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Trapiantato, l'abete fortunato (podcast e testo scritto)


Quinta storia per un nuovo albero della Chiesa Rossa. Si può ascoltarla o leggerla. Per ascoltarla, occorre cliccare sul cerchietto giallo che contiene un triangolino bianco (qui altre info sull'iniziativa)

Ascolta "Trapiantato, l'abete fortunato" su Spreaker.  
Una volta, in un cortile deserto, c'era un grande albero solitario.
Era un abete bellissimo e tutto verde, ma era sempre triste, perché si sentiva troppo solo. Con lui non c’era proprio nessuno, sapete, neanche un filo d’erba, neanche un fiorellino o un piccolo sasso.
Come fosse finito lì non era molto chiaro: lui ricordava di essere nato e cresciuto in una grande foresta, con tanti alberi come lui, una foresta abitata da uccelli di tutti i tipi, da lepri, scoiattoli, cerbiatti, serpenti, farfalle, maggiolini, formichine... una moltitudine di animali simpaticissimi e chiacchieroni, che avevano sempre qualcosa da dire e da raccontare... Poi un giorno erano arrivati degli uomini che l'avevano sradicato e messo in un vaso, per portarlo in una casa dove c'erano dei bambini che volevano l'albero di Natale. L'abete all'inizio fu felice, perché gli piacevano i bambini, e si pavoneggiava perché era stato addobbato con delle bellissime bocce lucenti e dei fili d'argento molto belli.
Passato il Natale però il nostro abete fu strappato dal vaso e gettato in malo modo su un camion con altri piccoli abeti come lui, che gemevano e piangevano. Anche lui gemette e pianse, ma poi decise di lanciarsi dal camion, di fuggire, e rotolò giù sulla strada.
Però perse i sensi, il mondo intorno a lui divenne buio, credette di morire e quando si svegliò dal coma era in quel cortile deserto. Chi aveva interrato le sue radici? Chi l’aveva curato? Mah! Lui non lo sapeva.
Ogni giorno però piangeva e si lamentava ad alta voce: "Povero me! Non ho neanche un amico, sono sempre solo! Nessuno gioca o parla con me... chi mi aiuterà? Chi mi sentirà? Sarebbe stato meglio per me morire quando sono caduto dal camion invece di vivere in questo modo! Sono stato trapiantato due volte e la seconda non so nemmeno da chi! Sono proprio sfortunato!" E solo quando calava la notte e il buio avvolgeva ogni cosa, cancellando tutte le luci e tutti i colori, solo allora nel suo cuore scendeva un po’ di pace.
Un giorno finalmente lo sentì il cielo, che si commosse e decise di mandargli la neve: "Non piangere amico albero Trapiantato di nome e Sfortunato di cognome!" gli disse (guardate, tra parentesi vi devo dire che il cielo ha la fissa dei nomi e dei cognomi; ad esempio lui dice di chiamarsi Azzurro Cielo di giorno e Stellato Cielo di notte, così aveva deciso che quell’albero si chiamasse Trapiantato di nome e Sfortunato di cognome) "Ti aiuto io” disse il cielo “ti manderò un'amica, la neve, che starà sempre con te!" (guardate, anche qui vi devo dire che la neve era un po’ pettegola e il cielo era stufo delle sue chiacchiere così pensò di mandarla giù dall’abete per togliersela un po’ dai piedi… anche se i piedi il cielo non li ha, ma è un modo di dire) "Che bello avere un nuovo amico, arrivo subito Trapiantato Sfortunato!" gridò la neve e scese danzando leggera leggera, bianca e profumata di freddo, e abbracciò l’albero stretto stretto, con delicatezza e amore. "Finalmente un'amica!" esultò l'albero "davvero starai sempre con me?" "Certo, non ti lascerò mai più!"
L’abete e la neve divennero grandi amici e non si lasciarono più. Ogni giorno si raccontavano storie bellissime: l’abete parlava del bosco nel quale viveva quando era piccolo, mentre la neve narrava le storie delle stelle che si accendono nelle notti buie… e tutti e due erano felici.

Venne l'inverno

Venne però l’inverno e l’abete si fece di nuovo triste. "Che cos'hai amico?" gli chiese la neve. "Fra poco sarà Natale e io sento la mancanza dei bambini: vorrei che mi addobbassero con le bocce e i fili dorati come quella volta in quella casa". Rispose l'abete tirando su con il naso per trattenere le lacrime.
La neve non sapeva che cosa fare e allora raccontò tutta questa storia alle stelle. E le stelle incominciarono a dire a voce alta in coro (le stelle parlano sempre in coro, come sapete): "L'albero è triste / trapiantato e sfortunato. / Grandine e rugiada / posatevi sulle sue fronde! / Stella del mattino / vai sul suo ramo più alto / e tu, luna notturna, / avvolgilo con i tuoi raggi lucenti!"
E fu così che nella notte di Natale nel cortile abbandonato avvenne una vera magia: alcuni chicchi di grandine si posarono delicatamente sui rami dell’abete, una stellina andò a mettersi sulla sua cima e la luna avvolse i rami con i suoi raggi d’argento. L’abete splendeva nel buio ed era l’albero di Natale più bello che si fosse mai visto. Ormai non era più triste e non si sentiva più sfortunato, perché aveva tanti amici... anche se la più cara di tutti continuava a essere la neve.

Tornò la primavera

Passò l'inverno, venne la primavera, si affacciò l'estate e, con il caldo, la neve incominciò a sciogliersi e a scivolare giù dai rami. "Oh no!" disse l'albero "mi avevi detto che saresti sempre rimasta con me e non mi avresti mai lasciato!". "Anch'io sono disperata, amico mio Trapiantato!" gridò la neve "Scivolo, scivolo, aiuto! Divento acqua, la terra mi beve!" e infatti la terra l'assorbiva e lei spariva a poco a poco. L'abete la guardava e pensava che non l'avrebbe vista mai più e piangeva lacrime di resina, e si sentiva di nuovo molto molto sfortunato.
Per fortuna però le radici dell'albero, che tutto il giorno succhiavano l'acqua dal terreno, la bevvero e la neve si ritrovò con sorpresa proprio dentro il suo amico. Appena arrivata disse: "Oh che bello sono proprio dentro di te! Siamo insieme più di prima!" "Non ci posso credere!" esclamò l'albero e sentì una grande gioia nel suo cuore di legno.
Qui finisce la storia di Trapiantato, che non è più sfortunato e quindi vorrebbe un altro nome, più adatto alla sua nuova situazione. Se volete suggerirgliene uno voi...

Conclusione

Ma che cosa ci insegna questa storia? Eh... prima di tutto c’insegna che nessuno può vivere da solo, perché tutti abbiamo bisogno di qualcuno accanto a noi; secondo, che gli amici sono importanti e si danno da fare quando uno di loro è nei guai o è triste; terzo: la neve sembrava scomparsa completamente e invece era solo diventata acqua, cioè viveva in un altro modo che le permetteva di essere ancora più vicina al suo abete.
È così anche per noi sapete: sembra che la nostra morte sia la fine della nostra vita, ma non è così. Dopo che Gesù è risorto, noi viviamo per sempre, anche se in un modo diverso, e al di là della morte siamo vicini a Gesù e alle persone che amiamo, molto più di prima.

Ah... stavo dimenticando una cosa. Per caso qualcuno di voi sa chi è stato a interrare le radici dell'abete in quel cortile deserto? Se qualcuno lo sa, potrebbe dirmelo? Così io lo riferisco a lui, che vorrebbe saperlo, per ringraziarlo di avergli salvato la vita, che è proprio bella… Grazie!!!!

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Pine Tree di Mehmet Toremis.