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E' Natale o è Pasqua? (podcast e testo scritto)


Tre corse prima dell'alba portano con sé sorprese incredibili, per un periodo natalizio da vivere alla luce della Pasqua. Testo scritto e podcast dei Missionari comboniani. Per ascoltare cliccare sul triangolino bianco nel cerchietto giallo.
Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini, Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana, Milano, 27 Dicembre" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti da 2 a 8.

(Maria di Màgdala) Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 

Una religione strana

Scusate, ma è Natale o è Pasqua? Cioè, che cosa ci fa un testo pasquale nel periodo natalizio? E’ piuttosto strano direi… 
Ma d’altra parte è la nostra religione a essere strana, non credete?
Immaginate di essere degli stranieri, che per la prima volta s’incontrano con il cristianesimo: vi trovereste di fronte a una religione che parla continuamente di amore e di giustizia, ma fa adorare un patibolo su cui agonizza un Dio (che sarebbe onnipotente, in quanto Dio) ingiustamente torturato e giustiziato; una religione che vuole comunicare a tutti speranza e gioia, ma riunisce i fedeli intorno a un sepolcro, per di più vuoto e quindi incapace perfino di restituire un corpo in decomposizione. A me sembra piuttosto assurdo. 

E se la fede si nutrisse di assurdità? 

E se la fede si nutrisse proprio di assurdità? Magari dell’assurdità dell’amore, che spesso sbaraglia ogni ragionevolezza? Lo dice anche il proverbio: “L’amore è cieco”... e mai l’amore fu più cieco del giorno in cui finì inchiodato sulla croce. Dovette chiudere entrambi gli occhi il Padre, per lasciare che il Figlio prediletto e innocente finisse ucciso da queste creature malvagie (noi!), che fin dai primordi della creazione sconciarono la loro libertà, rifiutando il bene che veniva da Dio ed emanando in questo modo il male.

Tre personaggi in cerca d’Amore

Ma guardiamo gli eventi, mettendoci nei panni dei personaggi: sono tre, due uomini e una donna, tutti agitati, tutti che corrono affannati. Tutti portatori di un sentimento che ha azzerato ogni altro sentire: è una tristezza infinita, una cappa grigia che pesa come piombo, una desolazione senza confini sensibili, senza aperture, senza spiragli. L’uomo che aveva aperto brecce di speranze e di libertà, l’uomo che aveva reso possibile la gioia e l’avventura… non c’è più. 
Chi ha vissuto una perdita simile sa di che cosa parlo.

La donna

La prima a entrare in scena è la donna, questa misteriosa e inquieta abitante di Magdala, della quale si sa poco, ma sulla quale brilla una certezza assoluta: è innamorata persa di Gesù. Non l’ha lasciato un attimo infatti e adesso, dopo una notte sicuramente insonne, quando ancora la bellezza dell’alba domenicale non ha sciolto del tutto il buio, è la prima a correre al sepolcro, forse con una o due amiche come dicono i sinottici, forse da sola.
Ma che cosa ci va a fare al sepolcro? Ha visto o no con che razza di pietra pesante è stata chiusa la tomba? Dove pensa di trovare la forza per rotolarla via? 
Eh... lei ci va perché l’amore non sente ragioni e talvolta si annoda all’assurdità più volentieri che alla ragionevolezza. Forse pensa di appoggiarsi alla pietra e piangere tutte le sue lacrime.
Lo facciamo anche noi qualche volta, quando andiamo al cimitero in un momento in cui sappiamo che non c’è nessuno e posiamo il capo su una croce di marmo o di legno, lasciando che le lacrime scorrano e incomincino a lavare qualche sperduto cantuccio del cuore. Siamo donne, in qualunque tempo e in qualunque luogo del mondo… siamo donne.
Possiamo quindi immaginare la sorpresa e il disorientamento, quando Maria vede la pietra rotolata via, e poi la corsa affannosa per andare dagli apostoli. 

Gli uomini

E qui entrano in scena gli uomini, Pietro e Giovanni. Anche la loro corsa è frutto dell'amore: un amore maschile, forse più asciutto, forse meno bagnato dalle lacrime, ma è amore, sicuramente. 
Giovanni è più giovane, quindi è più veloce e arriva prima, però poi non entra: guarda all’interno della grotta, vede i teli, cioè le bende di lino con le quali era avvolto il corpo di Gesù, ma non entra. Aspetta che arrivi Pietro. Forse ha paura? Oppure prova rispetto per l’età di Simone, per la considerazione che Gesù aveva di lui… Insomma, fatto sta che il primo a entrare è Pietro e solo dopo entra anche Giovanni. 
La descrizione di ciò che vedono è dettagliata, non lascia niente all’immaginazione: le bende sono posate, il sudario è ripiegato in un luogo a parte. Non si accenna al lenzuolo, cioè alla sindone di cui parlano i sinottici, ma forse non lo vedono, perché è scivolato a terra.
Comunque sia, se il cadavere fosse stato trafugato, le bende sarebbero state portate via con la salma e il sudario non sarebbe certamente stato riposto in bell’ordine… E allora Giovanni crede e lo scrive anche, perché è lui l’autore di questo Vangelo. 
Ma perché crede Giovanni? Grazie a questo ragionamento o perché finalmente la sua mente si è piegata alle ragioni del cuore? “Il cuore conosce ragioni che la ragione non vede” scrisse Pascal.

Conclusione

La fede cristiana allora non è assurda, amici, segue solo una logica "divergente". Viviamo questo periodo natalizio di guerra dilagante (purtroppo) immersi nella logica diversa dell’amore ed esultando comunque, perché questo bambino nato in una terra che continua a essere insanguinata, si avvia a una morte e a una risurrezione che scaraventeranno via le pietre che chiudono ogni nostra tomba. 
Ecco perché il Natale non può non essere anche Pasqua.

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre. 

Mariarosa Tettamanti



Immagine di copertina di Anastasiia AsiOsi