il sudore sul collo e sulla fronte (mi sembra ancora di vederlo) e poi ci prendeva per mano e ci guidava attraverso l’erba alta, che si piegava sotto i nostri piedi, producendo un fruscio come di seta. Ben presto arrivavamo alla fontana fredda, una sorgente d’acqua freschissima, che sgorgava dalla terra e scendeva allegramente da un grosso tubo di metallo e poi si perdeva tra i sassi in mille rivoletti. Intorno vi erano castagni e robinie, così noi ci dimenticavamo del sole che picchiava sulla terra.
Io allora univo le mani a conca e mi chinavo a raccogliere l’acqua: era bello, perché mi sembrava d’imprigionare tra le dita la risata della fontana, ma poi, quando accostavo le labbra, l’acqua scivolava via e mi trovavo a succhiare la pelle bagnata delle mani. Mi faceva un po’ arrabbiare questa cosa e allora mi aiutava il papà: io immergevo il viso nelle sue mani grandi e l’acqua era costretta a ubbidire e non scappava più.
Subito dopo correvo a sedermi sul mio albero. Era una strana robinia che ora cerco di descrivere. Partiva da terra un grosso tronco, molto più grosso di quelli delle normali robinie, era grosso almeno come tre tronchi messi insieme e a poche decine di centimetri da terra si divideva effettivamente in tre fusti robusti e così al centro formava un piccolo sedile di legno. Il papà lo chiamava “il trono delle fate”, mi prendeva tra le braccia e mi faceva sedere come una principessa in mezzo ai tre tronchi.
Io pensavo che quell’albero fosse mio e delle mie sorelle, perché ero convinta che nessun altro sapesse che lì c’era il trono delle fate: lo sapevamo solo noi certamente. Allora, mi rannicchiavo nell’albero, trattenevo il respiro, guardavo in su, vedevo le foglie che toccavano il cielo, mi aggrappavo ai tronchi e chiudevo gli occhi, finché, con una spinta formidabile, l’albero si strappava dal terreno e volava via, verso l’alto. Se guardavo giù, vedevo le radici divelte che ondeggiavano nell’aria e sopra di me le foglie si spiegavano come vele spinte dal vento. Presto ero tra le nuvole e poi andavo ancora più su, più su, più su, fino alla casa del Signore… Ero impegnata in un gioco fantastico, eppure io sapevo di pregare. Lo sapevo perché vedevo l’inconfondibile sorriso di Gesù.

Tre interpretazioni diverse: scegliete la vostra

Ho raccontato questa storia a una persona seria e mi ha detto: “Tu da piccola dovevi essere un po’ matta: meno male che sei rinsavita” e mi ha guardata con un po’ di compassione. L’ho raccontata a una persona molto saggia e mi ha detto: “Certo che avevi una bella fantasia quando eri piccola!” e se ne è andata via ridendo. L’ho raccontata allora a una donna così santa da sembrare pazza e mi ha detto: “Ma guarda che bel modo si è inventato Gesù per incontrarti quando eri piccola!”.
Io la mia interpretazione l’ho scelta, scegliete voi la vostra. O magari fatela scegliere ai vostri bambini. Grazie!

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Illustration Amelia 2021 di Kanae Sato.