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La disabilità del carpino (podcast e testo scritto)

Decima storia per un nuovo albero della Chiesa Rossa. Si può ascoltarla o leggerla. Per ascoltarla, occorre cliccare sul cerchietto giallo che contiene un triangolino bianco.  

Ascolta "Il carpino sordo" su Spreaker.

Questa storia parla del linguaggio degli alberi… "Ma perché, gli alberi parlano, colloquiano, dialogano tra loro?" mi chiedete giustamente voi. Eh sì, miei cari… è proprio così, anzi vi dirò che recentemente il loro modo di comunicare è cambiato in meglio, molto in meglio.

Gli antefatti

Ma andiamo per gradi, con ordine. Come tutti sappiamo, i tempi degli alberi sono molto più lenti dei nostri ed è per questo che noi non possiamo assistere, non solo alla loro crescita, ma nemmeno ai loro movimenti, i quali sono così lenti che non riusciamo a vederli, a meno che siamo capaci di stare lì ore e ore a fissarli. Quanto al loro modo tradizionale di comunicare, è sempre stato lo stormire delle fronde, provocato appunto dai lentissimi movimenti dei rami, però non si tratta di una modalità molto comoda, perché gli alberi di nazionalità italiana stormiscono in italiano, quelli anglofoni in inglese, quelli francofoni in francese, quelli di lingua ispanica in spagnolo e così via. Proprio come gli esseri umani insomma.

Un parco speciale

E tutto è continuato così fino a qualche anno fa. Il cambiamento, epocale per gli alberi, è avvenuto in un parco, non grandissimo rispetto ad altri, ma molto, molto bello, che si trova a Gazzada, in provincia di Varese, e si stende intorno a una bella villa che si chiama villa Cagnola.
Ebbene in questo parco si trova un gigantesco cedro del Libano che parla solo l’arabo, una sofora iaponica e alcuni aceri che conoscono solo il giapponese, alcuni cedri profumati dell’Himalaya che stormiscono in tibetano… E poi ci sono l’albero dei tulipani, le querce americane e alcune sequoie che parlano solo in inglese, alcuni platani che conoscono solo la lingua malese, i faggi che stormiscono in svedese o in tedesco, mentre i pini, i carpini e tanti altri alberi conversano soltanto in italiano. 
Potete immaginare la solitudine del povero cedro del Libano che poteva parlare solo con sé stesso e la noia degli altri alberi che potevano dialogare soltanto tra loro.

Un carpino diverso

Finché un giorno, in questo parco, nel settore italiano spuntò un carpino diverso dagli altri. Era un albero  di bell'aspetto, robusto e intelligente, che cresceva molto bene, ma ben presto sua mamma si accorse che in lui c’era qualcosa che non andava: e sì, ragazzi miei, il piccolo carpino non parlava. Non parlava né l’italiano, né lo svedese, né il tedesco né nessun’altra lingua. Non stormiva proprio mai. 
E sapete perché non stormiva? Perché era nato senza l’udito, e quindi, non riuscendo a sentire lo stormire delle fronde, non poteva nemmeno imparare come si fa. Giusto?
Sua mamma però, era una pianta combattiva e così non si arrese. Sapete che cosa fece? Iscrisse il suo figliolo a un corso on line di LIS, cioè di lingua italiana dei segni, quella lingua che si fa con le mani, ma si può fare anche con i rami, i quali muovendosi formano le parole e le frasi. 
Il piccolo carpino imparò in fretta, ma poi non poté usare questo linguaggio con nessuno, perché nessuno lo conosceva. Così divenne molto triste e stava tutto il giorno da solo: guardava l’erba e il cielo e diventava sempre più magrolino, perché non aveva neanche più voglia di mangiare. E gli altri alberi, non potendo parlare con lui, se lo dimenticarono completamente.

Un progetto interculturale e plurilinguistico di successo

Un giorno però arrivarono, nella piccola radura degli alberi italiani, il direttore della villa Cagnola e due suoi cari amici. Portavano con loro tre pale e incominciarono a scavare alcune buche nelle quali interrarono le radici di alcune piccole piante: un cedro himalayano, un acero giapponese, una quercia americana, un platano malese e un faggio pendulo tedesco. Il direttore aveva deciso di mettere vicini un po’ di alberi di lingua diversa perché voleva dare vita a un progetto di interculturalità arborea plurilinguistica. 
Appena messe a dimora, le pianticelle incominciarono a parlare tutte insieme, ma siccome ognuna parlava la propria lingua non si capirono e rimasero malissimo. Il faggio pendulo si mise persino a piangere, poverino.
A un certo punto però il cedro himalayano vide un carpino più o meno della sua età, che faceva strani gesti con i rami. Guardò meglio e gli sembrò che non si trattasse di gesti casuali, ma di segni voluti, pensati. Allora provò a imitarli e vide che il carpino si chinava verso terra come per dire: “Sì, sì! Andiamo avanti!”.
Il cedro capì che il carpino stava cercando di comunicare con loro e lo capì anche mamma carpino, che ebbe un’idea stupenda: iscrisse al corso di LIS on line il cedro, l’acero, la quercia, il platano e persino il povero faggio pendulo, che non smetteva mai di piangere. I giovanissimi alberi impararono in fretta il nuovo linguaggio e lo insegnarono agli altri, che lo insegnarono agli altri, che lo insegnarono agli altri, agli altri, agli altri... e poco dopo tutto il parco parlava la LIS.
Immaginate la gioia del vecchio cedro libanese che finalmente poteva comunicare, parlare e raccontare le meravigliose storie che conosceva. Ma d’altra parte tutti gli alberi erano felici, perché ora potevano comunicare e capirsi senza nemmeno stormire e quindi senza barriere linguistiche di nessun tipo. 
Ecco perché chi va a visitare il parco di villa Cagnola, se ha la pazienza di aspettare, aspettare, aspettare... vede un gran movimento di rami. E io che conosco la lingua dei segni arborea capisco anche quello che dicono.
E vi assicuro che il progetto interculturale e plurilinguistico vegetale del direttore di villa Cagnola e dei suoi amici ha avuto un grandissimo successo. Infatti tutti gli alberi continuano a dire che comunicare e raccontare sono la cosa più bella del mondo. E il carpino? Oh… lui è diventato l’eroe del parco. Grazie!

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina di Bala Lush.